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Party.San Oper Air - 8/7/2008 - *** - Bad Berka (DE)

In un piccolo paesino a pochi km da Weimar, si svolge come ormai da qualche anno la quattordicesima edizione del festival di musica estrema più famoso della Germania (a cui fanno concorrenza solo festival come il norvegese Inferno), che quest'anno con i suoi 10000 biglietti disponibili si avvicina per la prima volta al sold out. Nei tre giorni di festival si alternano sul palco band di vario genere, dal black al grindcore al pagan, raccogliendo in particolare schiere di deathster e blackster da tutta Europa e non solo, viste le presenze addirittura di Canadesi e Australiani.
Dopo la prima giornata, in cui tutta l'attenzione è concentrata sui Dismember, il momento centrale del festival è senz'altro il venerdì, che vede esibirsi band fino a poco fa impossibili da vedere live come Unanimated e Bloodbath, oltre agli headliner inglesi Bolt Thrower, per poi arrivare al sabato con Behemoth e Obituary.

Giovedì 7:
All'arrivo il giovedì mattina il campeggio è ancora mezzo vuoto (spicca come sempre la scritta "Welcome to Hell"), ma nel pomeriggio il numero di presenze crescerà a livello esponenziale, mentre lo shuttle bus porta orde di metallari dal paese al festival e viceversa (tra spesa, birre e alcolici vari, si sa com'è per il campeggio!). Insomma la giornata di giovedì passa piuttosto tranquilla fino alla sera, quando finalmente alle 20 ha inizio il festival.
Ad inaugurare l'edizione 2008 ci pensano i Purgatory band dedita ad un death metal blasfemo (come testimonia il nuovo "Cultus Luciferi - The Splendour Of Chaos") che gioca in casa, allestendo un buono show davanti ai primi arrivati. Buona la presenza dei quattro sul palco, e nei 45 minuti a loro dispozione hanno tutto il tempo di presentare il loro nuovo album e i loro quindici anni di carriera con uno show onesto, pur non entusiasmando più di tanto il pubblico, che forse deve ancora entrare nella giusta atmosfera.
A seguire tocca alla seconda delle tre band tedesche della serata, i Deadborn, gruppo che col suo "brutal technical death metal" non offre proprio una esibizione memorabile, ma dà così il tempo di prendersi una pausa (e finalmente mettere qualcosa sotto i denti dato che il catering non era pronto prima delle sei di sera), in attesa dei primo gruppo che veramente m'incuriosiva, i Farsot.
La band, con una scenografia decisamente scarna ed essenziale, pur rimanendo entro i classici canoni black metal, viene ben accolta dai presenti (che nel frattempo iniziano ad aumentare), e la prestazione complessiva dei tedeschi è senz'altro positiva. Il quintetto della turingia va a pescare dai brani del debutto del 2006, intitolato "IIII" e qualche nuovo brano, offrendo una atmosfera buia e suggestiva (come lo è l'intro del gruppo tedesco) dove ovviamente il nero è il colore predominante, in mezzo alle poche luci utizzate ed al classico face-painting che spicca in tutta quell'oscurità.
Dalla Lettonia arriva invece uno dei gruppi più particolari del festival, i pagan metallers Skyforger. Purtroppo il chitarrista Rihards ha appena lasciato la band, e non c'è traccia nemmeno di Kaspars con la su cornamusa e strumenti vari, così troviamo solo il trio composto da Zirgs al basso, Mazais alla batteria, ed il cantante Peter, che si trova con la sua chitarra a compensare a questa mancanza. Comunque a parte qualche imperfezione nei suoni e qualche comprensibile calo dovuto alle defezioni della band, lo show imbastito dai tre lettoni è senz'altro coinvolgente, e poco importa ai presenti che manchi una chitarra quando comunque gli altri cercano di dare il massimo, e con risultati più che positivi, se non altro per l'impegno. Ne risente ovviamente in parte la scaletta, ma i brani suonati dalla band sono comunque accompagnati dagli applausi degli spettatori, divertiti da questo gruppo piuttosto particolare per un festival come il Party.San.
Il momento più atteso della giornata è però quello degli svedesi Dismember, che questa sera, forti anche di suoni praticamente perfetti, saranno autori di un grande spettacolo.
La band di Matti Karki e soci si rivela in gran forma, scatenando tutta la sua potenza a partire dalle prime note fino alla fine della sua esibizione, davanti ai fans entusiasti. Nell'ora e mezza a sua disposizione (unica assieme agli Obituary a suonare così tanto), oltre a presentare il suo decimo studio album autotitolato "Dismember", la formazione scandinava con una prestazione sopra le righe conquista infatti il pubblico del Party.San, sfoderando giustamente alcuni tra i classici che l’ha resa celebre. La chiusura dello show, e di questa prima giornata di festival, è quindi seguita dai meritatissimi applausi mentre la band lascia il palco.

