23/05/2009 – Secondo Giorno
Ci alziamo per il secondo giorno di festival che in cielo splende il sole, molto bene, fa già caldo e dopo la colazione con un paninozzo violento siamo pronti a raggiungere l’area festival, in tempo per i Dark Reflexions sul main stage.
La band cerca di fare il possibile ed incitare il pubblico con il suo metalcore, però da l’impressione di dover ancora lavorare molto per trovare più sicurezza e per convincere più pubblico del suo valore; comunque prova onesta.
Sul secondo palco è quindi il turno dei tedeschi Lovekraft, che si presentano con un cantante che seppur abbastanza minuto, ha tirato fuori una gran voce ed aggressività. I presenti son ancora abbastanza contenuti visto l’orario, ma comunque il combo ha fatto il suo buon lavoro e anche un problema al rullante del batterista non ha rovinato comunque un esibizione buona.
2 passi verso l’altro lato dell’area concerti per il concerto degli svizzeri Cataract, con il sole che già ha superato lo zenith, le ore più calde del giorno, e calda è sia la prestazione del gruppo che la reazione del pubblico che nel frattempo aumenta copiosamente di numero. Suoni molto buoni anche oggi e buona tecnica ed aggressività, fanno guadagnare anche a questi 5 parecchi punti rispetto alla volta precedente in cui ho visto un loro concerto. Non proprio di mio gusto, però obiettivamente buon concerto e belli carichi.
Soliti quattro passi per cambiare palco e vedermi gli Scarecrow NWA, che con una manciata di canzoni tra il death metal melodico e il metalcore son protagonisti di un esibizione convincente, ma è già il momento di tornare al palco grande.
Arrivano i Graveworm e il pubblico è già li pronto e bello numeroso a scatenarsi. Stefano Fiori e combriccola non si fanno pregare e danno vita al classico concerto spaccaossa, 40 minuti di capelli che ruotano, circle pit paglia che vola, finita anche sul palco, e il più volte chiamato dal pubblico “Wall Of Death”. Da segnalare anche la frase di Stefano a favore dell’unione dei metallari, il motto che facciamo tutti parte dello stesso popolo metallico, quindi non importa da dove arriviamo, ma siamo tutti sotto la bandiera dell’Europa metallara.
I Darkfall con il loro death metal cominciano a suonare con ancora poco pubblico di fronte, che aumenta notevolmente non appena terminano i Graveworm. Qualche problema con il volume del basso un po’ troppo alto non ha comunque intaccato un esibizione per il resto molto pulita accolta con il classico headbanging ormai scritto nel codice genetico di ogni buon metallaro, tant’è che viene offerta ai presenti anche una ballad.
Tocca ai danesi Mercenary calcare le assi del main stage in questo caldo pomeriggio, un melodic death metal molto tradizionale a 2 voci comunque rilassa l’atmosfera, anche se forse il pubblico è più interessato alla battaglia di paglia che al concerto. Strumentalemnte lo show scorre via liscio, solo qualche incertezza da parte del singer non rende ottimale l’esibizione, che si attesta su livelli più che sufficienti, anche se da parte mia un po’ noiosetta.
Un pochetto di riposo sdraiato sull’erba accanto al palco e poi tocca ad uno degli act che più attendevo in questa giornata, è il turno della Folk Metal band svizzera Eluveitie, gruppo che rientra tra i miei preferiti attualmente, per la carica e le atmosfere che riescono a trasmettere.
Il pubblico si è scatenato subito con l’opener “Inis Mona”, uno dei cavalli di battaglia del combo, che per tutti i 50 minuti han dato prova di grande professionalità e tenuta del palco sfoderando tra le varie song “classiche”, come “Uis Elveti”, la bellissima “Slania’s Song”, o la finale “Tergenako”, anche 2 canzoni dall’ultimo album acustico che hanno reso veramente bene, specialmente “Brictom”. Non si può negare che ormai il gruppo è una conferma del panorama metal, e credo che non mi stancherò mai di vederli in concerto. Bravissimi e coinvolgenti, tra i miei preferiti a questo festival.
