Con il tutto esaurito registrato in gran parte delle date fatte fin'ora durante il tour europeo, questa serata non fa eccezione, e qui al Planet Music di Vienna la lunga coda alla cassa è infatti riservata a chi aveva prenotato il biglietto online. L'atmosfera è calda, sia per l'entusiasmo venutosi a creare attorno al PaganFest che per la quantità di gente ammassata nel locale, a quanto mi è stato detto difficile da trovare così pieno come oggi.
Puntualissimi aprono il concerto i Salvator, band locale vincitrice del contest lanciato sul web per suonare nella tappa odierna del festival itinerante, e davanti già ad un buon numero di spettatori questi ragazzi hanno occasione di mettersi in mostra con i brani tratti dal loro demo dello scorso anno, quasi tutti disponibili sul loro Myspace ufficiale. Il gruppo mostra un buon entusiasmo e non si fa prendere troppo dall'emozione davanti al pubblico, che sembra apprezzare i pezzi proposti. Per loro sicuramente una buona occasione, pare ben sfruttata.
Passa un quarto d'ora ed arriva il momento degli svizzeri Eluveitie, che promuovono il loro nuovo disco "Slania", primo frutto dell'accordo con la Nuclear Blast. Gli otto svizzeri stanno facendosi largo con la loro "New Wave of Folk Metal" sulla scena musicale europea e non solo. E l'impressione che danno dal vivo è di una band solida e compatta, che sa il fatto suo, offrendo ai presenti una delle esibizioni più interessanti della serata.
La band divide a metà la setlist tra i due album realizzati, si parte così con "Inis Mona", e la più moderna "Gray Sublime Archon", e già con la successiva "Of Fire, Wind And Wisdom" ha già conquistato buona parte degli spettatori, che si accalcano sempre più in attesa delle "portate" principali. A seguire altri due brani nuovi, e infine due pezzi tratti dal precedente "Spirit": l'ottima "Your Gaulish War", che precede la conclusiva "Tegernako".
Una prova vivace e convincente, soprattutto da parte dei due gemelli Sevan (flauti e cornamusa) e Rafi Kirder (basso e voce), del cantante Chrigel Glanzmann, particolarmente in serata, e delle due ragazze del gruppo, la violinista Meri Tadic ed Anna Murphy, a quel particolare strumento che è l'hurdygurdy, a rafforzare la componente folk della formazione elvetica. Senz'altro da rivedere.
Anche i Tyr hanno un nuovo album in uscita a breve, "Land", e partono infatti da quest'ultimo con i due brani iniziali del lotto. La prima impressione è che non ci sia una grossa evoluzione rispetto al disco precedente, ma con un solo ascolto e per di più dal vivo non è possibile esprimere un giudizio completo. Durante il concerto la band non entusiasma particolarmente, ma offre comunque un'esibizione interessante, anche se breve, che prosegue con "Wings Of Time", l'ormai classicissimo cavallo di battaglia "Hail To The Hammer" (ri-registrata sul nuovo disco), e infine la stupenda "Ramund Hin Unge" chiude la mezz'ora a disposizione dei quattro faroensi. Da segnalare la buona prova del ventenne loro connazionale Amon Djurhuus alla batteria, in sostituzione per l'intero tour dell'infortunato Kári Streymoy.
Tocca quindi ai Moonsorrow dare inizio alla parte "finlandese" del festival. Accusati recentemente da un'associazione di Berlino di simpatizzare per il nazismo, assieme ai precedenti Tyr, a causa del simbolismo utilizzato (a parte l'ignoranza mi viene da pensare che in Germania non hanno proprio niente di meglio da fare che cercare richiami al nazismo ovunque...), quest'accusa è stata smentita subito da entrambe le band con un comunicato video congiunto.
Chiusa questa parentesi, nel tempo a loro disposizione Ville Sorvali e compagni optano, nonostante l'uscita del nuovo singolo, verso i primi lavori, con brani da "Suden Uni", "Voimasta Ja Kunniasta", il meraviglioso "Kivenkantaja", e solo la conclusiva "Jotunheim" è datata 2005 (del resto se avessero scelto un brano dall'ultimo disco, in mezz'ora avrebbero potuto suonare solo quello!). Non eccezionale, forse più fredda (dopotutto si parla di finlandesi) ma comunque positiva e più che convincente la loro prestazione, con Mitja e Janne che non stanno fermi un secondo, ed un'esibizione con poche sbavature anche da parte di Ville, tant'è che quando la voce non si sente non si può certo dare la colpa a lui, un problema comunque prontamente risolto. I fans della band possono essere comunque soddisfatti, e dalle prime file si sprecano gli incitamenti ed i cori sulle canzoni proposte.
Quando suonano i Korpiklaani ci si può aspettare solo una cosa, il delirio del pubblico. La loro setlist è studiata ad arte pescando i brani con la migliore resa dal vivo, e la band ormai è una certezza per quando riguarda le esibizioni live, all’insegna del divertimento e con birra a fiumi. Subito dalle prime canzoni si scatena un pogo che prende gran parte delle prime file, e per la security è difficile trattenere i fans dietro le transenne, e bloccare quelli che si lanciano nel body surfing.
