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Helstar + Burning Black + Battle Ram - 6/1/2009 - Sottotetto - Bologna

Serata ad alta concentrazione metallica con cornice bucolica, come quella che circonda appunto il Sottotetto di Bologna, uno dei locali che si sta muovendo nella giusta direzione per portare Heavy Metal di qualità nel nostro paese.
Evento aperto dai Battle Ram, da Ascoli Piceno, band dedita ad un classico Heavy dalle tinte epiche e battagliere, che coi loro pezzi senza fronzoli, riescono a riscuotere un discreto successo tra i presenti.
A dir la verità si capisce subito che l'audience non è quello delle grandi occasioni, anche perchè ci si aggira attorno alle 50 presenze, come si suol dire... "Pochi ma buoni!". Andiamo avanti coi Battle Ram, che giustamente propongono brani dal mini appena uscito, come appunto la fiammeggiante "Smash the gates", o ancora, dal primo demo, la ormai nota "The Vow", denotando un affiatamento, oltre che un tiro, invidiabili, accresciuti dalla valenza dell'ugola di Franco Sgattoni.
I marchigiani ci regalano anche un paio di covers, tanto per omaggiare una coppia di band storiche come Riot (chiamati in causa con "Warrior") e Angelwitch, ovviamente citati con l'omonima song, canzoni che sono un valore aggiunto al breve ma intenso show dei Battle Ram, che finalmente, entro l'autunno 2009 realizzeranno il tanto atteso full lenght d'esordio.
Devo complimentarmi con me stesso, dato che riesco a perdermi in toto il concerto dei Burning Black, gruppo veneto che propone Heavy Metal al 1000%, per motivi logistici, trovandomi fuori dal locale a discutere di varie ed eventuali con un paio di amici, mi dispiace, nessuno è perfetto! Ma, voci di chi ha seguito lo show, confermano la bontà della band, che sulle assi del palco fa sempre il proprio dovere...
Arriviamo agli headliner, i texani Helstar, che, a mio avviso, solo un anno fa, sono stati capaci di realizzare un disco letteralmente indimenticabile come "King of hell", qui largamente riproposto sul palco felsineo.
Sfumata l'intro, via che si parte, proprio con "King of hell", che vede per l'occasione un James Rivera con tanto di maschera da demone e, fa intuire subito lo stato di forma della band...eccelso!
A fianco dei nuovi, spettacolari brani scelti per noi, tipo "The plague called man", "Pain will be thy name", oppure la micidiale "Wicked disposition", non possono mancare i classiconi della band, che negli 80's furoreggiavano tra gli amanti dello US Metal.
Classiconi che, suonati a distanza di più di vent'anni, non perdono un'oncia della malata aggressività che li contraddistingueva, anche perchè, veramente poche band possono vantare pezzi che si intitolano "The king is dead", "Suicidal nightmare", "Run with the pack", o la stessa, magnifica "Helstar".
Confermo una compatezza sul palco che la band padroneggia alla grande, con le due asce Barragan/Trevino che si alternano nei lancinanti solos, e la sezione ritmica Abarca/De Leon, non solo non perdendo un colpo,riesce ad essere pulsante e varia, regalando quel quid in più ad ogni traccia, e chi ha potuto emozionarsi su "Dracula's castle" o "Winds of war", sa di cosa sto parlando!
Chiude le ostilità la rasoiata di "Baptized in blood", che, ripeto, conferma gli Helstar come una di quei gruppi da supportare sempre e comunque, dato che, anche spremendomi, non riesco a trovare un difetto al quintetto di Houston, una band perfetta insomma, a partire da James Rivera, vero fuoriclasse del microfono...

Report a cura di Alessio Aondio

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