Wacken. 100000 persone divise in 18 campeggi, 150 litri di birra spillati al minuto, 4 palchi, 140000 KW d impianto luci e circa 200000 di stereo, ogni giorno 18 ore di musica senza interruzioni. E tutto con l’organizzazione più accurata che si possa immaginare: dall’ingresso del campeggio, alle navetta per l’aeroporto, dalla pulizia dei bagni al servizio di sicurezza. Tutto funziona perfettamente. Si riparte per l'ultimo giorno!
Presenti a Wacken praticamente ogni due anni, ai Rage tocca un posto abbastanza scarso nella bill. Lo slot di una sola ora a loro riservato soprattutto dall'una del pomeriggio alle due non è infatti un gran chè ma i fan della band non tardano ad affollare il pit. Dato che sli abbiamo visti l'ultima volta sul True Metal Stage nel 2007 con l’orchestra, ci aspettiamo un concerto simile da Peavy, Victor Smolski e Andrè Hilgers. Oggi Peavy, frontman e creatoivo del gruppo ha deciso di invitare un po’ di amici sul palco. Dopo "Carved In Stone" e "Higher Than The Sky", arriva infatti a Hansi Kursch dei Blind Guardian e canta con lui su "Set This World On Fire" e su "All I Want". Wow è ottima e l’attenzione resta alta anche per "Invisible Horizons". Più sinfoniche "Lord Of The Flies" e "From The Cradle To The Grave" canta Jen Majura, dei Rage e ex-Blind Guardian come guest vocalist. Si riusonano album recenti con "Down" prima che Schmier lasci cantare Eric Fish dei Subway To Sally per sentire "Gib Dich Nie Auf". "Soundchaser" è l’ultima a chiudere il set e pare che il concerto sia stato tagliato per il ritardo con i guest. Uno show bello che ha offerto qualcosa di diverso a chi come noi ha sentito questo gruppo tantissime volte
Di nuovo i Testament spiegano come si fa thrash metal. Poche storie, per me è la bend migliore del Thrash americano (adoro davvero la voce di Chuck Billy, il cantante) oggi. Davvero in grinta un certo Paul Bostaph dietro alla batteria ne sa giusto un po’ di thrash lui, due chitarristi del calibro di Skolnick e Peterson, un bassista come Greg Christian. ovviamente, appena iniziano buttano tutto per aria! Bellima The Preacher ma anche Into the Pit e la fantasstica Over the Wall chiude il concertone The Formation Of Damnation
I Cathedral mitici inglesi salgono sul palco verso mezzogiorno, e iniziano a piazzare colpi durissimi, il loro doom lento, opprimente e lentissimo: il mio amico l'ha detto “l'ora più lunga della mia esistenza”. Nel mentre che si esibivano, s'è pure oscurato dietro una nuvola il sole, che avrebbe rifatto capolino solo alla finedi Lee Dorrian e soci, sarà un caso, però...
Cancellati i Kampfar ne abbiamo approfittato per scoprire il potere rigenerante della Redbull. Stavamo letteralmente crollando, è bastata una lattina per rimetterci in piedi. Non so cosa di cosa sia fatta, ma figa... Peraltro abbiamo anche scoperto che è colore della birra, e non rosa come pensavamo.
Dopo aver visto collassare Demmel all’Alcatraz a Milano di due anni fa, la voglia di rivedere un concert dei Machine Head era tant. Per chi volesse assistere a un concerto di Rob Flynn e soci. Sperando che Phil stesse bene. Per fortuna, abbiamo imbroccato una di quelle serate in cui Demmel è riuscito a stare in piedi. Inizia tutto con l’”Ave Satani” come intro, per poi partire a fuoco con “Imperium”, uno dei migliori brani del gruppo. Rob Flynn come sempre è in ottima forma e fa il suo lavoro da frontman, interagendo con il pubblico e entusiasmandolo a dovere. Seguono “Beautiful morning” e “None but my own”, ma il bello, signori, sta per arrivare: “Old” da manda in delirio ed ecco che i primi circle pit, invocati a gran voce da Flynn. Il culmine dell’esibizione si tocca però con la “Aesthetics of hate”, uno dei più grandi brani dell'ultimo “The blackening”. Dopo “Bulldozer”, il gruppo decide di rilassarsi un attimo con brano lento “The burning red” per poi chiudere alla grande: la tripletta “Struck a nerve”, “Halo l’immancabile conclusiva “Davidian”. Dopo un concerto di questo calibro, non vediamo l’ora di rivedere la band in azione su qualche altro palco. Aver partecipato al circle-pit più grosso della storia di Wacken non ha prezzo!
Axel Rudi Pell il ragazzo dal capello super cotonato si presenta in camicetta bianca scollata e con lo sguardo da marpione, si mette in posa, fa lo duro, getta in campo tutto lo stereotipo del rocker sgamato. ascoltando la band di un chitarrista solista, si potrebbe pensare uno sbilanciamento in favore dei i virtuosismi di Axel, invece tutto alla fine sono le canzoni hanno un buon equilibrio anche con gli altri componenti del gruppo che non restano affatto in secondo piano. Di contrio, i compagni del biondo chitarrista si fanno vedere nel loro spazio e coinvolgono il più possibile i fan, in particolare il cantante Johnny Gioeli e il talento di Mike Terrana un altro che oggi mette a dura prova le sue vertebre.
I Saxon a Wacken ormai non possono mancare, il pubblico è presente e non come nel 2004 anche perché lo show è stato diretto e senza troppe distrazioni, così come deve essere uno show heavy metal. Una carrellata di classici le canzoni della band fa saltare e cantare tutti per tutto il tempo dello show. ottimi e grande Biff, moriranno tutti suonando.
Gwar show stupendo dal punto di vista delle luci. Manichini decapitati, sangue litri, un dinosauro di cartapesta, Michael Jackson...divertentissimi e belli da vedere, ma per non più di tre o quattro canzoni, perché alla fine non sono niente di troppo vario, e alla finische che i pezzi sono davvero tutti molto simili.
Korpiklaani
Report a cura di Dimitri Borrellini
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