Il portale della musica Heavy Metal

www.holymetal.com
 
 
sei in Home » Live report » titolo dell'intervista
Torna indietro

Metal Camp 2009 - 7/3/2009 - *** - Tolmin (SLO)

Venerdì 3 Luglio

Sposa bagnata, sposa fortunata: così recita il detto, ma varrà lo stesso anche per Metal Camp bagnato, Metal Camp fortunato? Bè direi proprio di no!
Le previsioni meteo fanno bene sperare per sabato e domenica, ma non per venerdì, così puntualmente come inizia la sesta edizione del festival sloveno la pioggia comincia a cadere, con noi ancora assenti, impegnati a divincolarci dalle code autostradali del primo venerdì di luglio italiano.
Alle 21 però siamo a Tolmin. Prendiamo in fretta e furia i nostri braccialetti e ci gettiamo nell'aerea concerti divenuta già una vasca di fango! E vista la pioggia insistente, purtroppo, la mia "amata" macchina fotografica non mi accompagna, ma mi accolgono i Death Angel, una delle band che più attendevo in questo Metal Camp. Show molto concreto quello del combo statunitense che però hanno patito il cambio completo della sezione ritmica perdendo un po' di incisività. Inoltre la voce del buon Mark Osegueda non era certo al top, come quando li vidi le due precedenti volte in quel dell'Evolution Fest ('06 e '08), soprattutto i pezzi puliti erano sporcati dalla sua voce irruvidita. Sicuramente un concerto sufficiente, ma dai filippini, mi aspetto molto di più!
In tour assieme e in coppia anche a Tolmin, così ecco il turno dei canadesi Kataklysm, che mi hanno stupito per l'altissima posizione in scaletta, giusto prima degli headliner. Iacono e soci sono in forma, decisamente in forma. Un'ora e dieci minuti di tempo a disposizioni sfruttati alla grande, con il loro possente death metal americano. SCRIVERE L'acqua continua a scendere anche quando si preparano i finlandesi Nightwish. Annette Olson, la nuova singer, si presenta adornata di tutto punto, truccatissima, coi lineamenti arrotondati e con un completo luccicante. Grande anche la scenografia con fuoco e fiamme ovunque. Ma lo show non è solo spettacolo e così il concerto dei Nightwish perde subito di interesse, una band veramente finta che suona per contratto... se poi giusto 5 giorni prima si è potuta ammirare Tarja con la sua nuova band proporre alcuni pezzi del suo vecchio gruppo, bè il confronto non regge, in particolar modo con riferimento proprio alla nuova singer perché mi spiace dirlo ma credo proprio che i Nightwish senza Tarja siano un gruppo "qualunque", non certo una band che possa fare da headliner al Metal Camp, anche se il pubblico presente veramente numeroso nonostante le condizioni meteo mi ha smentito nel mentre.
Le ultime canzoni non le ho seguite... sono state la mia ninna nanna!


