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Summer Breeze Open Air 2009 - Giorno 3 - 8/14/2009 - *** - Dinkelsbuhl (D)

Venerdì 14/08/2009

La mia giornata comincia con il concerto dei Cumshots, che dopo un intro di Elvis Presley son protagonisti di uno show all’insegna di un metal molto influenzato come immagine dal rock americano, così come anche da gente del calibro di Motorhead, Hellacopters, Slayer ed Entombed, per l’attitudine casinista e la proposta musicale. Il cantante Max Cargo non sta fermo un attimo sullo stage, sembra un indemoniato e non perde occasione di scendere nel photo-pit per andare a contatto con il pubblico. Nell’insieme, una sorpresa piuttosto divertente in questo inizio di giornata.
Subito dopo sul Pain Stage viene il turno dei finlandesi Battlelore, che con tematiche tolkeniane e abbigliamento a tema, vedesi cotte di maglia, pellicce e trucco da battaglia, danno vita ad un concerto abbastanza piacevole, aiutato anche da suoni accettabili. Lo show, con il suo apice nel brano “Sons of Riddermark” procede bene, lasciandomi un impressione positiva, soprattutto in occasione della prima volta cui ho avuto il piacere di assistervi e la piccola pecca di un po di staticità è stata ovviata dal movimento del pubblico.
Batosta sonora poi sul Main Stage con i Callejon, la cui miscela esplosiva di metalcore piace al pubblico che, ammassato sotto al palco ad urlare i titoli delle canzoni assieme al cantante, si getta poi in circle pit e moshing vari, con l’apoteosi di un notevole crowdsurfing, che ha mantenuto impegnata la sicurezza con anche 10 persone in contemporanea sospese sopra le braccia della folla.
Tutt’altro responso hanno avuto i canadesi Nim Vind che, proponendo un punk-rock’n roll erano un po’ fuori tema in questa manifestazione. La band cerca di ingraziarsi il pubblico proponendo le varie hit della loro discografia, avendo in risposta solo qualche applauso in sordina, al punto che il cantante/chitarrista a un certo punto ha chiesto: “How Are You Doing Out There? You’re Dead, Or What?”. Purtroppo, visti anche i suoni non buoni, si è vista una indifferenza crescente verso la band, un poco recuperata con la finale “21st Century Teenage”.
Si passa invece all’horror punk dei The Other sul palco principale e a sorpresa la gente in attesa è piuttosto numerosa. La band negli anni ha avuto un crescendo di fan e i 4 si presentano con un trucco simile allo stile dei più conosciuti Misfits, suonando brani anche piuttosto orecchiabili, avendo una discreta partecipazione nei cori anche da parte del pubblico. Forse anche loro un po’ fuori contesto, però promossi.
Alle 16 la party tent è piena e i lettoni Skyforger possono dare vita a un concerto molto intenso, fatto di un ottimo pagan metal con inserti di flauti e cornamuse. Solo il flautista/cornamusista si presenta vestito a tema con la proposta musicale del combo, ma questo assolutamente non rovina una prestazione fatta di brani coinvolgenti, che mischiano riffing black, thrash insieme appunto ad una componente folk. Il lungo viaggio dalla Lettonia ha sicuramente premiato i 5, vista la calda reazione della folla assiepata in ascolto. Bravissimi.
Che posso dire dei The Haunted? Alla seconda apparizione sul palco del Summer Breeze la band guidata da Peter Dolving non fa prigionieri. Gia dall’inizio la prestazione è infuocata, l’opener “Little Cage” dall’ultima fatica discografica dei nostri apre le danze, per proseguire con una reazione del pubblico sempre più calda di brano in brano, mentre Mr. Dolving con il suo carisma incita la folla, fino a scendere dal palco per far aprire un immenso wall of death, senza dubbio il più grande del festival, devastante. Probabilmente tra le più violente performance dell’intero festival.
La Party Tend alle 17 è gremita come non mai, per un concerto di ottimo viking metal da parte dei Black Messiah. Ogni canzone dei sei tedeschi è accolta con un calore entusiastico, facendo salire la temperatura all’interno a livelli notevoli, tanto che anche qualcuno li di passaggio si è fermato ad osservare ed ascoltare la ottima esibizione dei nostri. Niente fronzoli, solo un ottimo biking metal suonato a modo e una presenza scenica più che buona e ricca di pathos.
Un po’ di pausa per riposo, bere e mangiare mentre sul Pain Stage suonano gli storici Entombed, e ci si appresta poi ad osservare da lontano, visto il notevole numero di gente accorsa davanti al Main Stage, lo show degli Shandmaul, che risulta essere veramente ottimo, complici anche i suoni molto buoni. Il medieval rock della band fa facilmente presa, vista la musica piuttosto accattivante e la simpatia che si sprigiona dai membri del gruppo stesso. Balli sfrenati e un grande movimento si son visti sin dall’inizio alla fine, durante un concerto in cui si son viste rappresentati brani da tutta la discografia.