Venerdì 8:
La giornata di venerdì è decisamente più intensa e ricca di attese rispetto alla precedente, a partire dai deathster olandesi Hail Of Bullets, forti di un ottimo album d'esordio, ai norvegesi Kampfar, i faroensi Tyr, e poi l'attesa per il primo live ufficiale dopo ben dodici anni dei riuniti Unanimated (presto al lavoro su di un nuovo disco), i Bloodbath di Åkerfeldt (loro invece al secondo live in assoluto), e gli inglesi Bolt Thrower. Queste le band più attese della seconda giornata, e infatti c'è giusto il tempo per tentare di riprendersi al mattino, e subito dopo pranzo si parte con gli Irate Architects.
La band tedesca non pare niente di speciale, e passa poco più che inosservata, pur con la sua onesta proposta di death/grind a metà tra Misery Index e Dying Fetus, che però non cattura il pubblico, in ogni caso decisamente più numeroso rispetto a ieri. Spazio poi ai Defloration, altra band casalinga che festeggia l'uscita del loro nuovo disco "Necrotic Nightmares" qui a Bad Berka (o meglio al vicino paese di Tiefengruben) mostrando nel loro brutal death tanta buona volontà e una discreta carica che permette al pubblico di riscaldarsi per i gruppi seguenti, anche perchè il clima non è dei migliori, tra vento, umidità e pioggia intermittente.
Non certo eccezionali invece sono i successivi Tyrant, seguiti svogliatamente e che passano grossomodo inosservati, in attesa della prima band della giornata che susciti una certa curiosità. Gli Hail Of Bullets non si smentiscono, e fanno vedere tecnicamente e musicalmente quanto di buono hanno lasciato intendere con il recente lavoro in studio, in perfetto stile old school. Forse non al pieno della forma (non si può dire che sia stata un'esibizione memorabile) ma comunque i cinque fanno vedere di che pasta sono fatti con qualche ottimo spunto, proponendo il loro album di debutto ai presenti, che sembrano gradire. Nel complesso certamente promossi.
Arrivano dall'america i successivi Lividity, con un grindcore che personalmente al sottoscritto non piace affatto, ma obbiettivamente va detto che la band statunitense pare esprimersi bene nel suo genere e ottiene buoni consensi da parte del pubblico, con uno show dissacrante e divertente, in cui il cantante Von Young si ferma anche a fotografare i fans, e anche tra il pubblico si vede gente vestita da mucca della Milka o con strani cappelli ed elmetti di vario tipo!
I Lividity catturano quindi la simpatia dei presenti (nonostante per sentire un rubinetto che sgorga posso anche farlo a casa), grazie ai loro brani dai testi forti, e il pubblico a partire dal prossimo gruppo potrà godere di un escalation sempre più invitante, fin dai seguenti Kampfar.
Il gruppo norvegese sa bene quello che vuole il suo pubblico, e nonostante la staticità dei suoi componenti sul palco, regala una buona prestazione, macchiata solo in parte da qualche imperfezione nei suoni. Oltre ai soliti cavalli di battaglia come "Hymne" e "Norse", c'è spazio anche per il nuovo disco, e la "teatralità" del cantante Dolk attira l'attezione conquistando il giudizio dei presenti. Insomma esattamente quello che ci si sarebbe aspettati da questa formazione, che si è resa autrice di una buona prova, precedendo i viking/folk metallers Tyr.
Ancora assente il batterista originale, perseguitato da problemi fisici, il gruppo si presenta con alla batteria un ragazzino biondo che sembra arrivare da un gruppo punk o emo. Ma l'apparenza non è tutto, e bisogna dire che durante l'esibizione anche lui farà il suo onesto lavoro, permettendo un buono svolgimento dello show, purtroppo anche qui minato da qualche piccolo problema tecnico che ne intacca in parte il giudizio complessivo. A parte queste considerazioni, come sempre i Tyr fanno il loro lavoro pulito e in definitiva si può dire anche un buon concerto, a partire dall'intro e dalla successiva "Skinlars Visa" del nuovo "Land", passando per pezzi come "Wings Of Time" e "Ragnarok", o ancora più indietro a "Dreams", con l'immancabile ovazione per il loro cavallo di battaglia "Hail To The Hammer", così come la conclusiva e sempre suggestiva "Ramund Hin Unge".
Una delle formazioni più attese della giornata, e forse quella che delude di più le mie aspettative personali per quest'oggi, è quella degli svedesi Unanimated. Infatti la band di Micke Jansson e compagni pare a tratti quasi svogliata, anche se ovviamente c'è da dire che manca l'abitudine a suonare dal vivo. C'è tuttavia ampio spazio nell'ora a disposizione per far godere i fans più accaniti nel sentire per la prima volta dal vivo i brani tratti dai due album della band.
