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Summer Breeze Open Air 2009 - Giorno 4 - 8/15/2009 - *** - Dinkelsbuhl (D)

Sabato 15/08/2009

La giornata del sabato per me inizia quasi un po’ dopo mezzogiorno, vista un po’ di stanchezza accumulata nelle varie notti pseudo insonni in tenda (tra l’altro mi si è pure bucato il materasso gonfiabile, argh!!), ma non perdiamoci in divagazioni.
I Before The Dawn sul Pain Stage danno quindi l’inizio ai miei concerti, con quel mix un po’ tra death metal e un po’ tra gothic metal, insomma, una musica con un fondo di aria malinconica, che riprende a tratti alcune ispirazioni in gruppi come Dark Tranquillity, Katatonia e Amorphis. C’è ancora da lavorare per la band, anche se gli applausi presi son meritati, visto comunque il coinvolgimento che c’è stato.
Si ritorna nella storia del death metal con una tra le prime band della scena svedese, i Grave, che si rendono protagonista di un concerto best-of per i fan accorsi a vedere un gruppo di culto come sono loro. Senza fronzoli e con una carica pazzesca il quartetto scarica bordate di puro death metal suonato con classe e anche se forse un po’ monotono a tratti, con una presa piuttosto buona sui presenti. Per chi avrà la possibilità di andarli a vedere, beh, ne vale sicuramente la pena, ragazzi, qui abbiamo davanti dei veri capostipiti del genere.
Torniamo sul Pain Stage perché tocca agli austriaci Krypteria che ahimè non risultano essere molto coinvolgenti ed originali. La cantante sale sul palco vestita in abito da sposa, di cui si disfa poco dopo, restando vestita di pelle nera, ma questo non basta a scatenare l’entusiasmo del pubblico, che segue comunque il concerto, fatto di brani piuttosto orecchiabili, a tratti anche con venature zuccherose e pop. Nonostante tutto, sia durante lo show che alla fine, ci son stati applausi. (Da noi ad un festival sarebbero probabilmente volate bottiglie, plauso per la civiltà del pubblico tedesco)
L’hardcore/metalcore dei Born From Pain fa poi da padrone sul palco principale, dove da subito il singer Rob ha cominciato ad incitare il pubblico a partecipare, premiato da numerosi circle pit e dal wall of death più grande della giornata, creati dalla folla presente che non si è fatta pregare affatto, complice l’attitudine sul palco del combo olandese e la proposta musicale degli stessi, che hanno incentrato l’esibizione maggiormente sull’ultima coinvolgente produzione suonando con una carica e voglia invidiabili. Grande calore del pubblico e ovazioni varie verso i proclami di Rob sui problemi della società, e una carica tipica dei concerti hardcore.
L’esibizione degli Epica sul secondo palco è iniziata con dei suoni veramente pessimi, per poi finalmente migliorare poco dopo. La bella Simone Simmons è protagonista di un’ottima prova vocale, anche se mi ha dato l’impressione di esser li per fare il suo compitino e basta, non partecipando moltissimo al concerto, mentre gli altri, con in testa il buon Mark Jansen alla chitarra e voce maschile, son riusciti ad ovviare con la loro presenza a questa piccola pecca. Grande come al solito la presenza sotto al palco di pubblico femminile, adorante verso la rossa olandese e i membri maschili del gruppo e in conclusione un concerto piuttosto piacevole e ben suonato, dall’opener “Obsessive Devotion” fino alla conclusiva Consign To Oblivion. Applausi.
Stiamo ancora all’aperto con il power bello cattivo dei Brainstorm. che sul main stage si scatenano in un concerto che pare una cannonata. L’esibizione è impeccabile e, se all’inizio la gente sotto al palco non era molta, è rapidamente poi aumentata. Ritmiche serrate e riffing graffiante, che ci hanno portato in un viaggio negli album a partire da “Downburst” fino a “Soul Temptation”, mentre il bravo Andy B. Frank ha retto con una notevole performance vocale dall’inizio alla fine.