I tamarrissimi Sabaton continuano la serata sul Pain Stage, trasformato per l’occasione in una sorta di base operativa per la guerra. Infatti eccoli in tenuta da battaglia, sfoderando un power metal molto carico, fatto di pezzi esaltanti e pieni di cori tutti da cantare, come“Attero Dominatus” oppure la carica “Metal Machine” dall’ultimo riuscito album “The Art Of War”, che ha scatenato un grande crowd surfing. Speriamo passino presto di nuovo in Italia, perché meritano di essere visti per quella fantastica dose di pazzia e divertimento che scaricano sul pubblico dal palco. Grandi.
Il progressive death metal che portano in scena i Cynic è veramente notevole. E’ difficile rimanere indifferenti al concerto di Paul Masvidal e soci, quando ti vedi 4 persone in abiti praticamente anonimi, ma che suonano con una tecnica eccezionale. Il concerto del gruppo, durante i 40 minuti a disposizione, è incentrato sul secondo lavoro “Traced In Air”, mentre dal precedente album “Focus” viene estratta solo “Veil Of Maya”, il tutto comunque eseguito impeccabilmente, con il bassista Robin Zielhorst mai fermo sul palco nonostante le parti impegnative ed alcuni inserti growl da parte del chitarrista Tymon Kruidenier. Menzione d’onore anche al precisissimo Sean Reinert dietro le pelli e ad un tranquillissimo Paul Masvidal alla chitarra e voce, che con calma e pacatezza tira fuori parti chitarristiche da paura. Bravi, anche se alla lunga possono dare noia ai non appassionati delle cose ultratecniche.
Sul Pain Stage arriva poi l’ora degli Amorphis, freschi di una bellissima release come “Skyforger”, dal quale stasera son stati tratti vari brani, senza comunque dimenticare anche ottimi dischi precedenti, con canzoni tipo la fantastica “House Of Sleep” o altre ancora. In questa bella serata il gruppo appare in forma strepitosa con un Tomi Joutsen energetico e carismatico a guidare le fila dei finlandesi, precisi ed entusiastici per tutto il concerto. Chiusura tra forti applausi con la nostalgica “Magic and Mayhem”. Da vedere ancora e ancora.
Nel frattempo lo spazio si satura ancora di più, perché sul palco principale arriva il turno di uno dei gruppi più attesi del festival, se non il più atteso, ecco gli Amon Amarth. Il palco non ha scenografie particolari, a parte la costruzione su più livelli, ma le grandi fiammate a profusione danno quel tocco in più di effetto scenico al concerto di questi vikinghi. A partire da “Twilight Of The Thunder God” passando da “Guardians of Asgard” e da Fate Of Norns” fino alla finale “Death In Flames” il pubblico è rimasto come estasiato per lo spettacolo offerto, tanto che qualche problema di suoni all’inizio e qualche calo di voce del mastodontico Johan Hegg non hanno intaccato la grande e calda esibizione dei cinque. Meritevoli di essere Headliner.
Ormai questo gruppo lo conosco veramente bene, dopo averlo visto ovunque, tra Italia ed Europa, ormai sulla quindicina di volte , e penso di poterli considerare una sorta di “amici”. Ecco, questo sono gli Haggard, che dopo un lungo sound check vista la quantità di strumenti e membri sul palco, con un poco di ritardo rispetto all’orario previsto, danno inizio al proprio concerto. L’esibizione si focalizza in prevalenza sugli ultimi 2 album, da dove vengono prese 6 canzoni sulle 7 eseguite in totale, in chiusura appunto viene suonata “Awakening The Centuries” dall’omonimo album. Come ho scritto sopra ormai consoco bene le esibizioni del gruppo e, mi sento di dire, che per esprimersi al meglio il combo tedesco necessita di maggior tempo a disposizione, anzi, meglio ancora di un concerto ad Hoc per loro, con suoni fatti in una certa maniera e non così penalizzati da quelli tipo il Pain Stage questa sera con loro. Lo show non è stato esattamente quello che si definirebbe perfetto, alcune pecche vocali da parte del comunque grande Asis ed alcuni errori del batterista Luz ci sono stati, ma a parte questo tutto il resto è stato eseguito a modo, dando comunque ai numerosi presenti prova di grande classe da parte dei musicisti. Applausi meritati, però voglio assolutamente rivederli più in forma, con suoni migliori e più tempo a disposizione, mi ero abituato troppo bene con loro.

FOTO:

.: THE CUMSHOTS


.: BATTLELORE


.: CALLEJON


.: NIM VIND


.: THE OTHER


.: THE HAUNTED


.: ENTOMBED


.: SKYFORGER


.: BLACK MESSIAH


.: OBSCURA


.: CYNIC




Report a cura di Marco "Mac" Brambilla

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