Non è un Alcatraz stracolmo quello che fa da cornice alla nuova calata italica degli gli Him, che tuttavia possono contare ugualmente sul seguito di numerosi affezionati dall’età media piuttosto bassa e sul calore di molte ragazzine inebriate dall’aspetto del frontman Ville Valo. Ad aprire il concerto ci pensano i Paradise Lost e lo fanno nel migliore dei modi con una performance di alto livello che nella parte iniziale punta tutto sull’impatto dei brani delle ultime produzioni. La partenza è affidata al singolo dell’ultimo “In Requiem” a titolo “The Enemy” ed anche i passi successivi della band anglosassone si muovono nella stessa direzione con le ottime versioni di “Ash & Debris” e “Unrechable”. La scelta di scaldare un pubblico “straniero” con canzoni più recenti si rivela azzeccata poiché le note potenti ma allo stesso tempo ricche di patos e melodie avvicinabili da chiunque, permette anche ad ascoltatori novelli di apprezzare l’esibizione di Mackintosh e soci come dimostrano i responsi positivi suscitati da “Close Your Eyes” e “No Celebration”. Nel finale invece il quartetto britannico si lascia andare a qualche classico del suo glorioso passato per la gioia dei pochi fan accorsi per loro, tra cui vogliamo ricordare la sentita versione di “One Second”. Proprio come nei concerti di Take That e compagnia è l’urlo delle ragazzine a contrassegnare l’arrivo sul palco degli Him. Caratterizzati da una scenografia sobria con l’immagine dell’ultimo disco che capeggia sullo sfondo e un impianto luci ben attrezzato e orchestrato a servizio dei brani, Ville Valo e band al seguito si presentano in buona forma dimostrando di ricambiare l’affetto del pubblico italiano. La scelta delle canzoni verte innanzitutto sull’ultima produzione discografica “Venus Doom” da cui vengono estrapolati una serie di brani che mostrano l’accentuata vena metallica delle chitarre ed un ottima compattezza sonora. Sono tuttavia i classici a riscuotere maggior successo tra i presenti, con citazioni obbligatorie per “Poison Girl”, “Rip Out The Wings Of A Butterfly”, “Killing Loneliness”, “The Sacrament” e la cult-song “Wicked Game” dal primissimo disco della band. La prestazione della band è positiva soprattutto nella sezione ritmica composta dai pesi massimi Mige Amour-Gas Lipstick e nella chitarra di Lily Lazer, mentre il bel Valo non è sempre impeccabile nella sua interpretazione dei brani. In particolare la voce del singer finlandese sembra perdere molto nei falsetti, apparendo nettamente più sicura sulle note basse, tuttavia l’aiuto del pubblico che canterà a squarciagola tutti i ritornelli unito ad un miglioramento evidente rispetto alle ultime uscite ci consente di parlare in maniera globalmente positiva dell’operato della star scandinava. Dopo aver acceso l’ennesima sigaretta della serata il magnetico Ville Valo annuncia l’ultima chicca della serata “The Funeral Of hearts” prima di ritirarsi con il resto della band nei camerini; inutile l’attesa di qualche minuto e le urla di incitamento del pubblico, i cinque ragazzi finlandesi non rientreranno più lasciando un po’ di amarezza e un alone di mistero sulla mancata esecuzione dei bis.
Report a cura di Teospire
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