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Made In Hell Fest - 11/7/2009 - Elvis Fan Club - Stagno (LI)

Più che un mero report del piccolo/grande festival tenutosi in terra labronica in questo sabato autunnale, il mio vuol essere, in qualche modo, uno spaccato o cartina tornasole della scena Heavy Metal in italia, soprattutto per quanto riguarda l'amore verso i gruppi nostrani.
Innanzitutto voglio ringraziare il grande Tiziano Sbaragli, cantante degli Etrusgrave, che con tanta passione e fatica è stato capace di organizzare un festival da fan per i fan, testimoniando, ancora una volta, che di realtà altamente competitive ne abbiamo anche noi!
Ad ogni modo, lo zoccolo duro dei supporters ATTIVI del nostro H.M. (puro e “semplice”!) si trovava quasi tutto a Stagno, dato che personalmente, almeno di vista, conoscevo il 95% delle facce presenti e, confronto a loro, non sono certo un veterano, testimonianza del fatto che chi partecipa a certi eventi, fortunatamente è mosso solo dall'attaccamento per questo genere, ma di contro, non aumenta di numero!
Quindi facile passare un po' di tempo con amici lontani che si vedono solo in queste occasioni, sempre pronti a cazzeggiare, parlare della nuova uscita underground o ancora bere una birra insieme e, poco importa se non si seguono tutte le note di tutti gli 8 gruppi partecipanti, aumentando, in questo modo, il clima familiare della festa in quel di Stagno.
Passando alla musica in senso stretto, le prime 2 bands sono novità assolute, partono i Darking, gruppo del primo chitarrista dei Domine, Agostino Carpo, capaci di un Heavy superclassico e mai stantio, dimostrando di saperci fare sul palco anche per quanto riguarda la perizia tecnica, addirittura al primo show gli Axevyper, dalle ceneri degli Assedium, con la sezione ritmica dei Fallen Fucking Angels, che sciorinano il loro Power/Epic di Omeniana memoria senza fronzoli o timori, tra l'altro presentandosi con un look definitivo, fatto di spandex, sneakers bianche, che più 80's non si può!
Va detto che entrambe le band di apertura, si accaseranno, per l'esordio discografico, presso la consueta My Graveyard, inarrestabile etichetta che vive di solo Heavy Metal!
Non male anche i successivi nord irlandesi Darkest Era, fautori di un Heavy/Epico e dilatato, che a me hanno ricordato i Crescent Shield, non solo per la presenza di gentil sesso nella band (qui 2 ragazze, tra l'altro giovanissime!), ma soprattutto per le partiture intricate e melodiche, gran bella sorpresa!
Tra saluti, alchool e disquisizioni varie, arriviamo ai fiorentini Frozen Tears, probabilmente i più “quadrati” della serata, che il loro sound Priest/Acceptiano, rende divertenti e fruibuili come non mai, come del resto lo sono stati gli Alltheniko da Vercelli, trio più Power/Speed, davvero precisissimi e scanzonati, che attraggono molti dei presenti, grazie all'impatto sprigionato dalla band dello screamer Dave Nightfight!
La tripletta finale è semplicemente da urlo, dato che a cominciare dagli Etrusgrave, i gruppi in questione, non hanno bisogno di presentazioni, quindi se il quartetto epico, guidato dalla sei corde di Fulberto Serena ci spinge nelle catacombe dell'etruria, i bolognesi Tarchon Fist, riportano un po' di “luce” all'Elvis Fan Club, grazie al loro Heavy diretto e melodico e a consolidati cavalli di battaglia quali “We Are The Legion” e “Metal Detector”, rimarcando la potenza del loro sound grazie anche grazie alla capacità di intrattenitore di J.J. Sange e alla sfavillante ascia di Lucio Tattini.
Headliner del festival, che ahinoi, volge al termine, i Dark Quarterer, una delle realtà più longeve del panorama Heavy italico, con oltre trent'anni di carriera sulle spalle, fiore all'occhiello dell'Epic più progressivo su piazza, creatura multiforme di intelligenza superiore...
Nepi e compagni impartiscono la consueta e mai noiosa lezione di storia, sia strumentalmente che per quanto riguarda le tematiche, lezioni recepite dagli astanti in particolare sulle nuove “Shadows Of Night” e “Crazy White Race”.
Io, come presumo tutti gli spettatori, ho avuto un sussulto, quando Gianni stesso, introducendo “Retributioner” (opener del CAPOLAVORO “The Etruscan Prophecy”), ha chiamato in causa Fulberto Serena, ex chitarrista e compositore dei Quarterer, coi quali, appunto non ci fu uno split, per così dire amichevole.
Purtroppo erano “solo” dei ringraziamenti ed un invito (mai tanto auspicato!) a mettere da parte le tensioni che per troppi anni hanno tenuto lontano il Serena dai suoi vecchi compagni di viaggio e viceversa.
Concludo ancora una volta restando comunque allibito dalla perizia e dalla classe del gruppo livornese, che senz'altro meriterebbe, come altri in questa splendida serata, ben altri palcoscenici. Grazie ancora agli organizzatori, alle band, a tutti gli amici vicini e lontani ritrovatisi a celebrare una doverosa serata di Heavy nostrano, azione che si dovrebbe compiere se sia ama davvero una certa scena, ma questa è sempre la solita storia!

Report a cura di Alessio Aondio

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