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Sonata Arctica + Epica + Ride The Sky - 11/19/2007 - Alcatraz - Milano

Questa sera l’Alcatraz di Milano vede esibirsi la band di Toni Kakko in veste di headliner, accompagnati dagli Epica di Simone Simons e dai Ride The Sky. Pensando ad una serata tranquilla mi avvio al locale senza troppa fretta, per ritrovarmi invece davanti a una coda che non mi sarei mai aspettato. Per questo motivo quando riesco ad entrare nel locale il nuovo gruppo di Uli Kusch ha già iniziato a suonare.
I Ride The Sky, forti della fama del loro batterista, hanno occasione di promuovere il loro disco d’esordio, “New Protection”, un lavoro che ricalca le influenze fortemente sentite da Kusch con i Masterplan, e non a caso il singer Bjorn Jansson milita in quei Beyond Twilight il cui successo iniziale era dovuto in gran parte a Jorn Lande. Nel tempo a loro disposizione riescono a non sfigurare davanti al pubblico già numeroso, ma il paragone con la più celebre ex-band del drummer tedesco è quasi inevitabile, ed è un confronto ad armi impari. Complessivamente una discreta prova in attesa dell’arrivo degli Epica.
La formazione olandese è ormai assieme a Within Temptation ed After Forever la punta di diamante non solo tra le band dei Paesi Bassi, ma come uno dei migliori gruppi del suo genere nella scena attuale. “The Divine Conspiracy” è un’ottimo disco, che conferma il buon momento della band, ed è dall’intro di questo nuovo lavoro che ha inizio lo show, seguita dalla successiva “The Obsessive Devotion”.
La carica della band, guidata dalla bella Simone e dal chitarrista Mark Jansen, conquista i fan che continuano ad aumentare, ed i continui cori “Epica Epica” segnano il generale il successo dell’esibizione. “Sensorium” e “Cry For The Moon” ci riportano al disco d’esordio, mentre giustamente protagonista in questo poco tempo torna il nuovo album, con le ottime “Fools Of Damnation” e “Sancta Terra”, tra gli incitamenti degli spettatori affascinati dalla voce della rossa cantante.
Il tempo è tiranno, e in questo concerto da supporters c’è spazio solamente per altri due brani. Ecco quindi che la band va a pescare da “Consign To Oblivion”, concludendo con “Quietus” e la stessa titletrack del loro secondo disco. Una prova non completamente entusiasmante o memorabile ma comunque molto positiva, anche a vedere il responso dei fans, è quanto ci hanno offerto stasera gli Epica. Molto brava come sempre Simone, e una buona prova in particolare anche dal leader Mark Jansen, i due motori indiscussi di questo gruppo. Un assaggio in vista della data annunciata appena poche ore dopo per il 13 febbraio a Bologna.
L’ultima cosa che avrei potuto pensare in tutta onesta era che i Sonata Arctica potessero sfiorare il sold out, in un locale come l’Alcatraz, e invece ce l’hanno quasi fatta. Il merito è dovuto soprattutto alle schiere di ragazzini/e che questa sera affollano il locale, neanche fosse un concerto di una di quelle rock band che vanno di moda tra i teenagers.
Ancor più strano se si considera che tradizionalmente dal vivo la band finlandese non è certo ricordata per le sue prestazioni indimenticabili, ma dall’età media pare che almeno metà del pubblico questo non lo sappia. Ad ogni modo in seguito all’intro, e davanti ad una scenografia che contribuirà a creare di volta in volta l’atmosfera con gli effetti visivi delle luci sul palco, ecco che la band fa la sua entrata in scena, partendo anche in questo caso dall’accoppiata iniziale del nuovo disco, “Unia”, e precisamente da “In Black & White” e “Paid In Full”.
Oltre ai suoni non proprio ottimali, che contribuiscono a sporcare la prestazione iniziale dei cinque scandinavi, devo dire che i nuovi brani vengono accolti abbastanza freddamente dal pubblico (e in effetti l’ultimo lavoro non sembra essere stato pienamente compreso dai fan della band), almeno in contrasto con quanto suscitano le seguenti “Victoria’s Secret” e “Broken”. Alla chitarra lo sconosciuto Elias Viljanen ha preso il posto del partente Jani Liimatainen, e ammetto che durante la serata è riuscito a non farlo rimpiangere troppo, facendo comunque un lavoro senza troppe sbavature.
Qui iniziano i momenti di break in cui Kakko ha modo di interagire col suo pubblico, e di riprendersi man mano con la voce che proverbialmente non è proprio a livelli ottimali in sede live, e questa sera non fa eccezione. “8th Commandment” precede la ballad “Tallulah”, una canzone che si sente poco dal vivo, ma non per questo vedo il motivo di tutti quegli accendini accesi nelle prime file, in un’atmosfera che in ogni caso stona con il brano che viene eseguito.
Dopo questa e l’ottima “Fullmoon” segue un altra piccola pausa, è evidente che la band, almeno in tour, vive di rendita dei suoi primi due-tre dischi, e questo lo si può vedere ancora dalla differente reazione dei fans quando si passa alla nuova “Caleb”. “Black Sheep” è invece probabilmente la canzone più acclamata di questa prima parte, e non per niente è da sempre uno dei cavalli di battaglia della band, che fin’ora non non ha comunque avuto paura a calare già alcuni dei suoi pezzi da novanta, per la felicità dei propri fan.
L’entusiasmo cala leggermente fino a “San Sebastian”, e più va avanti lo show più la band prende confidenza, migliorando la propria prestazione, caricata dal pubblico che non smette di incitare Kakko e compagni. Qui però si chiude la prima parte, e in una pausa un pò più lunga delle altre (c’è da dire che Toni si diverte molto a parlare coi suoi fans) c’è spazio per uno dei giochini del singer finlandese, che dirige con le bacchette gli spettatori, per andare a ritmo di “We Will Rock You” dei Queen.
Si riprende invece con un altro grande pezzo, “My Land”, che si chiude con un solo per poi passare alla più famosa canzone del penultimo disco, “Don’t Say A Word”, che pare riscuotere un ottimo successo. Il finale è tutto per la conclusiva “The Cage” e i tradizionali saluti della band.
In perfetto orario si conclude quindi la serata, si può dire che è stata un successo, sinceramente inaspettato, e più che per la qualità dell’esibizione lo è stato per quanto il pubblico si è lasciato prendere dall’entusiasmo, dato che la maggior parte della gente se n’è uscita più che soddisfatta. Da parte mia mi aspettavo forse un pò di più, ma per quanto sono abituato a vedere dai Sonata Arctica il bilancio può considerarsi alla fine abbastanza positivo.

Scaletta Ride The Sky:
01) Far Above The Stars
02) Endless
03) New Protection
04) Black Cloud
05) The Prince of Darkness
06) Silent War
07) A Smile From Heaven's Eye

Scaletta Epica:
01) Indigo
02) The Obsessive Devotion
03) Sensorium
04) Cry for The Moon
05) Fools of Damnation
06) Sancta Terra
07) Quietus
08) Consign to Oblivion

Scaletta Sonata Arctica:
01) Intro
02) In Black & White
03) Paid In Full
04) Victoria's Secret
05) Broken
06) 8th Commandment
07) Tallulah
08) Fullmoon
09) Caleb
10) Black Sheep
11) It Won't Fade
12) Gravenimage
13) San Sebastian
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14) My Land + solo
15) Don't Say A Word
16) The Cage

Report a cura di Marco Manzi

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