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Party.San 2009 - Day 3 - 8/8/2009 - *** - Bad Berka

Eccoci quindi all'ultima giornata di questa edizione 2009 del festival tedesco, buona parte del pubblico inizia già a impacchettare le sue cose e prepararsi per il ritorno a casa o per la prossima tappa nella lunga scia di eventi estivi. Mentre il caldo inizia a dare una tregua, arriverà come da previsioni un pò di pioggia nel pomeriggio e in serata, soprattutto durante le esibizioni di Moonsorrow e Brujeria. E' tanta l'attesa per questi ultimi, vista la presenza di vari messicani, ma le aspettative sono alte anche per Shining, Sadus, Dark Funeral, con band come gli svizzeri Eluveitie ad attirare i più curiosi.
Ma ad inaugurare l'”inizio della fine” ci pensano gli austriaci Hellsaw, una di quelle nuove band della scena estrema austriaca che dopo i Belphegor sta cominciando a trovare terreno fertile. Metà della setlist proposta da Aries e compagni è occupata dal nuovo “Cold”, tra cui spiccano “The Black Death”, “Der Harzwald” o “Moonrites Diabolicum”. Spazio anche per materiale più “datato”, come “The Inner Revenge Of Nature” e la conclusiva “In Memory”.
La prestazione dei cinque è convincente e grintosa, aggressiva al punto giusto, ed anche il pubblico presente è ben più numeroso rispetto agli opener di ieri (grazie anche alle nuvole che danno una tregua dal caldo). Nel complesso la band è senz'altro più vivace di quanto visto da molti altri colleghi, anche se il face-painting soprattutto di bassista e batterista è così bianco da brillare di luce propria, ma dopo poco tempo è già ora di lasciare il palco al gruppo successivo.
I Beneath The Massacre sono un'altra delle “nuove leve” del Brutal/Death, farcito di buona tecnica, e sono accolti dalla critica come un gruppo abbastanza interessante. Buona la tenuta sul palco della band canadese, che offre qualche estratto dai suoi due full-length.
Per il resto si tratta soprattutto di qualche bel riff di chitarra e da sfondo al potente cantato in growl del frontman Desgagnés. A dire il vero a mio parere nulla di particolarmente eccezionale, almeno per quanto riguarda la prestazione di quest'oggi, pure senza particolari difetti.
Hanno da poco pubblicato il nuovo “Scandinavian Warmachine” gli svedesi Paganizer, una di quelle band ancora fedeli al Death metal svedese vecchio stampo, un pò alla Grave per intenderci. Ritorna brevemente il sole e il clima scotta di nuovo durante lo show della band scandinava, che pur ci mette una buona dose di energia, permettendo ai presenti di intrattenersi con una musica non troppo originale ma che si fa ascoltare, almeno in attesa delle band che contano di più.
I Rotten Sound passano in modo piuttosto anonimo. La band grindcore di Vaasa, che conta tre membri su quattro degli ...And Oceans, vanta un seguito leggermente superiore rispetto ai colleghi svedesi, ma è dovuto probabilmente all'attesa per il ritorno sul palco di Kvarforth con i suoi Shining.
Qui lo show è penalizzato in buona parte da problemi tecnici - che durano per buona parte dell'esibizione – soprattutto alla chitarra di Gråby, ma a sopperire a questo ci pensa il cantante che come sempre si attira il centro dell'attenzione con atteggiamenti a dir poco controversi. Il pubblico aumenta a dismisura, mentre oltre a pezzi dell'ultimo “Shining VI” la formazione ci presenta (nel limite del possibile in pratica senza una chitarra) alcuni “classici” dei dischi precedenti.
In questa situazione è ancora Kvarforth da solo che si trasforma in showman, tra atteggiamenti ambigui e pose “stravaganti”, che gli fanno arrivare qualche insulto da un povero malcapitato, vista la testuale reazione: “After the show I'm gonna find you, fucking black metal mongoloid”, che ha infatti un seguito (di cui ignoro l'esito) appena conclusosi il concerto. Ma a parte questi inconvenienti di varia natura, direi che l'esibizione degli svedesi in un modo o nell'altro ha colto senza dubbio nel segno.
Sembra aver già bevuto qualcosa di troppo il cantante dei Brutal Truth, quando è il momento per la band statunitense di calcare le scene. I newyorkesi, freschi del nuovo “Evolution Through Revolution”, hanno occasione di presentare questo nuovo disco uscito da pochi mesi, e vantano tra le proprie fila il bassista dei primissimi Anthrax, Dan Lilker. Niente di eccezionale lo show in sè, con anche dei suoni a tratti un pò confusi, ma in qualche modo gli americani divertono, in attesa dei colleghi Sadus.
La band guidata dal duo Darrel Travis/Steve DiGiorgio incanta con la sua potenza e la sua tecnica, scaricando raffiche di Thrash Metal sui presenti con un energia che quest'oggi non si era ancora vista. Uno show intenso, in cui il trio offre una prestazione sopra le righe, con brani dell'ultimo “Out For Blood”, ma anche un certo spazio per i classici della band. Ottimo il lavoro delle due chitarre, ma anche Jon Allen non è da meno dietro le pelli.
Unico inconveniente in questa prova davvero convincente, che prende subito l'attenzione del pubblico del Party.San, è l'arrivo della pioggia, che inizia a farsi sentire e che durerà anche per tutto lo show dei Moonsorrow ed oltre.