Così si alternano brani come "Whispering Shadows", "Fire Storm", "In The Forest Of The Dreaming Dead", e ancora "Oceans Of Time", "The Depths Of A Black Sea", e "Die Alone", che ricordano i fasti della band che fu, e che aveva a suo tempo catturato l'attenzione col suo death/black melodico. E' chiaro che molta gente si trova qui per vedere soprattutto la formazione svedese, ma forse le aspettative sono troppe e pur con il continuo incitamento dei fans l'impressione è che l'esibizione faccia fatica a decollare. C'è da aspettarsi che più avanti la band potrà migliorare l'impatto live, tant'è che i pareri sul loro concerto restano abbastanza discordanti.
La rivelazione secondo me della giornata sono invece gli Endstille, la band, ormai ampiamente acclamata in Germania, è ancora abbastanza sconosciuta al grande pubblico, ma qui è tanto famosa da permettersi un posto in scaletta tra Unanimated e Bloodbath. Lo show allestito per l'occasione è spettacolare, ottime luci, una gran presenza scenica, e ovviamente il pubblico di casa dalla propria.
Il singer Iblis è un vero animale da palco, ed offre uno spettacolo interessante con le sue pose nel caratteristico face-paiting che lo contraddistingue. Nei quarantacinque minuti a disposizione (meno della band precedente) lo spazio è dedicato si all'ultimo "Endstilles Reich", ma anche al resto della discografia dei quattro tedeschi, che vanno così a ripescare canzoni come "Frühlingserwachen", dall'omonimo disco del 2003, e "Bastards". Oltre ai pezzi dell'ultimo disco, come "Endstilles Reich" appunto, o anche "The One I Hate", il pubblico si scatena fin dall'apertura affidata alla potente "Dominanz", dove subito partono le fiamme dal palco a riscaldare i più vicini alle transenne nella fredda serata tedesca. La potenza di questa band dedita ad un black metal veloce ed aggressivo conquista presto il pubblico del Party.San, e come esibizione è forse una delle migliori della giornata.
E' poi il turno di un altro gruppo molto atteso, dopo l'apparizione dello scorso anno a Wacken, tornano infatti dal vivo i Bloodbath, Mikael Åkerfeldt alla voce (tornato al posto di Peter Tägtgren), giustamente ricoperti di sangue finto, così come lo è il palco. Ancora la scenografia include fuoco e fiamme, anche se già basta vedere l'ottimo spettacolo che offre il gruppo svedese, con il solito humor del suo singer che salta fuori tra una canzone e l'altra. E tra brani del calibro di "Soul Evisceration", "Ways To The Grave", “Like Fire”, “Eaten” "Cry My Name", "So You Die", e ancora "Outnumbering The Day" davanti a un pubblico già caldo, è facile catturarsi il favore dei fans, soprattutto con una band così in forma e che non perde nel confronto tra il singer originario ed il collega di Hypocrisy e Pain che lo ha sostituito nel disco "Nightmares Made Flesh".
C'è tempo anche per il nuovo materiale, e così i "bagno di sangue" si esibiscono in "Weak Aside", buon pezzo che verrà incluso nel prossimo "The Fathomless Mastery" e che viene ben assimilato dai presenti. In conclusione uno show ben più che convincente da parte di tutta la band, divisa tra membri di Katatonia e Opeth.
Arriviamo quindi alla fine di questa intensa giornata con gli inglesi Bolt Thrower, altra band che vanta un certo seguito qui al Party.San (e non per niente sono infatti headliner), avendo anche fatto la scelta di esibirsi in poche occasioni mirate per quest'estate. La death/thrash metal band festeggia i vent'anni di attività, e incuriosisce sempre la presenza della bassista Jo Bench, dato che non è così comune in questo genere avere una donna al basso.
Lo show della formazione d’oltremanica è convincente e senza grosse imperfezioni, con una setlist incentrata particolarmente sui classici, a partire da “In Battle There Is No Law”, per andare avanti negli anni con “Cenotaph” e “14th Crusade”, ma c’è anche spazio per canzoni più recenti come “No Guts, No Glory” e “…For Victory”, a tenere alto il livello dell’esibizione, e spazio anche qui al nuovo disco di prossima registrazione, mentre aumenta il freddo e inizia ad alzarsi il vento e a piovere di nuovo. A parte per i problemi atmosferici comunque una buona prova, magari non eccezionale ma che lascia senz’altro tutti soddisfatti. Si conclude così la seconda giornata, e già molta gente inizia letteralmente a “levare le tende”, ma anche al sabato non mancano gruppi degni di nota come Obituary, Behemoth, Impaled Nazarene e Vreid.

