Il clima da stamattina non è proprio così clemente come lo è stato nella giornata di ieri, e se nel primo pomeriggio si tratta solo di quella fastidiosissima pioggerellina fine, man mano inizia a piovere sul serio, ed anche a fare piuttosto freddo, scendendo sotto i 10 gradi. E' il primo assaggio della classica estate finladese, nell'unico posto dove puoi trovarti tutte e quattro le stagioni nel giro di una settimana.
L'assenza dei RATT ed il maltempo incidono comunque non poco su questa seconda giornata, che registra circa un quarto delle presenze rispetto al Giovedì. Da subito gli effetti del cambio di scaletta: di fronte ai primi arrivati sul palco secondario si esibiscono i locali Parasite City, punk/rock band fresca di secondo album. Niente che faccia gridare al miracolo, anche se la formazione con base a Tampere ci mette un buon entusiasmo sotto la prima pioggia, per cercare di sfruttare questa buona occasione arrivata all'ultimo minuto per via dell'abbandono dei RATT.
Altro risultato dei cambi è che gli inglesi Glamour Of The Kill si spostano sul main stage, ed Tarot vengono posticipati di tre ore e mezza, andando a prendere quel vuoto lasciato nel finale di giornata. Personalmente proprio non riesco a giudicare il metalcore della formazione d'oltremanica, che va ben al di fuori dei miei gusti di competenza.
Con un album all'attivo ed un secondo probabilmente in arrivo, i quattro sembrano divertirsi sul palco, anche se sono davvero pochi gli spettatori là davanti. Nulla da dire sulla musica, pur non apprezzando granchè le linee vocali del singer Davey, e per il sottoscritto diventa quindi ora di pranzo.
Giusto il tempo di finire un buon “Dimmu Burger” ed incomincia l'esibizione dei Whitechapel, Death/Grindcore band americana, un mix che non sarebbe poi troppo male se non per le influenze moderne che poco di buono hanno fatto negli ultimi 10 anni oltreoceano. Ad ogni modo il gruppo statunitense si presenta con una musica aggressiva e potente, che ricorda un pò in certe parti i Black Dahlia Murder, tra estratti dal loro appena uscito “A New Era Of Corruption”, e qualche traccia del debutto “This Is Exile”. Particolarmente energico il cantante, che coi suoi cerchi nelle orecchie in stile africano fa un pò impressione. Tutto sommato una buona prova, che scatena anche un leggero mosh-pit nel centro.
La prima band davvero degna di nota di questo piovoso Venerdì sono i Death Angel, che però si fa attendere per un pò più del dovuto, nel momento in cui piove con la maggiore intensità. A settembre uscirà il nuovo disco, ma nel frattempo la band investe i suoi fans - finalmente arrivati a qualche migliaio all'interno del festival – a suon di “Killing Season”, senza dimenticare ovviamente i classici come “The Ultra-Violence” e “Kill As One”.
Ero davvero rimasto colpito dalla band filippino-statunitense quando li vidi per la prima volta nel tour di “The Art Of Dying”, e pur non facendo certo la stessa impressione, devo dire che la macchina dell'angelo della morte è ancora ben oliata e perfettamente funzionante.
Lo si capisce già da “Lord Of Hate”, che con canzoni come “Carnival Justice” conferma ancora anche la buona ispirazione che la band ha avuto nel recente passato. Trascinata dal trio Osegueda/Cavestany/Aguilar, la formazione offre quindi uno show piuttosto convincente, tant'è che quasi non ci si accorge che è ormai ora del prossimo gruppo sull'altro palco. Mark Osegueda ci lascia quindi con la promessa (smentita solo due giorni dopo) di tornare in tour a Novembre/Dicembre. Peccato che le date del tour con Kreator ed Exodus dicano diversamente.
Gli August Burns Red sono una giovane formazione americana, il che vuol dire ancora metalcore, con qualche influenza prog. Davvero non trovo nulla di così speciale in questa band, e non capisco la posizione così avanzata in scaletta.
Col microfono avvolto “a banana” in un nastro adesivo rosa per evitare di bagnarlo, il cantante si presenta quindi sul palco in tenuta decisamente estiva, tant'è che visto il clima capisco perchè continua a muoversi a destra e sinistra. “Thirty And Seven”, “White Washed”, “Meddler”, sono alcuni dei pezzi proposti dall'ultimo “Constellations”, in uno show che stenta davvero a decollare, tant'è che non sembra proprio prendere granchè il pubblico, che pensa più a cercare di evitare la pioggia.
Pioggia che invece diventa quasi irrilevante quando sul main stage arriva l'ora dei fratelli Hietala e dei loro Tarot. La band ha preso una grande popolarità quando i Nightwish in cui milita Marco hanno iniziato ad avere successo internazionale, mentre in pochi sanno invece che il tastierista Janne Tolsa fa anche parte degli eccentrici Turmion Kätilöt (gruppo industrial finlandese).
In promozione del nuovo “Gravity Of Light”, l'esibizione non poteva non iniziare con brani come “Satan Is Dead” ed “Hell Knows”, spostandosi man mano su canzoni più datate. Clima piuttosto rilassato sul palco, con Zachary che si fuma varie sigarette e Marco che si prende gli applausi dei fans accaniti nelle prime file. Nel finale “Wings Of Darkness” prima, e la conclusiva “Crows Fly Black” poi, infiammano l'atmosfera ancora di più, a conclusione di una prova forse non eccelsa ma senza dubbio positiva.
Il momento per me migliore della giornata è però quello degli headliner del second stage: i canadesi Anvil. Era da anni che non vedevo il trio capitanato da Steve “Lips” Kudlow in azione, e l'attesa non è stata certo delusa. A partire da “March Of The Crabs” e “666”, per chiudere con capolavori come “Mad Dog”, “Forged In Fire” e “Metal On Metal”, la formazione americana ha ancora il suo vecchio smalto e tira vuori i denti quando si tratta di far vedere di quanto è capace al gran numero di fans raggruppati davanti al palco incitando i propri idoli.
E parte dello show sono anche le divertenti facce che il duo Kudlow/Gyorffy regala al pubblico, mentre il ferro è caldo, e sull'incudine si batte metallo pesante in gran quantità, senza raffreddarsi neanche con la pioggia battente. Signore e Signori, ancora una volta, gli Anvil!
E dopo questo grande show, ci voleva qualcosa di davvero epico per sorpassarlo, invece qui inizia la parte peggiore della giornata. Il signor Glenn Danzig non solo si presenta sul palco con un ora di ritardo (superando addirittura quello di Axl Rose la settimana prima), ma dopo l'entusiasmo iniziale pare subito piuttosto svogliato, accompagnato anche da dei suoni non certo ottimali, che lo fanno anche litigare col tecnico. Senza contare inoltre il divieto assoluto di scattare fotografie durante tutta l'esibizione.
Dopo poco dall'inizio dello show, sensibilmente in ritardo, e di qualità piuttosto scadente, me ne vado quindi deluso in centro verso l'Yo-Talo, dove si svolge la seconda serata dell'NKM Fest con Profane Omen, Sotajumala, Axegressor e Carcadial.
Senza ombra di dubbio, padroni assoluti di questo Venerdì sono stati Anvil e Death Angel.
Foto:
Anvil
Tarot
August Burns Red
Death Angel
Whitechapel
Glamour Of The Kill
Parasite City
Report a cura di Marco Manzi
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