Seguendo il tour degli statunitensi Black Label Society, in un'altro paese, seguendo, per una
volta, un concerto alla maniera di un'altro popolo, così vicino all'Italia ma così diverso da noi,
anche nel modo di vivere un concerto, siamo divenuti testimoni volontari una serata di puro Heavy Metal di quelle che purtroppo non capitano più così spesso come un tempo.
Siamo in quel di Zurigo, città dalla viabilità pessima che si gira con un occhio sulla strada e
l'altro sul conta chilometri con il terrore di incappare in uno degli innumerevoli rilevatori di
velocità di cui la cittadina svizzera è cosparsa.
La location, il Rohstofflager, è situato in un complesso di magazzini semi abbandonato e lo si
riconosce solo dalla lunga (e così "svizzeramente" ordinata) fila di rockers, questa sera infatti si
registrerà un clamoroso sold out, c'è da dire che la location è ben più piccola rispetto al nostro
Alcatraz di Milano, che ha visto sul suo palco principale solamente il giorno prima il biondo
chitarrista e la sua crew.
Per un italiano abituato da anni ad avere una legge anti fumo nei luoghi pubblici entrare in un
locale svizzero pieno di gente può essere traumatico. Qui tutti fumano e verso la fine dello show
anche la respirazione diventerà difficoltosa, tanto che saranno in molti a spostarsi nella sala
adiacente per seguire il concerto solo a livello uditivo ma in un luogo con un tasso di ossigeno più
elevato.
Veniamo ora alla band, impeccabile sotto ogni punto di vista, si fa attendere usando tre differenti
intro alternate, così da disorientare il pubblico che alla fine rimane sorpreso dall'attacco furioso
di "New Religion" e Jeffrey Philip Wielandt in arte Zakk Wylde, viene accolto da un boato di
consensi e urla di incitazione.
Un bell'impatto per il chitarrista del New Jersey che ricambia dando subito sfoggio della sua
bravura.
Sin dalle prime note non si risparmia interrompendo, come di consueto nei suoi show, il giusto
scorrere delle varie songs per alternarli con virtuosismi di chitarra.
Se c'è un animale da palco questo è certamente Zakk, usa poche parole e lascia che sia la musica a
parlare per lui, si concede un breve discorso in memoria dell'amico Dimebag Darrell ucciso oramai
quasi quattro anni or sono e per la recente ed improvvisa morte di Michelle Meldrum solo pochi mesi
or sono.
Così "In this River" scritta appunto in onore di Dimebag, diventa un inno anche per Michelle, il
pubblico apprezza anche questo ed le ovazioni assumono un tono più pacato e di rispetto mentre Zakk
abbandona per un attimo la chitarra per il piano (in questo caso tastiera).
Il finale è dei migliori, vengono lanciati sul pubblic palloni neri con il logo della band mentre si
susseguono "Fire it Up", "Black Messiah", "Hellride" e "Concrete Jungle".
"Stillborn" chiude lo show, che conclude l'ennesimo guitar solo accompagnato dai fidi John "JD"
DeServio (basso) e Nick Catanese (chitarra).
Dopo un epico viaggio, che ci ha visti valicare le Alpi 2 volte nell'arco di 10 ore, tutto quello
che rimane, assieme alla stanchezza, è tanta tanta soddisfazione. Perché ci sono posti, situazioni,
persone, che ti entrano dentro, a volte ti fanno crescere, a volte di loro resta solo un bel
ricordo, in alcuni casi accadono entrambe le cose.
Set List:
New Religion
Forever Down
Longtime
Beginning at Last
Suffering
Bleed
Suicide
Blood is Thicher
Spoke
In this River
Fire it Up
Black Massiah
Hellride
Concrete Jungle
Stillborn
Foto:
(clicca sull'immagine per accedere alla galleria)
.: Black Label Society
Report a cura di Paolo Manzi
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