Arriva finalmente in turno di un altro gruppo che volevo assolutamente vedere da tempo, irlandesi e autori di un ottimo celtic/folk metal e attivi già dalla prima metà degli anni ’90, quindi molto prima che ci fosse questa ondata di folk e pagan metal degli ultimi anni. I Waylander, saliti sul palco pitturati da battagli di blu, offrono ai presenti brani tiratissimi e ben suonati, con scream piuttosto cattivi e azzeccatissimi inserti di tin, low whistles e mandolino, il tutto sempre con una carica notevole e una bella presenza scenica, che non mancano di strappare molti applausi ed acclamazioni, in particolare sulla conclusiva “Born to Fight” che chiude infine un ottimo concerto.
All’aperto i Moonspell portano sul Main Stage quell’alone di oscurità che da innumerevoli anni accompagna le esibizioni di questi 5 portoghesi. Il carismatico singer Fernando Ribeiro ha tenuto il palco con la solita teatralità, impersonificando perfettamente l’atmosfera creata dalla musica del gruppo. L’ottima esibizione ha compreso veri highlights come “Scorpion Flower”, “Opium”, “Moon in Mercury” e “Vampiria”, per chiudere con la richiestissima “Full Moon Madness”, dove Fernando si è cimentato alle percussioni assieme al batterista. Ormai una Garanzia.
Tempo dopo, a seguire dei consueti giri per l’area festival ed area V.I.P. per cibo e bevande, un occhio ai Voivod sul Pain Stage è più che dovuto, visto l’importanza storica della formazione canadese. Non è molta la gente davanti al palco, vuoi per la dimensione quasi underground del combo, vuoi per la proposta musicale a tratti “malata”, un thrash progressive metal con vari assoli e cambi di tempo e atmosfere psichedeliche. Buono l’impatto scenico e l’interazione con il pubblico e grande divertimento per tutti, il tutto alla memoria del defunto Denis “Piggy” D’Amour. Chiusura con la cover “Astronomy Domine” dei Pink Floyd.
Arriva subito il turno degli Opeth di calcare le assi del Main Stage, e l’attesa era molta, una moltitudine di gente aspetta l’esibizione degli svedesi, che comincia alla grande con “Heir Apparent”. Ma la sfortuna ci vede benissimo e, subito dopo, cominciano i problemi: l’amplificazione del chitarrista Fredrik va alla malora e forse anche a causa di inefficienza tecnica dello staff, subito dopo si fotte anche la pedaliera dello stesso. Viene suonata in qualche modo “Ghost Of Perdition”, poi un’improvvisata cover di “Soldier Of Fortune” e a seguire una versione strumentale di “Harvest” da far cantare al pubblico, peccato che lo stesso non si ricordasse le parole. Peccato e, anche se a questo punto l’esibizione continua con buona risposta del pubblico e altri brani ottimamente eseguiti, sul blog della band ci son state scuse per il concerto, definito da loro stessi probabilmente il peggiore in tanti anni di carriera. In fondo un buon concerto, anche se mutilato, grandi sicuramente gli Opeth per non essersi persi d’animo e anche un grande plauso al pubblico per aver comunque sostenuto il combo.
E così il mio Summer Breeze sta per arrivare alla fine, con i francesi Dagoba che si esibiscono sul palco nella Party Tent. I 4 son protagonisti di uno show esplosivo e carico come non mai, fatto di metal moderno suonato con precisione e potenza, tanto che il pubblico non si fa pregare e subito si mette in moto nei classici mosh e circle pits. 45 minuti di pura adrenalina, ai quali è veramente stato impossibile rimanere fermi. Grandi.
Bene, con questo il mio festival finisce e, dopo l’ultima birra della sera, si torna alle tende a dormire, poi dopo aver smontato il tutto la mattina dopo, si torna a casa, carichi dell’ennesimo bagaglio di esperienze, ricordi e fotografie. In conclusione, Summer Breeze riuscito abbastanza bene, buone scelte dell’organizzazione, e unica pecca i suoni, migliorati sul Main Stage, ma leggermente peggiorati nel tendone e veramente stuprati sul Pain Stage. Tornerò l’anno prossimo? Chi lo sa.

Report a Cura di Marco “Mac” Brambilla

FOTO:

.: BEFORE THE DAWN


.: GRAVE


.: KRYPTERIA


.: BORN FROM PAIN


.: EPICA


.: BRAINSTORM


.: EVERGREEN TERRACE


.: WAYLANDER


.: BURY ME DEEP


.: DAGOBA




Report a cura di Marco "Mac" Brambilla

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