Nel 2005 con gli Enslaved, in compagnia dei Vreid, arrivò una pesante nevicata che contribuì in maniera decisiva a tenere basso il numero di affluenza in quel C-Side che si era rivelato decisamente inadatto ad ospitare un concerto live di questo genere grazie anche e soprattutto alla presenza di un personale del tutto Squalificato, prevenuto e scortese sia con gli spettatori che con gli stessi musicisti.
Oggi invece la location è storica, si parla del Rolling Stone che a Milano, assieme a pochi altri locali, può vantare di aver ospitato band di ogni calibro.
Così il trio di Bergen (Enslaved, Audrey Horne e Krakow) arriva nella nebbiosa Milano giusto in concomitanza con un brusco calo di temperature, che le abbiano portate loro da casa? Che però non giustifica un così scandaloso assenteismo da parte del pubblico.
Scandalo o no, lo show dei Krakow si appresta a partire davanti a 18 persone contate tra cui qualcuno della crew e del locale.
Tuttavia il quartetto di pseudo rockers non si fa scoraggiare, offrendo una buona prova, forse sprecata, davanti ad un pubblico così apatico molti avrebbero conservato le forze per una platea più corposa o almeno partecipe.
Dopo 20 minuti lo show si conclude, nel frattempo qualcuno comincia ad arrivare al locale, a rate talmente piccole da far invidia ai finanziamenti di alcune case automobilistiche.
Scendono in campo gli Audrey Horne con il loro hard rock figlio di Stryper ma con un cantato dal sapore Mastodon/System of a Down.
Hanno dalla loro il doppio del tempo rispetto agli opener e tra il pubblico diversi sostenitori che dimostrano di conoscere vecchi brani ma anche gli estratti del nuovo "Le Fol".
Si tratta, tuttavia, di una proposta particolare che e non si può pretendere che blacksters, fan degli headliners, seppur abituati dai loro beniamini a sperimentazioni musicali delle più disparate, apprezzino qualcosa di così distante dalle linee musicali cui sono abituati tutto questo nonostante tra le fila della band militi lo stesso Ice Dale in squadra con gli Enslaved.
Escono comunque vittoriosi soprattutto il volcalist Toschie e lo stesso Dale che ritroveremo dopo poco con l'altra sua band.
Ecco quindi, che raggiunto un numero di persone non ancora soddisfacente ma almeno accettabile, parte lo show psichedelico marcato Enslaved.
A parte il dotato e a questo punto anche instancabile Ice Dale, troviamo un Grutle infuriato che delizia il suo pubblico con un growl grezzo e violento, che ben contrasta con le cleaning vocals e ed i passaggi più progressivi.
Alle spalle della band un bel maxischermo proietta le immagini più disparate, un pò come fatto dagli americani Monster Magnet solo qualche giorno addietro.
La set list viene incentrata, ovviamente, sulla promozione del nuovo "Veterbrae" con "Clouds", "New Dawn", "To the Coast", "Ground", e "The Watcher" a cui vengono alternati alcuni classici, a dire il vero pochi tra cui spicca "Eld".
Si riprende "Ruun" dall'omonimo disco e l'oramai emblematica "Isa" conclude invece lo show.
Un concerto senza fronzoli ma preciso e professionale, che riesce a ricreare quell'atmosfera di gelo tipica della band norvegese unito ad un senso di smarrimento mentale ottenuto ottimamente grazie al mix musica/immagini.
Foto:
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.: Enslaved
.: Audrey Horne
Report a cura di Paolo Manzi
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