E’ trascorso più di un anno dalla pubblicazione del nuovo disco “Torn” e gli Evergrey arrivano finalmente dalle nostre parti per celebrare al meglio la pubblicazione. Lo stato di forma più che buono mostrato proprio attraverso le tracce dell’ultima release non fa che incrementare l’attesa per questo spettacolo di fine estate. La risposta del pubblico nonostante la bella serata e le premesse sopraccitate è di quelle veramente tiepide con un Alcatraz già ridotto a metà, pressoché deserto ed ancor più desolante allorché salgono sul palco gli italianissimi Chaos Wave orgogliosi essere l’opening act principale per quasi tutte le date europee della band scandinava. La band di origine sarda si cimenta in un progressive metal dalle tinte moderne contraddistinto dalla contrapposizione tra sonorità thrashy d’impostazione moderna e partiture più riflessive e darkeggianti. Il quintetto cagliaritano mostra buona personalità ed una tecnica individuale di spessore con i due cantanti Fabio e Giorgia sempre pronti ad incitare il pubblico ed una sezione ritmica affiatata e mai banale. La resa sonora non ottimale ostacola l’assimilazione di canzoni articolate come quelle proposte dai Chaoswave ed inoltre sotto l’aspetto del songwriting pare ad un primo ascolto che le linee vocali non siano sempre efficaci come dovrebbero, tuttavia il gruppo sardo si dimostra all’altezza della situazione e riscalda a dovere la misera cornice di pubblico presente. Per l’ingresso sul palco degli Evergrey l’atmosfera è leggermente più calda e Tom Englund e soci non si fanno attendere troppo irrompendo dopo un breve intro strumentale con le note incerte di “Fear” tratta dall’ultimo disco “Torn”. La resa sonora appare dopo pochi istanti di assestamento, positiva con la giusta potenza fornita dalla coppia d’asce e da una sezione ritmica sempre precisa composta dal duo Jari Kainulainen-Jonas Ekdahl, rispettivamente al basso e alla batteria, mentre le tastiere di Rikard Zander forniscono il giusto apporto atmosferico-melodico tipico della band svedese. Dopo le ottime esecuzioni di “As I Lie Here Bleeding” e “Soaked”, arriva una precisa riproposizione di “She Speaks To The Death” ad esaltare la platea, anche se la palma di miglior esecuzione della serata spetterà al classico “Watching The Skies”. Archiviata senza troppo successo una spenta “In Remembrance” gli Evergrey ritrovano entusiasmo sulle note della coppiata “Blinded”-“The End Of Your Days” entrambe estratte da “Recreation Day”, in cui il leader Tom Englund mostra una certa stanchezza, concedendosi qualche sbavatura vocale. Giunge più che mai opportuna dunque la breve pausa in cui il tastierista Rikard Zander ed il chitarrista Henrik Danhage si cimentano in assoli non particolarmente esaltanti. Prima di ritirarsi la band scandinava infiamma l’atmosfera nuovamente con l’esecuzione del classico “Masterplan” ed un paio di lenti: “Word Mean Nothing” che viene eseguita in piano-voce e la cover “I’m Sorry” cantata insieme a tutto il pubblico. Prima del congedo definitivo gli Evergrey regalano ancora un trittico di canzoni che combinano al meglio potenza e melodia interpretando col giusto feeling “Recreation Day”, “Broken Wings” e “A Touch Of Blessing”, che chiude in bello stile uno spettacolo intenso, a tratti emozionante, pur con qualche piccola sbavatura. Al cospetto di una cornice di pubblico più sostanziosa avremmo assistito probabilmente ad uno show ancora più bello, tuttavia dobbiamo riconoscere alla band svedese il merito di aver dimostrato grande professionalità, oltre alle consuete doti tecnico-compositive che la caratterizzano.
Report a cura di Teospire
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