Sabato 9:
Siamo quindi alla giornata finale del festival, e lo si vede dalle facce decisamente più tirate di chi già si trovava qui dal primo giorno, ma la voglia di far festa c’è sempre, e così dopo una mattinata che comprende la classica spesa del metallaro (cd e magliette), nel pomeriggio mi avvio ad assistere al primo gruppo di questo terzo giorno, i brasiliani Imperious Malevolence. Satanic death metal per cominciare la giornata, ed è buono l’impegno del gruppo, anche se la proposta non è niente di particolarmente originale. La band ha una buona occasione per fasi conoscere meglio in Europa (anche se qui ha già un discreto seguito), e tra i brani proposti spicca la cover di “Sodomy & Lust” dei thrasher Sodom, certo apprezzata dal pubblico dato che siamo in Germania.
A seguire gli svedesi Insision, che arrivano da Stoccolma con un brutal death potente che trae ispirazione da band come Morbid Angel, Cannibal Corpse e Cryptopsy. Giunti con “Ikon” dello scorso anno al terzo disco, è buona la grinta della band scandinava, che mostra anche di sapere come muoversi sul palco in un’esibizione di tutto rispetto, tra gli applausi dei fans e in particolare del buon numero di loro connazionali presenti per l’occasione. Bravo il frontman Carl Birath nell’interagire col pubblico, e nel complesso una prova interessante dei cinque nordici.
Passa un’altro quarto d’ora (non c’è proprio un attimo di respiro insomma, e in generale la puntualità nel soundcheck è lodevole) e si presenta sul palco un altro gruppo death svedese, i Facebreaker. Con due album alle spalle, e le critiche positive del nuovo “Dead, Rotten And Hungry”, sono brani come “Soul Eater”, “Walking Dead” e “The Demon” a catturare maggiormente l’attenzione, anche se lo show non è certo irresistibile, e senza particolare attenzione si inizia a pensare ai successivi Koldbrann.
Si cambia paese e genere, passando dal death svedese al black norvegese, ed anche la prestazione di questo gruppo è decisamente su un livello diverso, aggressiva e più accattivante grazie anche alle qualità di frontman del cantante e ad una buona presenza scenica. Buoni anche i suoni, che contribuiscono alla riuscita dello show in cui si susseguono canzoni come “Inkvisitor Renegat”, “Kaosmanifest” e “Smell Of Vitriol”, con una certa intensità e fra l’interesse dei presenti. Ma le sorprese arrivano nel finale, dove viene presentato un nuovo brano, direttamente dal nuovo disco in uscita il 15 agosto, per poi chiudere con “Koldbrann”, dove fa la sua apparizione sul palco Iblis degli Endstille. Applausi per la prestazione della band norvegese e dopo breve ecco arrivare i General Surgery, che con una lunga carriera alle spalle, anche se con uno scarso numero di full-length, si presentano in camice insanguinato con il loro grindcore/death metal di ispirazione Carcass.
La qualità non è certo la stessa dei loro maestri (e ne approfitto per farmi due passi tra gli stand bevendo idromele), ma il gruppo diverte e si diverte, anche con una prestazione non proprio irresistibile e qualche problema di suoni che influenzerà anche il gruppo successivo.
I Vreid hanno fatto molti progressi dalla loro nascita nel 2003 da quanto rimasto dei Windir per poi andare in tour per promuovere il disco d’esordio in supporto ai loro connazionali Enslaved. E questo è evidente già nell’ascoltare il loro ultimo “I Krig”, di cui oltre alla titletrack ci vengono offerti brani come “Svart” e “Under Isen” per citarne alcuni, senza trascurare i dischi precedenti. Ed infatti l’apertura è affidata a “Helvete” dal debutto “Kraft”, come le ottime “Evig Pine”, “Songen Åt Fangen” e “Raped By Light”, non molto è lo spazio dato a “Pitch Black Brigade”, ma giustamente il tempo a disposizione è di soli quarantacinque minuti, e la band si presta ad una delle esibizioni migliori della giornata, almeno per quanto visto fin’ora, entusiasmando il pubblico in quest’ultima giornata di festival.