E proprio i finlandesi guidati da Ville Sorvali si presentano infatti sul palco in questa atmosfera grigia e ventosa, forse ancora più adatta per le canzoni della formazione scandinava. Ovviamente non sono molti i brani della serata data la loro lunga durata, ma tra “ Ukkosenjumalan Poika” e “Kylän Päässä”, troviamo anche “Köyliönjärven Jäällä”, non molto spesso suonata dal vivo. I pezzi più acclamati dai fans, che nel frattempo si gettano a più riprese a fare body-surfing sul pubblico, sono però sempre “Jotunheim” e “Kivenkantaja”, prima della conclusiva “Sankaritarina”.
Un'esibizione suggestiva dei pagan metallers venuti dal nord, pur sempre un pò statici ad eccezione questa volta del bassista, mentre nel frattempo inizia a farsi sera sotto la pioggia ancora incessante.
In questo scenario il clima viene riscaldato dal cambio di guardia “spagnoleggiante”, vista una certa presenza di pubblico messicano e latino a farsi sentire in attesa dei Brujeria, band che vanta attualmente in formazione nientemeno che Jeff Walker (“El Cynico”) dei Carcass, l'ex Cradle Of Filth Adrian Erdlandsson (“El Podrido”), e Shane Embury (“Hongo”) dei Napalm Death.
Il supergruppo mascherato, con un nuovo album in cantiere dopo dieci anni, si scatena a ritmo di “Raza Odiada”, “Marcha De Odio”, “Anti-Castro”, lasciandosi andare in commenti e incitamenti in spagnolo, a volte abbastanza casuali ma divertenti. I due singer si alternano qua è là sul palco con grinta, e nel giro di poco la band ha conquistato la sua buona parte di pubblico, continuando così fino alla fine. Magari non tecnicamente ineccepibili ma interessanti da vedere. “Folkloristici”.
Parlando di folk è il turno della band che forse più si discosta nel genere da un festival come questo, gli svizzeri Eluveitie. Strana, e molto buona, pure la posizione nel running order, in cui li avrei visti decisamente meglio prima dei Moonsorrow. Chrigel e compagni si fanno attendere più del dovuto per via del lungo soundcheck di tutti i vari strumenti, ma questo pare non essere servito granchè dato che l'intero show è costellato di problemi tecnici e suoni regolati male... Ciò non impedisce alla band di andare avanti con professionalità e passione, dando comunque una discreta impressione agli spettatori.
Se infatti all'inizio il pubblico non sembra molto preso dallo show degli svizzeri, che si dedicano soprattutto all'ultimo “Evocation”, alla lunga la formazione riesce a conquistarsi il favore di una certa parte di fans, che si fanno prendere dai ritmi di pezzi più classici come “Your Gaulish War” o soprattutto le conclusive “Tegernako” ed “Inis Mona”.
Tra le varie fiammate che scaldano l'atmosfera, la curiosità è tutta per, flauti violino, mandolino, cornamuse, e quello strano strumento di Anna che è l'hurdy-gurdy. Gli otto alla fine ne escono comunque vincitori nonostante tutti quei piccoli inconvenienti, e pur non essendo certo la volta in cui ho potuto vedere la band in forma migliore, non è nemmeno la peggiore (vedi data di Helsinki in cui mancavano due membri e i suoni erano a tratti pessimi).
Cala ora l'oscurità per l'arrivo di Lord Ahriman ed i suoi Dark Funeral. Il combo svedese, che gode anch'esso ampiamente dell'uso delle fiamme, parte con l'opener dell'ultimo full-length “Attera Totus Sanctus”, a cui a breve seguirà finalmente un nuovo disco. L'armata delle tenebre svedese guidata dal singer Emperor Magus Caligula si fa sentire con brani come “The Arrival Of Satan's Empire”, “Goddess Of Sodomy”, e l'acclamata “Vobiscum Satanas”, prima di chiudere la prima parte dello show con “Hail Murder”.
Fin qui un gruppo compatto, che scarica riff di malvagità sulle orde di blacksters che riempiono il festival, suoni decisamente migliori rispetto alla band precedente fanno si che i cinque diano vita ad uno show degno del loro nome. Anche la pioggia sembra aver totalmente abbandonato la scena, e dopo la pausa arriva uno scoppiettante gran finale con “Atrum Regina” e “An Apprentice Of Satan”, che chiudono lo show più diabolico di questo festival.
Siamo arrivati quasi alla fine di questo Party.San 2009, affidata agli statunitensi Six Feet Under di Chris Barnes, cui suoi lunghissimi rasta roteanti. Come l'edizione scorsa quindi si chiude con una band Death metal dalla Florida, in cui infatti originariamente militava Allen West degli Obituary.
Il compito di headliner dell'ultimo giorno viene ben assolto dalla formazione made in usa, pur in leggero ritardo sui tempi previsti, e che mostra di avere energie da vendere on stage. In particolare il suo carismatico singer si agita da una parte all'altra del palco, spremendo le corde vocali fino a farsi gonfiare le vene coi suoi scream simili al rumore di un'inchiodata improvvisa con la macchina.
Pescando un pò da tutta la lunga discografia, ma concentrandosi comunque sugli ultimi lavori, il tempo passa in fretta, non trascurando brani delle origini come “The Enemy Inside” e “Beneath A Black Sky”. Così quando arriva la classica cover di “T.N.T.” degli AC/DC, si sa che è già arrivata la fine. Un buon concerto, anche se personalmente la band di Tampa non mi ha mai appassionato granchè.