Cambio palco ed in arrivo abbiamo la storia, perché i Sodom sono la storia del thrash metal, e anche questa volta sono qui per ricordarlo a tutti. I segni dell’età si vedono nei capelli che si ingrigiscono e nelle rughe, ma la voglia di spaccare senza compromessi rimane, dall’inizio alal fine dello show, un vero e proprio “tupatupatupa” che come una macchina da guerra irrompe sulla folla raccolta a venerare il trio. Tom angelripper ringrazia tutti, dicendo che queste situazioni sono la loro “casa”, e non importa se la chitarra ha avuto problemi, un cambio al volo non ha guastato per niente il grande spettacolo. Onore a questi uomini che ancora una volta han fatto vedere come si sta sul palco, grandi.
Di corsa dall’altra parte per vedermi parte del concerto dei Wolfchant, che dopo aver apprezzato su disco, han confermato al buona impressione anche dal vivo, sporchi ed imbrattati son saliti sul palco per un concerto valido che è piaciuto molto al pubblico presente. L’apoteosi del set è stata senza dubbio la corale “Pagan Storm”, con appunto inviti del frontman della pagan metal band a partecipare ai cori.
Il riposo per le orecchie e le membra del popolo metallico al main stage non dura, giusto il cambio palco, perché ci si appresta ad un nuovo “massacro” sonoro a colpi del death/black metal tiratissimo e preciso in arrivo dalla Polonia con i Behemoth. Nergal e soci infiammano lo stage con un impressionante muro sonoro mandando letteralmente la fola in estasi, tant’è che verso la fine del concerto c’è anche stata una ragazza che si è tolta la maglietta esponendo le sue grazie. Come al solito parte ritmica potentissima e precisa, compreso un grande drum solo del batterista Inferno. Setlist che va a pescare i vari classici come “Slave Shall Serve” o “Demigod” e anche qualcosa di nuovo. Nergal ha detto che voleva vedere un po’ di caos e così è stato. Chiusura in grande stile con “I Got Erection” dei Turbonegro, cantata anche dal pubblico, che dire, impressionanti.
Il colpo di grazia alla fine ce lo danno gli Arch Enemy, che partono con un leggero ritardo. Acustica piuttosto buona, suoni anche e belle luci accompagnano lo show, aperto da un intro seguita da “Blood On Your Hends”. Il cantato di Angela, il duo chitarristico dei fratelli Amott con i loro assoli, la sezione ritmica potente con il grande Daniel Erlandsson autore anche lui di un pregevole assolo di batteria non danno tregua; il pubblico è più volte incitato dalla bionda singer e non si fa pregare, il mosh pit è veramente caldo! Arrivano in ordine sparso brani come “Dead Eyes See No Future” , “Nemesis” e l’anthemica “We Will Rise” per coronare un concerto potente che rimarrà nei ricordi di molti presenti sia per i suoni quasi ottimali, che per le luci di scena che han creato l’atmosfera giusta che per la presenza scenica del combo, grandiosi.
Al coronamento e alla conclusione del secondo giorno di festival ci hanno pensato i divertentissimi americani Swashbuckle con il loro metal piratesco però che differisce da quello degli alestorm per la brutalità, con parti basi thrash e grindcore. L’area davanti al second stage è stata teatro di continui cirle pit chiamati anche dall’ “ammiraglio Nobeard” fin dall’inizio dello show e l’arrivo degli amici Alestorm a fare casino sul palco assieme ai 3 è stata l’apoteosi. Da rivedere ancora, e consiglio a chi non c’era di andare a vederli non appena si presenta la possibilità, non ve ne pentirete.
Ennesima giornata finita, la stanchezza è molta e ci trasciniamo quindi di nuovo alla nostra tenda, dove abbiamo delle discussioni per colpa di qualche stronzo, che si risolve infine in una bevuta collettiva, quindi si va a dormire in previsione dell’ultimo giorno.
FOTO:
.: DARK REFLEXIONS
.: LOVEKRAFT
.: CATARACT
.: SCARECROW NWA
.: GRAVEWORM
.: DARKFALL
.: MERCENARY
.: ELUVEITIE
.: SODOM
.: WOLFCHANT
.: BEHEMOTH
.: ARCH ENEMY
.: SWASHBUCKLE
Report a cura di Marco "Mac" Brambilla
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.