Dopo questo esibizione dell’ultima band norvegese nel bill, tocca quindi ai tedeschi Maroon, metalcore con elementi thrash/death e black, in un miscuglio che risulta abbastanza insipido, con il cantante che continua a stuzzicare il pubblico con mosse sessualmente esplicite (vedi fotoreport), tant’è che il sottoscritto dopo pochi minuti ne approfitta per andare a mettere qualcosa sotto i denti prima dell’intenso finale di questo Party.San 2008.
E’ il momento dei finlandesi Impaled Nazarene, tra i principali autori di quel particolare genere chiamato black’n’roll per ovvi motivi. Band controversa che fa un pò da portabandiera della suo paese, come testimoniano album quali “Suomi Finland Perkele” (classico motto finnico) e “Pro Patria Finlandia”. La formazione ha alle spalle ormai quindici anni di carriera, e offre una prestazione degna della sua fama, facendo divertire il pubblico che non si fa pregare per acclamare questi cinque finlandesi guidati dal pelato Mika Luttinen.
Al primo show europeo dopo il tour canadese di luglio, la forma è senz’altro buona, e tra le produzioni recenti spiccano brani come “For Those Who Have Fallen”, “Goat Seed Of Doom” o la più recente “Pandemia”, con una prova convincente che suscita la reazione positiva del pubblico. Ma tre quarti d’ora passano in fretta, e così è già ora dei Legion Of The Damned. Il nuovo album dei thrasher olandesi, “Cult Of The Dead”, uscirà tra qualche mese, e così anche qui viene offerta una piccola anteprima, ma nell’ora a disposizione della band sono brani come “Undead Stillborn”, “Bleed For Me”, e “Son Of The Jackal” a susseguirsi e a creare l’atmosfera adatta per un pò di sano “mosh pit” da parte dei fans più scatenati. Questa band accostata a volte a Slayer, a volte a Kreator e a Dark Angel, mostra il suo talento con buona tecnica e riff graffianti dalla chitarra di Richard Ebisch, proseguendo in pezzi come “Malevolent Rapture” e “Disturbing The Dead”. Non manca ovviamente “Legion Of The Damned”, a lasciare il marchio di una prova ottima da parte di una band in gran forma. Ma subito dopo (in realtà con un breve ritardo nel soundcheck, cosa veramente strana dato che il giorno prima si era addirittura in anticipo) è il turno dei polacchi Behemoth, altro gruppo molto atteso grazie alla ottima fama delle sue esibizioni live.
E anche questa volta la formazione guidata da Nergal non si smentisce, regalando ai presenti uno show degno di nota, orchestrato alla perfezione dai quattro musicisti, che nella teatralità della loro blasfema esibizione non mancano di bruciare pagine di quello che dovrebbe essere un vangelo nelle fiamme della scenografia, commentando “we don’t need this shit”. Ancora una volta il tempo è tiranno per quello che il gruppo ha da offrire, ma oltre a canzoni estratte dall’ultimo “The Apostasy”, vedi “At The Left Hand Ov God”, la scaletta non manca giustamente dei classici, in particolare da “Demigod” la stessa titletrack e “Slaves Shall Serve” per citarne un paio.
Ottima la prova del trio Nergal/Inferno/Orion, che conferma la solidità della formazione dell’est europeo, e il suo seguito da parte dei fan del black/death metal. Durante l’esibizione il pubblico non può che rimanere colpito in maniera ben più che positiva, e si può dire che quello dei Behemoth è senza dubbio uno degli show meglio riusciti dell’intero Party.San.
Siamo ormai alla fine, ed è il momento degli Obituary do John Tardy. Dalla Florida, I deathster americani sono all’ultima data europea prima di riprendere tra oltre un mese con un tour nel loro paese d’origine. La band è in giro ormai da vent’anni, ma questo non si fa certo sentire quando si è sempre in grado di sfoderare una grande prestazione da headliner, in un concerto che ripercorre appunto tutta la sua carriera, dal primo “Slowly We Rot”, al non eccezionale album della reunion “Frozen In Time” (datato 2005) con brani come “Insane”, passando per dischi come “Cause Of Death” e “World Demise”. Ma come è chiaro dalla scenografia bisogna anche lasciare il posto al nuovo, e così ecco “Drop Dead” dall’ultimo “Xecutioner’s Return” ed il nuovo singolo di prossima uscita “Left To Die”, che precede l’album in arrivo ad inizio 2009.