Siamo arrivati quindi alle battute conclusive, e in questa quindicesima edizione del festival tedesco a livello personale su tutti emergono Unleashed, Sadus, Moonsorrow, Thyrfing, Destroyer 666, ma anche altri gruppi come Den Saakaldte, Shining, o anche Dark Funeral hanno fatto la loro bella figura. Nessuna particolare delusione invece, almeno niente di così inaspettato o inatteso, durante questi tre giorni di musica.
Subito dopo l'esibizione dei Six Feet Under, se i primi se ne sono già andati a casa, col cielo notturno illuminato a sorpresa con qualche fuoco d'artificio dai campi dietro al campeggio, per la maggior parte dei metallari è tempo di festeggiare ancora una volta a suon di “metal disco”, birra in mano fino a tarda notte, per poi lentamente avviarsi a casa la mattina dopo. Alla domenica già è quasi tutto smontato nel giro di poche ore, e in attesa di sapere i primi nomi per il 2010, non resta che dare l'arrivederci in attesa della prossima edizione, sempre a Bad Berka, ma stavolta dal 12 al 14 di agosto!


Foto:

Six Feet Under


Dark Funeral


Eluveitie


Brujeria


Moonsorrow


Sadus


Brutal Truth


Shining


Rotten Sound


Paganizer


Beneath The Massacre


Hellsaw


Report a cura di Marco Manzi

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