In quest’atmosfera la band si diverte come sempre, e tra una bevuta e l’altra si passa dall’iniziale “Wooden Pints” alle più recenti “Korpiklaani” e “Cottages & Saunas”, con spazio soprattutto a pezzi estratti da “Voice Of Wilderness” e “Tales Along This Road”, i due dischi che hanno lanciato maggiormente la band. Dopo un salto all’indietro con l’ottima “Orbina” e l’immancabile “Pellonpekko” i sei finlandesi hanno il pubblico sempre più in pugno, merito di quel trascinatore di Jonne Järvelä, che sul palco si trova sempre a suo agio, e di una prova piuttosto grintosa da parte della band nel suo complesso. Unico estratto dal nuovo “Korven Kuningas” (scelta strana quella di concentrarsi quasi unicamente sui “classici”) è “Paljon On Koskessa Kiviä”, che precede una entusiasmante tripletta conclusiva fatta da “Happy Little Boozer” e “Hunting Song” per finire con “Beer Beer”. Esattamente quanto ci si sarebbe aspettati da una band come i Korpiklaani, che fanno delle esibizioni dal vivo il loro punto di forza, anche se dopo averli visti varie volte non ci si stupisce più di tanto.
Una piacevole sorpresa, almeno per il sottoscritto, arriva invece dagli Ensiferum, che avevo avuto occasione di vedere solo per una mezz’ora scarsa al nostrano Evolution Festival di due anni fa, con un sensibile taglio della scaletta per via di un ritardo ed una prestazione di conseguenza non certo memorabile. Devo invece ammettere che in un tour vero e proprio, e senza intoppi, la formazione scandinava sa il fatto suo, e sarà autrice di uno show interessante che mi farà rivalutare di molto le loro capacità in sede live. Ammetto che non pensavo neanche che la band di Petri Lindroos potesse avere tutto questo seguito, e a giudicare dall’entusiasmo dei presenti anche su questo mi sono dovuto ricredere!
Ma passiamo al concerto vero e proprio, che si apre con “Iron”, seguita dalle nuove “One More Magic Potion” ed “Ahti”, tratte dall’ultimo “Victory Songs”. I nostri sono in gran forma, e si presentano sul palco vestiti solo in una specie di gonnellino raffigurante la bandiera finlandese. Forse ancora scaldato dai Korpiklaani, il pubblico segue con un certo coinvolgimento, incitando il quintetto ed accompagnandolo nei cori come in “Lai Lai Hei”, seguita da “Guardians Of Fate”.
E dopo “Token Of Time” ci si lascia andare in un medley composto da spezzoni di classici settantiani, tra i fans divertiti e la band che dimostra di saperci fare quando bisogna intrattenere un pubblico come quello di stasera. Si riparte con “Victory Song”, che chiude formalmente il concerto prima del consueto come back, in cui oltre alla nuova “Blood Is The Price Of Glory”, gli Ensiferum sfoderano dall’omonimo debutto “Threacherous Gods” e “Battle Song”, a cui è affidato il gran finale.
Un bilancio quindi sicuramente positivo per quanto riguarda la scena Pagan/Folk Metal, che sta riscuotendo un gran successo soprattutto in quei paesi dell’Europa centro/settentrionale, dove la gente riscopre i propri miti e tradizioni popolari nelle canzoni di queste band. Ottima prova a mio parere in particolare di Ensiferum ed Eluveitie, ma l’intera serata nel suo insieme è senz’altro ben riuscita, almeno a giudicare dall’impressione dei presenti, che non possono che tornarsene a casa soddisfatti. Un vero peccato che la data milanese del festival sia saltata, lasciando così a bocca asciutta i fans italiani, o costringendoli come il sottoscritto a sconfinare all’estero per non perdersi questo evento.
Foto:
Salvator
Eluveitie
Tyr
Moonsorrow
Korpiklaani
Ensiferum
Setlist Salvator:
1. Vengeance of Pagan Son
2. Valhalla
3. Seaspirit
4. From Echoes Unto Atonement
Setlist Eluveitie:
1. Inis Mona
2. Gray Sublime Archon
3. Of Fire, Wind and Wisdom
4. Bloodstained Ground
5. The Somber Lay
6. Your Gaulish War
7. Tegernako
Setlist Tyr:
1. Gandksvaedi Tróndar
2. Sinklars Visa
3. Wings Of Time
4. Hail To The Hammer
5. Ramund Hin Unge
Setlist Moonsorrow:
1. Rauniolla
2. Kylän Päässä
3. Ukkosenjumalan Poika
4. Unohduksen Lapsi
5. Jotunheim
Setlist Korpiklaani:
1. Wooden Pints
2. Korpiklaani
3. Cottages & Saunas
4. Let´s Drink
5. Tullikokko
6. Orbina
7. Pellonpekko
8. Journey Man
9. Paljon On Koskessa Kiviä
10. Happy Little Boozer
11. Hunting Song
12. Beer Beer
Setlist Ensiferum:
1. Iron
2. One More Magic Potion
3. Ahti
4. Lai Lai Hei
5. Guardians Of Fate
6. Tale Of Revenge
7. Token Of Time
8. Medley
9. Victory Song
--------------------------
10. Blood Is The Price Of Glory
11. Treacherous Gods
12. Battle Song
Report a cura di Marco Manzi
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.