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Helsinki Metal Meeting - Day 2 - 2/14/2009 - Kaapelitehdas - Helsinki

Dopo il “temuto” venerdì 13, la seconda giornata di questa edizione dell'FME si svolge il giorno di S.Valentino. Arrivo purtroppo tardi per seguire Ancara e Before The Dawn, giusto il tempo di seguire le ultime note di questi, ed ecco che dopo pochi minuti tocca invece ai giovani Medeia.
La band ha appena rilasciato un divertente videoclip di un brano estratto dal loro secondo album “Cult”, intitolato “Descension”, ed è vista come abbastanza promettente nella scena death metal finlandese. C'è da dire che l'approccio live non è male, e l'impatto con la loro musica aggressiva e potente, ma al tempo stesso oscura e melodica, lascia una buona impressione sull'esibizione dei cinque di Tampere. Ricordiamo tra i pezzi proposti nel poco tempo a disposizione la stessa “Descension”, “Made Flesh Again” e “Na 1”, quest'ultimo estratto dal primo disco, in una setlist più incentrata ovviamente sul successivo.
Dopo la buona prova dei Medeia passiamo velocemente al “Musamaailma Stage”, dove Lauri Porra degli Stratovarious ci offre una piacevole esibizione, solo lui e il suo strumento, per la felicità degli appassionati di chitarra. Ma il tempo non permette di rimanere troppo all'ascolto dato che stanno per iniziare sul palco principale i Profane Omen.
L'ultima delle band finlandesi ad esibirsi sul grande palco ha il suo secondo disco (“Inherit The Void”) in uscita a breve, e questa sera ci regala infatti qualche anticipo di questo nuovo lavoro (come “Information”), assieme a brani del debutto e dei vari singoli ed EP rilasciati negli anni scorsi (vedi “Disconnected”). Particolarmente in forma il cantante e pare ben ispirato anche il duo chitarra/basso di Antti e Tomppa, che fanno si da offrire una prova convincente, anche se il sottoscritto è già in attesa della band successiva.
Ma dopo la conclusione dello show del quintetto scandinavo, prima di tornare al main stage mi sembra doveroso dedicare un attimo all'esibizione del duo composto da Antti “Hyrde” Hyyrynen e Kai-Pekka “Kaikka” Kangasmäki, rispettivamente voce/chitarra e basso degli Stam1na, band che ieri ha letteralmente sbancato i Finnish Metal Awards. Davanti a un discreto numero di curiosi il duo allestisce un divertente spettacolo, tra le acclamazioni dei presenti, prima di tornare velocemente dall'altra parte dell'edificio.
E' infatti ora degli olandesi Legion Of The Damned. I thrasher guidati dal singer Maurice Swinkels pare stiano avendo un certo seguito negli ultimi anni, e a ben ragione vista l'energia che questa band è in grado di scaturire dal vivo. Purtroppo inizialmente il gruppo è penalizzato dai suoni non proprio perfetti (problema che avrà anche la band successiva), ma una volta sistemato questo inconveniente e ingranata la marcia giusta il gruppo sa farsi valere: brani come “Son Of The Jackal”, “Disturbing The Dead” e la titletrack dell'ultimo “Cult Of The Dead” sono acclamati da un pubblico ben carico e catturato dalla bravura della formazione dei paesi bassi. Personalmente li ho trovati più in forma lo scorso anno al Party.San, ma in ogni caso è una prestazione che merita di essere vista fino in fondo, e lo si vede anche dall'entusiasmo del pubblico.
Di nuovo dall'altra parte per seguire l'ultimo gruppo del palco secondario, la gothic band For Selena And Sin, niente di particolarmente nuovo o speciale, ma diciamo che c'è in giro di peggio. La band suona un pò tipo Katatonia e Theatre Of Tragedy per dare un'idea, ed ha giusto il tempo di presentarsi velocemente ai curiosi presenti, prima che arrivi il momento degli statunitensi Black Dahlia Murder.
La band di Detroit è dedita a un death tecnico e veloce, più simile alla scuola svedese che alla tradizione americana a dire il vero. Mentre inizialmente il gruppo è ancora penalizzato da qualche problema tecnico, anche qui lo show fa migliorando in seguito, anche se forse rimane a livelli più bassi del gruppo precedente. Trevor Strnad, con un nuovo look in capelli corti e barba incolta, non sta fermo un secondo,e continua a incitare il pubblico durante tutto il concerto. La prestazione nel complesso è onesta, non particolarmente memorabile ma in generale positiva. Tuttavia la pausa un pò più lunga mi permette di saltare la parte finale dell'esibizione e finalmente andare a mettere qualcosa sotto i denti in attesa della prossima band.
Alle nove e mezza precise salgono sul palco acclamati al suon di “under jolly roger” gli scozzesi Alestorm, visti come la seconda venuta dei Running Wild in ambito “pirate” metal. La prima finlandese della formazione guidata da Chris Bowes è giustamente all'insegna del divertimento, poco importa se Wilson perde le bacchette o lo stesso Chris fa cadere l'asta del microfono, il clima di festa dei brani proposti dai pirati scozzesi è abbastanza per entusiasmare gli spettatori, forse di più ora che ad assistere poi allo show di André Matos. Fra le canzoni più acclamate del fin'ora unico disco della band, nella prima parte dello show sicuramente “Over The Seas”, “Wenches And Mead”, e “Nancy The Tavern Wench”. E per chi ancora non è tentato di gridare “Yaaaaaaaaaaaarrrrrgh” con un pappagallo sulla spalla, tra le pause in cui vengono presentati i brani tra le acclamazioni e gli applausi, nel finale la carica aumenta ancora con l'ottima “Captain Morgan's Revenge”, e ancora poco dopo con la conclusiva “Wolves Of The Sea”. Una giovane band che dimostra talento, carattere, e che soprattutto diverte, cosa volere di più da un gruppo emergente?
Non è però ancora finita, perchè ora è il turno di Andrè Matos, che dopo Angra e Shaman ora grazie alla sua fama si è lanciato completamente nella carriera solista. Il singer brasiliano ha solo l'imbarazzo della scelta sui brani da cui pescare nella sua lunga carriera. Presentandosi come al solito in completo nero e camicia bianca, accompagnato da André Hernandes, i fratelli Mariutti, Rafael Rosa e Fabio Ribeiro, all'intro del debutto di questa nuova carriera, disco simbolicamente intitolato “Time To Be Free”, segue l'opener “Letting Go”. Bisogna attendere il quarto brano per arrivare agli Shaman con “Distant Thunder”, ma decisamente più acclamata è la seguente “Angels Cry” del periodo Angra.
Ancora più indietro nel passato remoto dell'artista sudamericano arriva “Living For The Night”, dei tempi dei Viper, a cui segue un solo di chitarra che permette di riprendere energia in questa intensa esibizione della band brasiliana. Come sempre impeccabile il celebre cantante, ma anche gli altri fanno comunque la loro parte con un certo mestiere, anche se i riflettori sono tutti puntati sul vocalist. “Nothing To Say” lascia poi spazio alla sognante “Fairy Tale”, e si prosegue tra cover, classici, assolo di batteria del drummer Rafael Rosa, col piatto forte del finale che è affidato a “Lisbon”, “Carry On” e la conclusiva “Endeavour”.
Sostanzialmente niente più nè meno di quanto ci si poteva aspettare da André Matos, uno show intenso, emotivo, in cui il cantante si esibisce con passione e dove ad un certo punto prova anche a salutare il pubblico in finlandese (grazie ad un foglio con degli appunti di finlandese “portoghesizzato”). Insomma un buon successo, anche se una certa parte del pubblico aveva iniziato a lasciare l'edificio già dopo gli Alestorm (un pò anche in coincidenza del doppio aftershow al Tavastia ed al Dante's). In ogni caso resta la piena consapevolezza dell'indiscussa bravura di questo controverso personaggio.

