Calano le tenebre e l’Estragon si veste di nero per ospitare un evento che si propone di riunire e dare espressione ad una vera e propria sotto-cultura del panorama musicale e non solo, un mondo fatto di oscurità, di malinconia, di demoni e di angeli. Non solo musica dunque ma passione per il gotico in tutte le sue forme espressive, dall’arte figurativa all’abbigliamento, tutto questo trova il suo spazio all’interno di questo festival.
Sul versante strettamente musicale, la scaletta della giornata presenta dieci band provenienti da dieci diversi paesi europei, dieci facce diverse di questo mondo oscuro:
Katatonia (Svezia)
Jesus On Extasy (Germania)
Macbeth (Italia)
Stoneman (Svizzera)
Weltenbrand (Liecthtenstein)
Lycosia (Francia)
Valkyre (Belgio)
Bare Infinity (Grecia)
Sin7Sins (Olanda)
Omega Lithium (Croazia)
L’affluenza non è stata elevata nella fase pomeridiana del festival e le prime band, forse a causa della loro scarsa fama in Italia, si sono esibite di fronte ad un pubblico ben poco numeroso, anche se la proposta si è dimostrata molto valida ed eterogenea.
Il nostro Dark Fest inizia con i Valkyre che hanno proposto un gothic metal sinfonico molto energico che a tratti ricorda i Nightwish; il genere dei Weltenbrand è invece un misto di musica classica e gothic dai toni molto evocativi, che ha tra i suoi punti di forza le due bellissime voci da soprano; gli Stoneman si sono esibiti in uno spettacolo decisamente sopra alle righe, proponendo un gothic rock che si pone a metà strada tra Marylin Manson e i Rammstein.
I Macbeth, in quanto italiani e già conosciuti per aver solcato i palchi di tutta la penisola, hanno potuto contare su un discreto numero di fans e la loro esibizione è stata sicuramente la prima degna di nota, se non altro per la buona risposta del pubblico che fino ad allora era rimasto piuttosto impassibile e distaccato. La loro esibizione è stata molto energica e coinvolgente. Molto valida anche l’esecuzione dei brani e molto azzeccata la scaletta, apprezzata dal pubblico.
I Jesus on Extasy, provenienti dalla Germania, hanno dimostrato una grande abilità sul palcoscenico e il loro industrial rock infarcito di basi techno e suoni sintetici ha contribuito a scaldare il pubblico e a prepararlo per il gran finale.
Finalmente, dopo una lunga attesa, salgono sul palco gli svedesi Katatonia e il pubblico, ora molto più numeroso, saluta i propri idoli con un caloroso applauso.
Non c’è bisogno di preamboli, né di parole, è la musica a parlare. Sin dalle prime note l’atmosfera è magica e il pubblico ascolta rapito quel alternarsi di note melodiose e malinconiche che esplodono in un vortice di rabbia e potenza. Perché questa è la forza dei Katatonia, il saper guidare l’ascoltatore attraverso una vasta gamma di emozioni, attraverso un continuo sali e scendi che lo cattura e lo stravolge. La scaletta propone sia brani tratti dall’ultimo album (My Twin, Deliberation e Soil’s Song per citarne alcune), sia grandi cavalli di battaglia che la band propone dal vivo ormai da anni. Ghost of the Sun, Deadhouse, Criminals e Evidence sono solo alcuni esempi di brani storici eseguiti dal gruppo e cantati a squarciagola dal pubblico. Dopo un’intensa esibizione di circa un’ora e mezza la band concede un rapido bis prima di salutare il suo pubblico bolognese che, ancora rapito dall’ottima esibizione, si appresta a lasciare l’estragon in attesa dalla prossima occasione per poter dimostrare il proprio affetto e dare tutto il proprio supporto al combo svedese.
Report a cura di Antonio Giangrasso
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