Una serata devastante. Non c’è modo migliore per descrivere l’evento tenutosi al Rock Planet in occasione dell’unica data italiana del tour europeo dei Chimaira. Una serata fatta di decibel ed energia a profusione, di cori e braccia levate in aria, di rabbia e potenza, tanta potenza.
Alle 21 c’è già un discreto numero di persone all’ingresso e tutti sembrano intenzionati a non lasciarsi sfuggire neanche un secondo di quella che si preannuncia una serata molto calda. Sono i finlandesi Dead Shape Figure ad aprire le danze con il loro furioso thrash-core e l’atmosfera si fa subito rovente. La loro musica è diretta e di grande impatto, piena di riff veloci e potenti che arrivano spesso a sfiorare il death; la loro esibizione non è quella di una semplice band di supporto e da subito coinvolgono il pubblico invitandolo ad avvicinarsi al palco e il pubblico, anche se ancora poco numeroso, accetta l’invito concedendosi un po’ di headbanging. Davvero una bella esibizione la loro, molto intensa e coinvolgente. Non poteva esserci partenza migliore.
Gli austriaci The Sorrow sono una delle tante band emo che imperversa nel panorama musicale contemporaneo e si confonde nel marasma di cloni che suonano la stessa e identica cosa, ormai sentita e risentita fino allo sfinimento. L’influenza principale è lo swedish-core, i cui dettami vengono riproposti senza troppa originalità, in maniera del tutto piatta e ripetitiva, anche se la loro proposta ha ottenuto una buona risposta da parte del pubblico, il quale ha partecipando attivamente con cori, applausi e un pogo forsennato. Sia chiaro, è gente in gamba, che sa suonare, ma che purtroppo propone un prodotto troppo derivativo, senza margini di originalità e questo, secondo il modesto parere di chi scrive, non contribuisce certamente a tenere alto l’interesse dell’ascoltatore, a meno che non si trovi in mezzo al pogo e non sia più impegnato ad evitare gomitate in faccia piuttosto che ad ascoltare ogni singola nota in disparte.
All’arrivo dei Maroon il locale è già pieno di gente e l’atmosfera decisamente rovente. I tedeschi rincarano la dose con il loro potente metalcore e la loro esibizione, seppur breve a causa di un ritardo accumulato durante i vari cambi di palco, viene apprezzata dal pubblico che canta in coro tutti i brani proposti e si scatena in un furioso pogo.
Alla fine la band saluta i propri fans accennando l’intro di Creeping Death dei Metallica e lascia il palco agli attesissimi Chimaira.
La scaletta si concentra soprattutto sull’ultimo album Resurrection che viene riproposto quasi interamente, pur lasciando spazio ad una manciata di cavalli di battaglia, tra i quali spiccano “Pure Hatred”, “Nothing Remains” e l’immancabile “Power Trip”. L’esibizione è decisamente intensa e da subito si instaura un buon feeling tra la band e il pubblico che mostra tutto il suo apprezzamento per la scaletta e offre tutto il suo supporto cantando e applaudendo. D’altronde è difficile non lasciarsi trascinare dalla potenza della band, così come è difficile restare immobili ad ascoltare passivamente senza sentire il bisogno di gettarsi in mezzo alla folla o scuotere la testa come dei pazzi isterici. E così è stato. Pura follia generale, come ci si aspetta da un tale evento.
Dopo un’ora di concerto, i Chimaira salutano il pubblico con la devastante “Resurrection” e abbandonano il palco tra gli applausi, senza concedere alcun bis, senza alcuna replica ma senza aver deluso le aspettative dei propri fans.
Report a cura di Antonio Giangrasso
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