Lo scorso anno il mal di gola di Steve Lee fece saltare il tour italiano, recuperato solo per quanto riguarda la data milanese; quest’anno invece i lanciatissimi rockers elvetici riescono a far ben tre date sul suolo italico, confermando in pieno il loro valore e il loro meritato successo, figlio innanzitutto di una tenacia incredibile, quella tenacia che li convinse a perseverare sulla strada del più puro e incontaminato hard rock in anni veramente bui per certe sonorità. Il “Vidia”, bel locale alla periferia di Cesena, accoglie con un bel colpo d’occhio i bolognesi MARKONEE, chiamati ad aprire la serata ma l’atmosfera inizia a riscaldarsi in attesa della band svizzera, pronta a presentare il nuovo splendido “Need To Believe” al pubblico italiano. Come sempre accade durante i tour “promozionali”, qualche vecchio classico viene immancabilmente sacrificato in scaletta in favore dei nuovi pezzi, ma sorprese e ripescaggi non mancano certo in scaletta. Prima di partire con un po’ di cronaca una menzione di merito a quel fantastico frontman che è Steve Lee: cantante eccezionale, frontman pieno di carisma e simpaticissimo nel suo fluente eloquio italiano… insomma un vero animale da palco. Si parte con la nuova ‘Unspoken Words’, ma basta la doppietta ‘Gone Too Far’ / ‘Top Of The World’ per conquistare definitivamente tutti dopo solo tre pezzi. L’intelligente mix tra vecchio e nuovo vede affiancare la bellissima title track del nuovo disco con la vecchia ‘Sister Moon’ e la divertente cover di ‘Hush’. Siamo più o meno a metà concerto, appaiono due sgabelli e i soli Leo e Steve, per un breve ma bellissimo mini-set acustico… Steve scherza sulla memoria di ferro di Leo e chiede al pubblico di proporre i pezzi da suonare in questa sede: in un breve medley i due snocciolano la delicatissima “Angel”, “Heaven” l’hit single “One Life One Soul” e ripescano l’inattesa “Lonely People”. E attenzione: lo sketch del jukebox inscenato da Steve con Leo è assolutamente reale… i due hanno davvero raccolto i suggerimenti del pubblico, come dimostrano le scalette diverse del mini set nelle altre date. Dopo questo intermezzo più pacato si riparte a tutto rock’n’roll con la possente ‘Shangri-La’ e un gran finale che vede inanellare in sequenza i pezzi da novanta ‘Lift U Up’, ‘The Oscar Goes To You’ e la conclusiva ‘Anytime Anywhere’… signori questa è roba che lo spompato Bon Jovi degli ultimi anni si sogna anche di notte per tentare almeno di tornare ai fasti di un tempo! Frizzanti, potenti, orecchiabili e simpaticissimi… io i Gotthard dal vivo me li vedrei una volta al mese!
Report a cura di Stefano Giusti
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