La grande esibizione della band di Tampa lascia tutti pienamente soddisfatti ed è la degna conclusione di un festival che a parte qualche occasionale problema di suoni pare riuscito quasi alla perfezione, pur andando per il secondo anno di fila molto vicino al sold-out (e probabilmente la stessa cosa accadrà per l’edizione 2009, la quindicesima). La festa a Bad Berka non è ancora finita, perchè si beve ancora fino alla mattina con la “metal disco” organizzata come tutte le sere nell’aftershow, e quest’oggi prolungata ad oltranza.
Non resta che raccogliere le energie rimaste, salutare i compagni di festival e smontare le tende (e anche la velocità degli organizzatori è cosa non da poco visto che la domenica a metà mattina gìà metà dell’intera area era smantellata), in attesa della prossima edizione in cui già sono stati annunciati Satyricon, Marduk, Shining e Den Saakaldte.

Foto:

Giovedì 7:
Purgatory
Deadborn
Farsot
Skyforger
Dismember

Venerdì 8:
Irate Architects
Defloration
Tyrant
Hail Of Bullets
Lividity
Kampfar
Tyr
Unanimated
Endstille
Bloodbath
Bolt Thrower

Sabato 9:
Imperious Malevolence
Insision
Facebreaker
Koldbrann
General Surgery
Vreid
Maroon
Impaled Nazarene
Legion Of The Damned
Behemoth
Obituary

Report a cura di Marco Manzi

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