Metà aprile sarebbe come dire primavera inoltrata, ma vallo a spiegare alla nevicata che ci ha sorpreso
mentre ci recavamo a Ersfeld, cittadina svizzera situata appena al di là del passo del San Gottardo, per
assistere al concerto dei Pestilence.
Questo ed una coda di "soli" 20 chilometri al semaforo del tunnel elvetico del Gottardo avrebbero fatto venir
voglia di girare la macchina e far marcia indietro a chiunque.
Fortuna che una volta arrivati in loco ci accoglie un locale ampio, fornito di un palco ampio, tavolini,
sedie e poltroncine, sul piano rialzato ci sono pure i divani in pelle.
E poi ci sono state le bands, grandiose dalla prima all'ultima cioé dagli sconosciuti opener autoctoni
Nihilo ed il loro brutal death furioso che in più punti è sfociato in grind lasciandoci piacevolmente
stupiti. Un solo demo all'attivo per il quintetto ma penso che almeno nel panorama svizzero sentiremo ancora
parlare di loro.
Breve cambio di palco ed altra piacevole scoperta con gli olandesi The New Dominion ed un piacevole
death thrash di quelli, fortunatamente, poco scontati e ripetitivi.
Dalla loro hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale la presenza on stage del frontman e l'abilità
tecnica del chitarrista Michiel, un asso della sei corde oltre che ad un simpatico intrattenitore che riesce
a catturare l'attenzione dei, a dire il vero, pochi interessati.
Ed a favore del pubblico italiano da segnalare la magra figura fatta dai vicini elvetici che, nei confronti
di una band tanto valida, si mostrano ostili rimanendo comodamente seduti ai tavoli senza nemmeno rispondere
alla domanda di rito del cantante che chiede un urlo per chi è venuto per i Vreid e chi per i Pestilence. Non
avendo ottenuto alcuna risposta è quasi scontato che abbia esplicitamente chiesto "- ... allora che cazzo
siete venuti qui a fare?". Secondo pochi tra i presenti hanno capito quello che è stato detto dal povero Bart
che nonostante tutto continua ad esibirsi come se si trovasse di fronte ad un pubblico degno degli Iron
Maiden.
Quando arriva il turno dei Vreid qualcuno timidamente inizia ad avvicinarsi allo stage, cosa che
avvalora la mia tesi sulla precedente vicenda.
Il quartetto norvegese si presenta con una scaletta equilibrata che lascia spazio in egual misura a tutti e
quattro i lavori sebbene la scenografia sia a tema con la grafica dell'ultimo "Milorg".
La band anche questa volta appare in forma smagliante, i suoni del locale, come avvenuto per la scorsa data
di spalla a Marduk e Unleashed, rendono giustizia ad una band ancora troppo sottovalutata nell'area sud
europea.
Per questo motivo un tour come quello appena passato in compagnia dei compaesani Kampfar ha evitato di
valicare i confini mitteleuropei concentrandosi alla sola penisola scandinava e aree limitrofe, senza però
tralasciare la Germania.
Ottima la prova sulla titletrack dell'ultimo album, la potentissima e coinvolgente "Svart" e la classica
conclusiva "Pitch Black".
Si cambia scenografia, si smonta il drum kit per lasciar spazio ad una batteria completamente diversa ed ecco
la comparsa degli headliner della serata.
I Pestilence che mancavano da quasi 15 anni dalla scena mondiale e che questa sera ci presentano il
nuovo album "Resurrection Macabre", un disco controverso che non tutti hanno colto o apprezzato del tutto.
On stage il discorso cambia, ci troviamo di fronte quattro musicisti con la M maiuscola, maestri che
padroneggiano il proprio strumento sia che si tratti della chitarra di Patrick Uterwijk della batteria di
Peter Wildoer o del basso Tony Choy, qualcuno forse lo ricorda per la caduta dal palco dell'Evolution
Festival del 2006 durante l'esibizione con gli Atheist.
Anche per i Pestilence la set list ripesca un pò qua e la brani dai diversi lavori "Malleus Maleficarum",
"Consuming Impulse", "Spheres".
Non ci si può certo lamentare, se non per l'inaspettata scarsa durata dello show, appena un'ora, ma
certamente 60 minuti di grande spettacolo dove lezioni di musica non si sono certo sprecate. Già sarebbe un
piacere per occhi ed orecchie ammirare ciascuno di questi musicisti presi singolarmente, con i Pestilence il
discorso si moltiplica per quattro.
Foto:
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Report a cura di Paolo Manzi
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