SABATO 25:
Dopo esserci ripresi dalla prima giornata, continuiamo a "Mantenerlo Vero" con un'altra sfilza di band, più o meno note e più o meno meritevoli...
Ad aprire ci pensano i Deja Vu, di nome e di fatto, poichè la band tedesca ricalca il benemerito clichè Heavy di una miriade di gruppi ben più famosi ma, votati come loro all'eterno verbo del Defender più puro, ad ogni modo il responso del pubblico è molto positivo, data la facile presa che fanno i pezzi dei Deja Vu.
Purtroppo, causa pranzo, mi perdo l'esibizione dei Procession, Doom band cilena ma, fonti attendibili la segnalano come positiva nel portare avanti la musica del Destino...
Ancora Doom coi Gates of Slumber, mastodontico trio da Indianapolis, che coi loro tempi rallentati e pesanti come il fido macigno trasportato da Obelix, ci conducono in un mondo oscuro di barbari guerrieri e sortilegi.
Chiaramente non è una band che fa scatenare il pubblico ma, a mio avviso, se ascoltati col giusto mood possono regalare soddisfazioni alle nostre povere orecchie, anche perché il cantante/chitarrista Karl Simon sembra proprio soffrire nel recitare le antiche rime delle sue asfissianti canzoni.
Si volta decisamente pagina con i Militia, cult band texana, ed il loro Speed/Power tipicamente statunitense che scuote non poco la Tauberfrankenhalle, coi suoi tempi tirati alternati a riffs marziali, sotto l'egida di Mike Soliz e i suoi "falsetti a tradimento", in tre quarti d'ora senza respiro, sfoderando la loro "Metal axe".
Ancora più tirati e violenti i successivi Rigor Mortis, a loro volta texani, che riescono a ricreare un intenso pogo stile Exumer nella giornata precedente, complice l'attitudine in-your-face del loro grezzo Thrash senza compromessi.
Bruce Corbitt, frontman dei Rigor Mortis, apprezza il bordello che ha creato e grida senza sosta durante brani quali "Shroud of gloom" e "Die in pain" con ritmiche da attacco cardiaco!
Spazio ai Living Death, che propongono uno Speed di chiara estrazione teuotonica ai quali, giocando in casa ovviamente, viene riservata una calorosa accoglienza, nonostante non siamo assolutamente di fronte al gruppo del secolo, quanto piuttosto ad un manipolo di reduci dai gloriosi 80's, gasati per l'occasione, come l'esaltazione di "Toto" Bergmann ci fa intuire!
Ah dimenticavo, alla batteria ha suonato Jörg Michael, dal curriculum estremamente lungo, che, non suonando "power" in questo caso, ha dovuto finalmente schiodarsi dal solito tappeto di doppia cassa al quale ci aveva abituato...
Devo ammettere che non avevo grosse aspettative dagli Zouille & Hantson, rispettivamente ex cantante dei Sortilège e ex battersita/cantante dei Satan Jokers, entrambe le band, vecchie glorie dell' Heavy transalpino.
Ed è per questo che la prestazione di questo gruppo estemporaneo e veramente per nostalgici mi ha colpito doppiamente, infatti la band, Christian "Zouille" Augustin in primis, è in grande spolvero, e propone appunto una commistione di brani dei due act citati, non lasciando mai spazio alla noia e, anche se, diciamo così, non erano proprio pezzi che si mandavano a memoria, ne è uscito proprio un bellissimo show, complice la grand dose di melodia presente in tutte le tracce.
Anche Renaud Hantson infatti, abbandonate per un attimo le pelli, ci dimostra di saper cantare alla grande e, ultimo ma non meno importante, i francesi potevano contare sulla prestazione eccelsa di una sorta di Steve Morse parigino, che non ha fatto che accrescere il valore del gruppo, vera sorpresa del festival (per ora)!!!
Anche i Picture, band a tutti gli effetti, ci hanno lasciati particolarmente soddisfatti, dato che il loro Heavy Metal superclassico, ha attecchito subito nelle orecchie dei fans, ricordando ulteriormente che le soluzioni semplici sono le più efficaci, come nel caso del quintetto olandese.
Allora Pete Lovell (una specie di Dee Snider dei polder!), ci porta attraverso la carriera dei Picture con grandi songs quali "Lady lightning", "Down and out" o ancora "Eternal dark", cosicchè anche i nostri lascino il segno in questo KiT.