Sabato 4 Luglio

Il giorno successivo sembra iniziare per il meglio con un sole splendente che riscalda i metallers e asciuga il fango, ma è solo un'illusione perchè nel pomeriggio nubi e pioggia si ripresentano sopra il cielo di Tolmin.
Il Metal Camp è una vacanza e come tale me la prendo anche io, iniziando la giornata soltanto con i tedeschi Suidakra, autori di un buon folk-thrash, che hanno messo in bella mostra con uno show sicuro e convincente, che mi è servito come warm-up alla mia giornata più lunga del festival.
Subito dopo i Suidakra spazio ai big.
Come due anni orsono, ecco i teutonici Sodom occupare il main stage. Apertura inaspettata con la mitica Napalm In The Morning, ma si nota subito che c'è qualcosa che non va vedendo gli "atipici" strumenti imbracciati dai tedeschi. Ed infatti al termine del pezzo, il mitico Onkel Tom ringrazia la compagnia aerea Lufthansa per avergli lasciato tutta la loro strumentazione in Germania. Per questo motivo, nonostante un'ottima scaletta, lo show risulta menomato, anzi trash! I suoni sono pessimi, Bernemann ha continui problemi con la chitarra che non ne vuole sapere di andare, e sorride scusandosi con il pubblico. Insomma, nonostante gli applausi di circostanza lo show dei Sodom è stato veramente terrificante!
Toccherebbe poi ai norvegesi Satyricon salire sul palco, ma, incredibile ma vero, si ripete quel che è successo ai Sodom. La band arriva in orario preciso, ma tutti i bagagli sono rimasti in Danimarca, dove hanno suonato la sera precedente. Concerto rimandato a fine serata e main stage occupato dai fortunati Soziedad Alkoholica. Catapultati dal nulla sul main stage, gli spagnoli sembrano pagare l'emozione dell'esibizione anticipata e sono autori di un concerto fiacco e monotono, impressione confermata anche dal pubblico presente in numero estremamente ridotto.
Finalmente le cose tornano ad andare per il verso giusto quando l'imponente Chuck Billy conquista con la sua forza dimensionale lo stage di Tolmin. Come per i Sodom, era la terza volta che vedevo i thrashers americani, ed al contrario dei tedeschi, i Testament sono stati autori ancora una volta di quella che si può definire una "lezione di metallo". Dopo l'uscita del lungamente atteso "The Formation Of Damnation" i cinque della Bay Area hanno trovato ulteriore spinta, e la carica che riescono ad esportare sul pubblico sloveno è devastante. Il pogo che si crea è di dimensioni esagerate e il lavoro degli uomini della security si fa pressante... ma questo è il thrash metal!!!
Appena terminati i Testament comincia il concerto degli headliner della serata, i Blind Guardian. I bardi di Krefeld fanno il loro ingresso sul palco annunciati dall’intro di Nightfall “War of Wrath”. Il pubblico ripete entusiasta le parole di Sauron che dividono l’inizio dello show dalla prima canzone: “Time Stands Still (at The Iron Hill)”. L’inizio del concerto è perfetto: un palco sobrio lascia che l’attenzione di tutti si concentri sui musicisti e sulle loro canzoni. Solo la voce di Hansi va e viene facendo preoccupare non poco i presenti, ma è un attimo, il problema stava solo nelle regolazioni del mixer e nel tempo di due canzoni viene settato al meglio. Da “Nightfall” in poi lo show dei bardi è davvero stratosferico, vengono suonate una dietro l’altra “The Script for my Requiem”, “Blood Tears” e “Fly”. Il pubblico è in delirio, tutti saltano, cantano e cercano di raggiungere le prime file. “Turn The Page” precede “Welcome to Dying” e l’annuncio di Hansi che dice “Because you know that Tolmin is very close to… Valhallaaaaaaaaa!!”. Era tanto che non sentivo questa canzone dal vivo e davvero non mi ricordavo che rendesse così bene! Una sorpresa della scaletta viene sicuramente da “And then there was Silence” che non era stata suonata ne al Gods of Metal ne a Bang Your Head. Immancabili sono invece le tre canzoni di chiusura “Bard's Song”, “Immaginations from the Other Side” e “Mirror Mirror”. Davvero un bello show che lascia tutti soddisfatti.
Si rimane in Europa con i Belphegor. Aggiunti ad una settimana dall'evento il combo austriaco la fa da padrone di casa, con un pubblico meno numeroso, ovviamente, se confrontato con quello dei defender che li hanno preceduti, ma comunque di tutto rispetto. Il leader maximo della band, Helmut, è in gran serata, prova vocale sopra le righe e grande tenuta di palco, supportato da uno show devastante di Robi Kovacic dietro alle pelli, che certo non voleva sfigurare di fronte al leggendario Frost che si sarebbe seduto di lì a dopo dietro ad un drum kit. La setlist ha privilegiato il recente Bondage Goat Zombie, ma Helmut non ha dimenticato di andare a pescare qua e là anche nel passato per un'ora di ottimo black metal!
Sono le 2.30 della mattina e, nonostante l'acqua, il pubblico resiste ed a buon rendere. Si perchè Satyr e Frost, a dispetto dei problemi avuti, salgono sul palco con una sprezzante carica. L'apertura con Fuel For Hatred fa subito capire che la setlist sarà incentrata sui lavori più semplici e recenti della band che grazie all'imponenza di Frost e all'appeal di Satyr guadagnano forza in sede live. Satyr è tarantolato, corre, incita il pubblico, lo fa cantare... incredibile fino a qualche anno fa per i cupi blackster norvegesi! Ma questo non fa che rendere gli show dei Satyricon ancor più spettacolari, e quello del Metal Camp devo dire che lo è stato: personalmente la band norvegese è stata la migliore dei primi tre giorni del Metal Camp, e quello di Tolmin è stata la mia top gig delle cinque in cui ho visto i norvegesi, e devo aggiungere, che mai una volta ero rimasto deluso! Certo è vero che l'aspetto di Satyr è tutto fuorché quello di un black metallers, ma se gli show sono questi, mi sento il diritto di scuotere la testa nei confronti dei detrattori della leggendaria coppia di Oslo.
Sono ormai le quattro e qualche goccia di pioggia che ancor cade quando è tempo di lasciare il backstage e il richiamo della birra a 1€ per abbandonarsi al riposo nell'attesa della domenica, terza e ultima, per noi, giornata di Metal Camp.

