Per chi non è del luogo è difficile immaginare la mia sorpresa quando ho scoperto che l’Enjoy Pub, un tempo conosciuto come Ponta’s, luogo di ritrovo abituale degli amanti del metal, dopo un lungo periodo di chiusura e il cambio del nome sia tornato in un certo senso sui suoi passi e ospiti ancora eventi interessanti.
E così, eccomi giungere puntuale per l’apertura; dopo circa una ventina di minuti di attesa dovuti probabilmente a problemi organizzativi, faccio il mio ingresso nel locale e cerco una posizione strategica ove passare la serata.
Aprono la serata gli Avoidance, che nel programma sono segnati come genere “rock-dark”.
Il gruppo offre un’esecuzione nel complesso soddisfacente, soprattutto dal punto di vista musicale; le melodie sono indovinate e piacevoli, più dark che rock, ma non convince la voce (a tratti inudibile), forse perché poco compatibile con le sonorità dei nostri. Inoltre, nonostante l’indubbia cura nell’abbigliamento, gli Avoidance hanno poca presenza scenica: se non sono riuscita a catturare neppure un titolo di canzone da trascrivere in questo report è perché non ne sono stati annunciati i titoli, ma si è proceduto velocemente da una canzone all’altra quasi fosse un tour-de-force.
Terminata l’esecuzione degli Avoidance, noto che, in concomitanza con la prossima esibizione degli Harmony Dies,il locale inizia a riempirsi: i tavolini sono quasi tutti occupati, i divanetti neanche parlarne, al bar c’è una lunga attesa per prendere da bere. In effetti, non vi sono dubbi che la maggior parte dei presenti fosse lì per loro, perciò, conquistata faticosamente la mia bevanda, mi accomodo sul divanetto per l’inizio della loro performance.
Finalmente si comincia, e, all’entrata in scena dei nostri, non faccio a tempo a vedere il cantante Black in camicia di forza che inizia a cantare togliendosi il cappello, che subito una folla si posiziona davanti al mio angolino.
L’esecuzione comincia, e gli Harmony Dies regalano ai presenti un’ora e mezza circa in compagnia della loro musica ipnotica e suggestiva, definita “agony metal”, i cui punti di forza sono voce duttile, cori e tastiere, che combinati con gli altri strumenti offrono melodie difficilmente dimenticabili. E così riconosco le note ormai familari delle canzoni tratte dal cd Tristesse ed autres drogues, tra cui, per citarne alcune, “The Arcturus’ Fall”, “Watching the towers”, “Kraken of Atlantis, the immortal” e la splendida “Pentæmplempirelinquish” . Senza che me ne accorga il tempo passa ed è quasi l’una; terminata tra gli applausi, la performance degli Harmony Dies è, nonstante qualche piccolo inconveniente a livello di sonoro, a tutti gli effetti il clou della serata, almeno per coloro che quanto riguarda la parte live, perché dopo una breve pausa si continua e Dj Set fa la sua apparizione alla console e propone vari pezzi dark ed ebm. Su questa parte della serata (o meglio notte), però, non posso pronunciarmi in quanto, intirizzita nel mio divanetto dopo due ore e mezza di ascolti, ho deciso di deambulare in giro per il locale, sono andata ad ammirare lo stand ben allestito della ditta milanese Sin Factory e ho preso la via di casa.
Che dire, indubbiamente un evento ben organizzato e, a mio avviso, ben riuscito; spero solamente, vista la rarità di simili apprezzabili iniziative, che non si sia trattato di un caso isolato, giacchè le potenzialità a livello di pubblico e di gruppi sono davvero notevoli e sarebbe un peccato non approfittarne.
Report a cura di Tiziana Ferro
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