Se si ama il metallo "classico" è difficile rimanere a digiuno da buoni concerti per troppo tempo.
E' vero che questo mese (ottobre) già i Saxon hanno dato un inaspettato forfait lasciando a bocca asciutta centinaia di fan che li attendevano con ansia dopo il precedente "bidone" durante l'ultima edizione del Gods of Metal. Purtroppo quando si ha a che fare con musicisti che, anche se non cercano di darlo a vedere, iniziano ad avere una certa età, bisogna anche tener conto degli acciacchi che si fanno sentire.
Fortunatamente (insomma si fa sempre per dire) a quanto pare la scena metal attualmente può vantare un maggior numero di musicisti in salute tra le file della "old school", Dio docet!
Venendo alla serata che vuole Brainstorm e Primal Fear sul palco del nostrano Music Drome, come purtroppo mi accade sempre più spesso, devo tristemente constatare uno scarsissimo afflusso di persone. Segno forse di un cambiamento generazionale? E' possibile, non credo che si possa invece incolpare la crisi economica globale visto il prezzo del biglietto venduto a costi più che popolari grazie anche alla nuova formula che vuole un costo ribassato del ticket in preventida rispetto che alle casse.
Stendendo il solito velo pietoso (prima o poi qualche gruppo si stancherà di venire a suonare in Italia davanti a 4 gatti e poi non ci si venga a lamentare) passiamo invece alla parte più "allegra".
Iniziano i Brainstorm di Andy B. Frank, che si trovano a dover lottare con un pubblico ostico, difficile da accontentare e da coinvolgere.
Un compito che tuttavia, con impegno e dedizione, il simpatico singer riesce ad assolvere in maniera lodevole, grazie a siparietti e battute esilaranti (a quanto pare per i pochi presenti che masticavano un pò di inglese) interagendo con i presenti che alla fine si sono fatti sentire e, almeno alla fine, hanno dato alla band il giusto e caloroso saluto.
La set list dell'act teutonico si è concentrata in prevalenza sugli ultimi 3 lavori, puntando,com'era ovvio, sull'ultima fatica "Memorial Roots", senza tralasciare qualche estratto come la potente "Shiva’s Tears".
Alla fine lo stesso Andy rimarrà piacevolmente sorpreso dal modo, molto educato ma poco metal, di ringraziare da parte del pubblico che ad ogni "grazie" da parte del singer risponde con un bel altisonante "prego" come la mamma ci insegnava da bambini.
Per i Primal Fear stato completamente diverso, il pubblico era lì per loro ed è bastata la prima nota di "Under the Radar" per accendere la miccia e far piovere consensi.
Come una macchina ben rodata e nel pieno del vigore i Primal Fear travolgono e distruggono tutto e tutti con il loro heavy/power veloce ma allo stesso tempo possente (come scuola teutonica insegna).
Meno interazione e più musica per i cinque musici che però intrattengono alla grande offrendo anche soli di pregio grazie a due grandi chitarristi quali Alex Beyrodt, che sostituisce pro tempore Magnus Karlsson, e Henny Wolter.
Spazio a tutti i classici da "Angel in Black" a "Nuclear Fire" o all'inno all'heavy Metal "Metal is Forever". Tutte song, insieme agli estratti di 16.6 (Before the Devil Knows You're Dead), che regalano ai presenti un'ora e mezza di vero true teutonic power metal.
Grande serata, gran concerto!
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.: Primal Fear
Report a cura di Paolo Manzi
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