Domenica 5 Luglio

Come sabato, anche la tarda mattinata di domenica è da sole splendente, peccato che, il maltempo è ancora in agguato, e così sotto un forte temporale arriva l'annuncio che sono stati cancellati i Negura Bunget (show rimandato al giorno successivo), tutto viene ritardato di circa un'ora e i Dimmu Borgir, headliner di giornata, spostati a fine serata, quindi alle 2 di notte, a causa dello stesso problema che il sabato aveva colpito Sodom e Satyricon.
E subito è stata una doccia fretta, perchè il lunedì mattino il lavoro mi attendeva e 5/6 ore di strada erano da percorrere, quindi a malincuore la scelta di seguire i concerti soltanto fino al termine dei Lamb Of God.
La giornata si apre con i tedeschi Hatred che propongono un thrash metal bay area già visto e scontato, primo di soli, che tuttavia nonostante la sua banalità riesce a scatenare qualche disparato handbanging.
E' il turno poi degli italiani, anzi tirolesi, Graveworm. Il combo capitanato da Stefano Fiori si presenta on stage forte dell'ultimo album uscito nel mese di giugno, ma a differenza dell'esibizione di due anni fa sullo stesso palco, questa volta i suoni sono assolutamente inadatti, anche se miglioreranno durante l'esibizione. Il pubblico poco capisce del black sinfonico dei nostri e resta molto statico, fino ad un ridotto wall of death, richiesto a gran voce dal leader della band.
Si continua con i Sonic Syndicate, tanto promossi dalla loro etichetta, la Nuclear Blast, ma se già su disco non avevo mai minimanente apprezzato la band, il palco del Metal Camp non ha fatto altro che confermare l'impressione, pezzi privi di tiro e con sapore conosciuto anche se l'impegno e l'adrenalina scaricata sul palco di certo non manca. Unica nota positiva, in mezzo a tanti metallaroni, la bassista della band decisamente carina che tiene alta quanto meno l'immagine del suo gruppo.
La domenica continua monotona, e lo si nota anche dalla sinteticità dei report, anche con i Legion Of The Damned. Altra band che propone un thrash metal con note alla Slayer che non fa altro che scatenare pogo ed headbanging, senza tuttavia lasciare granché. Il concerto è stato di ottima fattura, con suoni discreti, ma putroppo per loro, ahimé, proprio li digerisco poco.
Ultima band per il mio personale Metal Camp, sono gli americani Lamb Of God. Ed anche qui devo dire che non sono un grande fan della band di Richmond, ma devo essere sincero, i cinque americani hanno messo a ferro e fuoco il palco del Metal Camp con una prestazione devastante, un concentrato di adrenalina. Ed ora capisco perchè suonano di spalla ai Metallica... Un'ora di set che il singer Randy, dall'apparenza tutt'altro che inquitante, ha guidato con una semplicità estrema. Suoni quasi al top hanno poi fatto la loro parte per quello che personalmente è stato uno dei top act del Metal Camp 2009.
Manca poco agli Amon Amarth... ma putroppo devo abbandonare la Slovenia...
Arrivederci al 2010!

Report a cura di Dimitri Borellini - Tommaso Bonetti

Archivio Foto

 

Recensioni demo

Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.

Wofango Patacca

Segui le avventure di Wolfango Patacca il boia di holymetal.com