Grazie alla politica del locale, che prevede che tutti i concerti finiscano tassativamente alle 22:30, dato un post serata dedicato al ballo latino-americano (GULP!), mi perdo le band iniziali, ben quattro, tra le quali, oltre a Methedras e Brain Dead, spiccavano i tecnicissimi Urto e i mai domi Ancient Dome ma, come si suol dire, “That's businness”...
Ad ogni modo, alle 21 circa, iniziano gli headliner, i veterani della Bay Area, gli Heathen, forti di un nuovo e stupendo album come “The Evolution Of Chaos”, qui riproposto in molti dei suoi capitoli.
Il quintetto di Frisco appare subito in grande spolvero, infatti, dall'attacco di “Dying Season”, il nutrito gruppo di presenti comprende di essere di fronte ad una band a tutti gli effetti e non ad un manipolo di “vecchi”, riunitisi solo per nostalgia!
La voce di David White non ha affatto subito i danni del tempo e il pelato singer si sbatte davvero come un forsennato, riuscendo sin da subito ad estasiare la folla, che, suo “malgrado” è già martoriata dai fendenti assestati dagli altri quattro musicisti.
Ottima la scaletta che pesca da tutti e tre i full lenght prodotti dagli inossidabili Heathen, quindi se era inevitabile che classici come “Death By Hanging”, “Goblin's Blade” o ancora “Save The Skull”, tratti dal micidiale debut “Breaking The Silence”, scatenassero un violento pogo, non sono da meno gli estratti dall'ultimo disco, dal quale si innalzano “No Stone Unturned” e “Fade Away” col suo giro Exodusiano, forgiato da Lee Altus (in forza anche negli Exodus guardacaso!).
Le due asce, brandite dal già citato founding member e dall'altrettanto preparato Kragen Lum, non si danno tregua l'un l'altra, duellando senza sosta tra solos esagitati e riffoni da Mosh estremo ma, anche cesellando trame (su disco) fin troppo elaborate, come quelle di “Victims Of Deception”, questa sera riportato in auge per merito di “Opiate The Masses”, “Prisoners Of Fate” e la conclusiva e lancinante “Hypnotized”.
Tra un coro “Heathen, Heathen...” e l'altro, oltre al sudatissimo Dave, che non perde un filo di fiato durante lo show, come non citare l'apporto dato da Jon Torres (già nei Laaz Rockit tra gli altri) al basso e di Darren Minter alla batteria, impegnati nelle intricate partiture, da molti anni ormai trademark del mai banale act californiano.
Bene, tirando le somme, devo dire che questo è stato proprio un concerto sopra le righe, tale è stata la precisione e il coinvolgimento messo in mostra dagli Heathen, che a dispetto della scarsa fama, fanno letteralmente il culo ad una miriade di pseudo gruppi ben più blasonati (avete sentito anche voi “metallica”???) ve lo assicuro!
Report a cura di Alessio Aondio
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