Sorprese a gò gò durante la celebrazione del 30esimo anniversario della gloriosa N.W.O.B.H.M., omaggiata da numerosi ospiti graditi dall'audience che ora affolla tutto il palazzetto.
Supportati infatti da una cover band tedesca, molto bravi fra parentesi, si sono alternati cantanti del calibro di Jess Cox dei Tygers of Pan Tang, che ha eseguito "Wild cats", o ancora Dave Hill dei Demon con "Night of the Demon" e "Don't break the circle", tra l'altro acclamatissimo, per non citare l'immenso Brian Ross che, tra "Blitzkrieg" e un ricordo ai Satan ha fatto vedere di che pasta era fatta la scena basilare per l' Heavy Metal ma, non è ancora finita...
Infatti ritornano sul palco i Cloven Hoof, inframezzati da un altro paio di cantanti di oscure band anglosassoni, continuando con Enid Williams delle Girlschool fino all'accoppiata Sodom Angelripper/Bernemann ed il loro sentito tributo ai Tank... non è ancora abbastanza? Allora leggete di seguito...
L'avevamo incontrato il giorno prima, ma le sue band non suonavano, allora abbiamo sospettato la comparsata, ed eccolo tra noi! Sto parlando di Harry "The Tyrant" Conklin (Jag Panzer/Titan Force/Satan's Host), per quanto mi riguarda uno tra i migliori e più sottovalutati singer del panorama Metal, accompagnato per l'oocasione da uno scatenato Thunderstick con tanto di maschera brillante e tutina alla Diabolik, che ci omaggiano della mitica "See you in hell" dei Grim Reaper e "22 Acacia avenue" di Maideniana memoria.
La prestazione del Tiranno è encomiabile, facendo vacillare, con solo due cover, tutti gli altri cantanti sin qui esibitisi, con la sua ugola pura e potentissima, non che un'invidiabile presenza scenica, messa da parte però in occasione dell'ultimo brano, durante il quale vengono richiamati on stage tutti i protagonisti di questo tributo, per eseguire appunto una "Running free" cantata a squarciagola da chiunque fosse presente!
Dopo questa indigestione di Metallo d'oltremanica, col quale saremmo teoricamente già sazi, ci prepariamo in raccogliemento spirituale per accogliere il Santo Armato ovvero (come era definita) "The most headbanging band in the world!!!".
Dire che non sono di parte nel descrivere questo show sarebbe mentire, dato che adoro qualsivoglia nota scritta dai californiani, però questa sera abbiamo davvero presenziato all'ennesima dimostrazione di superiorità da parte della banda Bush.
Si parte col botto dato che l'opener è una certa "Reign of fire", che mostra subito gli Armored Saint in forma smagliante, che non lesinano energie oltre che la solita perizia strumentale, poichè come diceva un vecchio adagio, se non ricordo male: "Vedi Joey Vera e poi muori!!!"
Ogni brano, a parte l'indiscutibile valore, è interpretato al meglio, basti citare "March of the saint", "Can U deliver", la più tranquilla "Last train home" o ancora le più recenti "Pay dirt" o "Creepy feelings" che spaccano quanto i classiconi.
Scena epica durante "Delirious nomad", infatti mentre il Santo sta sounando, fanno un' irruzione i ragazzi della band precedente, accompagnati dal mitico Tyrant, udite udite...brandendo dei falli di gomma!!! Veramente impagabile per il pubblico ma che non condiziona affatto gli Armored Saint che proseguono imperterriti andando a pescare addirittura dal primo Ep con "False alarm", perchè come dice Bush, "Fanculo alle band che fanno sempre la stessa scaletta!!!".
C'è ancora qualche chicca come "Symbol of salvation" prima dell'assolo tribale di un instancabile Gonzo, anch'egli sugli scudi come il resto dei componenti.
Doppietta finale con "Chemical euphoria" e "Mad house", che chiudono uno show ed un festival per certi versi indimenticabili dato la qualità del primo e l'unicità del secondo, ma è solo un arrivederci al 2010, visto il bill già confermato dagli organizzatori tedeschi.
Bilancio finale sicuramente più che positivo e Keep it True tappa obbligata per chi ama l' Heavy Metal, l'unico, quello vero, mi raccomando!!!
Report a cura di Alessio Aondio
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