Si chiude così la due giorni di festival nella ex-cable factory di Helsinki, una giornata dedicata ai gruppi finlandesi, con diverse band emergenti, e la seconda che vede qualche nome internazionale di buon livello, fino ad arrivare al cantante brasiliano. Ma l'evento non si riduce al solo festival, perchè se c'è stato un buon numero di spettatori per gli show di questo weekend, è almeno altrettanto il numero di visitatori dell'expo, con stands ed eventi vari. Per di più ricordiamo I numerosi concerti ed aftershow che a cominciare da giovedì fino alla tarda notte di sabato hanno animato i palchi di Tavastia e Dante's Highlight.
E una manifestazione del genere ci starebbe bene anche in Italia, in cui d'inverno mancano festival di una certa portata, e sarebbe una buona occasione per promuovere un pò meglio anche i tanti validi gruppi di casa nostra.

Clicca QUI per leggere lo speciale sull'esposizione!


Foto:

Main Stage:
Andrè Matos
Alestorm
Black Dahlia Murder
Legion Of The Damned
Profane Omen
Medeia

Second Stage:
For Selena And Sin
Hyrde & Kaikka (Stam1na)
Lauri Porra (Stratovarious)


Setlist André Matos:
01) Menuett/Letting Go
02) Rio
03) Looking Back
04) Distant Thunder (Shaman)
05) Angels Cry (Angra)
06) Living For The Night (Viper)
07) Guitar Solo
08) Nothing To Say (Angra)
09) Fairy Tale (Shaman)
10) Separate Ways (Journey-cover)
11) How Long
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12) Drum Solo
13) Lisbon (Angra)
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14) Unfinished Allegro/Carry On (Angra)
15) Endeavour

Report a cura di Marco Manzi

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