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The Gathering + Autumn - 2/2/2010 - Alcatraz - Milano

Notte di conferme e verità per i The Gathering che sono chiamati alla cosiddetta prova del nove al primo tour senza la carismatica Anneke Van Giesbergen al microfono. La band olandese si è confermata in studio con il positivo “The West Pole”, disco in cui la nuova cantante Silje Wergeland si è destreggiata egregiamente in virtù di una timbrica piuttosto simile a quella dell’illustre predecessore, tuttavia i concerti sono tutta un’altra storia per cui all’Alcatraz di Milano si attendono conferme e a giudicare dal responso dei presenti si prevede un futuro in salita per Renè Rutten e soci, considerando la ben diversa partecipazione durante i tour precedenti.
La serata incomincia intorno alle 20 allorchè salgono sul palco i connazionali Autumn, la band “orange” si rende protagonista di una prova largamente positiva considerando anche la scarsissima affluenza di pubblico sotto il palco. Gli Autumn propongono un progressive rock dalle tinte alternative e gothic piuttosto in linea con quello dei The Gathering, tuttavia rispetto ai più quotati colleghi, essi prediligono partiture maggiormente articolate e non disdegnano incursioni heavy. La sensuale singer Marjan Welman, catalizza l’attenzione con qualità vocali degne di nota e ben supportate dai cori dei chitarristi Jens e Mat Van der Valk, ma tutto il sestetto originario di Groningen, convince supportato da una buona resa sonora e da una serie di canzoni perlomeno interessanti. La performance è incentrata come prevedibile sull’ultima release “Altitude” e dopo quasi tre quarti d’ora di buona musica gli Autumn si congedano tra gli applausi sentiti di un pubblico in leggera crescita.
Non sono neppure le 21,15 quando i The Gathering fanno il loro ingresso in scena supportati da una platea più numerosa ma ancora sotto il livello di guardia. Il chitarrista e leader René Rutten apre le danze con l’intro strumentale dell’ultimo disco (“When Trust Becomes Sound”), seguita da “No One Spoke” sempre tratta dall’ultimo lavoro. Nessuna scenografia alle spalle della band che si accontenta di luci e fumo, puntando sulle proprie risorse e sulla nuova singer Silje Wergeland, il quale dopo un inizio un po’ in sordina nell’esecuzione della prima canzone e della successiva “Inuit”, prende coraggio e soprattutto inizia a scaldare le corde vocali regalando una prestazione tecnicamente ineccepibile. Anche dal punto di vista emozionale la Wergeland, ha poco da invidiare ad Anneke in virtù di timbriche vocali assolutamente paragonabili, semmai abbiamo riscontrato una presenza scenica ancora troppo timida e impacciata nelle rare movenze. L’ultima release “The West Pole” viene presa in esame più volte con delle riproposizioni emozionanti della titletrack, “No Bird Call”, “A Constant Run” e “All You Are”, che dimostrano la validità del nuovo disco anche in sede live, mentre i classici della band ottengono grandi riscontri di pubblico che apprezza l’operato della nuova entrata in episodi tutt’altro che facili quali “In Motion#1”, “Marooned” e “Saturnine”. Dopo la consueta pausa, i The Gathering non si fanno pregare troppo e rientrano in pochi minuti sul palco per dar vita ad un eccellente finale a base di classici durante la quale suoneranno le indimenticate “Leaves” e “Travel”.
theri L’attesa per la nuova cantante ha avuto esito positivo: Silje Wergeland, non ha ancora il carisma, la personalità e la sensualità (quest’ultima temo non l’avrà mai) di Anneke, ma garantisce un’ottima resa sonora e sembra ben integrata con il resto della band, una macchina quasi perfetta che ha suonato a memoria con passione trasporto per la gioia per pochi fortunati presenti.

Report a cura di Teospire

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