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Sauna Open Air 2010 - Day 3 - 6/12/2010 - Eteläpuisto - Tampere

Smette di piovere nel primo pomeriggio del Sabato, in cui l'affluenza pare anche di poco maggiore alle scarse circa 5000 persone accorse il giorno prima. In compenso si alza un insopportabile vento freddo che va scendere ancora di più la temperatura, che arriva a +4/+5 gradi. Tutto normale, basta pensare che lo scorso anno era andato anche sotto zero, magra consolazione per cercare di riscaldarsi.
Quest'oggi si apre ancora prima, e per una volta i primi ad esibirsi hanno almeno una mezz'ora di tempo per vedere l'area popolarsi di spettatori, invece degli scarsi 15 minuti dei due giorni precedenti. Ad aprire le danze sono sul main stage i Suburban Tribe, in una giornata quasi interamente dedicata al metallo finlandese ad eccezione di due sole band.
Il gruppo guidato da Ville Tuomi, che si presenta in giacca verde ed elmetto militare, con tanto di occhiali da sole (come se fosse una bella giornata), ha sorprendentemente più tempo a disposizione del successivo, e cerca di sfruttare questi 45 minuti per promuovere l'ultimo “Now And Ever After”, ottavo disco della loro più che quindecennale carriera. L'entusiasmo offerto dal singer non è accolto alla pari dal pubblico, che rimane un pò freddo, visto anche il clima e ancora la pioggia che infastidisce.
Sul palco piccolo subito dopo salgono invece i Doom Unit, preceduti dalla musica di Indiana Jones come intro (e a giudicare da quanto sentito nell'arco del festival certe volte davvero credo che i gruppi finlandesi potrebbero fare un contest su chi ha l'intro più strana). Avendo già visto i quattro all'opera lo scorso inverno, più o meno so cosa aspettarmi da questa davvero recente heavy metal band, con all'attivo il solo “Cross The Line”, uscito lo scorso anno. Buona esibizione, su cui spiccano le hit “Killing Time” e “Chameleon”, e particolari come sempre le pose del bassista Nahka che si piega in perpendicolare.
C'è sempre (o quasi) una prima volta, e dopo ben 30 anni dalla nascita, ecco che i Grave Digger si trovano per la prima volta a suonare in Finlandia. Anche se la posizione nel running order non rende giustizia alla carriera del gruppo, i cinque vengono accolti con entusiasmo dai seguaci del Power Metal di stampo teutonico, Chris e compagni partono subito coi primi tre brani dell'ultimo “Ballads Of A Hangman”, interrotte da “The Round Table” del periodo Excalibur. E' la prima volta che vedo la band senza Manni, sostituito da Axel Ritt, mentre poco prima l'uscita di Thilo dalla band segnava il fallito tentativo di aggiungere una seconda chitarra al sound attuale del becchino.
L'impressione tutto sommato è buona, e c'è da dire che Chris mostra comunque sempre buone qualità come frontman, mentre un pò in disparte se ne sta il bassista Jens Becker. Si prosegue con “Lionheart”, “Killing Time” (non la stessa dei Doom Unit) ed “Excalibur” prima del singolo “Pray”, che ci introduce alla seconda metà dello show.
Qui invece che dare spazio a dischi come “The Last Supper”, e con una nota senza dubbio meno negativa “Rheingold”, avrei magari preferito qualche canzone più datata dell'era 90ies, ma ci accontentiamo e godiamo del finale, a partire da “Knight Of The Cross”, la spettacolare “Rebellion” (su cui giustamente si mette a piovere più forte), ed infine la classica “Heavy Metal Breakdown”. Prova non del tutto soddisfacente pur sempre col pollice alto, ma direi che si sarebbe potuto fare di più, e senza nulla togliere al bravo Ritt, magari un Manni Schmidt avrebbe potuto fare la differenza.
Si corre dunque nuovamente dall'altra parte per i Peer Gunt, celebre trio hard rock finlandese in stile Motorhead, ovviamente senza lo stesso carisma di Lemmy. Qualche brano offerto dal più recente “Buck The Odds”, anche se il gruppo vive in particolare della fama dei primi tre dischi, risalenti alla seconda metà degli anni '80.
Un pò statici i due davanti, Timo Nikki e Pete Pohjanniemi, che fanno un pò fatica a fare presa sul pubblico, eccezione fatta per il nocciolo duro dei fans. Quando finalmente lo show riesce un pò a decollare, è però già ora di chiudere, e quindi il microfono (ed il main stage) passa agli Stam1na, band al giorno d'oggi ben più quotata qui in Finlandia.
Dopo aver sbancato i Finnish Metal Awards due edizioni or sono, il gruppo della Karelia si è proiettato rapidamente tra i gruppi di punta della scena nazionale col suo prog/thrash metal, ed il risultato è la schiera di fans, soprattutto femminili, che li acclamano prima ancora dell'inizio del concerto.
Dall'intro del recente “Viimeinen Atlantis”, col sorriso stampato sulle labbra, i cinque si presentano pieni di energie, forti anche del fatto che finalmente escono i primi raggi di sole in questa gelida giornata di Giugno. Un'esibizione piuttosto coinvolgente, che fa leva sugli ultimi due lavori in particolare, un pò anche a furor di popolo visti i riscontri eccellenti della critica.
Col clima che inizia a rasserenarsi quindi, dopo questa buona parentesi, ci si sposta di nuovo all'altro palco per i Poisonblack, che guidata dall'ex cantante dei Sentenced, porta con se tutta una schiera di fans del gothic metal finlandese nella piccola fossa di fronte alle transenne.
“Of Rust And Bones”, ultima fatica dei cinque, apre lo show con la sua opener “Sun Shines Black”, e subito vediamo ragazzine dai capelli multicolore in adorazione.
Altri brani nuovi come “Casket Case” e “Buried Alive”, si alternano a tracce più datate, il tutto forse deprimendo un pò il mood venutosi a creare con lo show degli Stam1na grazie a queste canzoni malinconiche e un pò depressive. Lo spettacolo sembra però piacere ai fans, ed alla fine è quello che più conta.
Dopo un'ora precisa, Ville Laihiala e compagni ci lasciano, e si riprende dal palco principale con gli Amorphis guidati da Tomi Joutsen.
Partenza affidata all'ultimo “Skyforger”, che ha fatto vincere alla band diversi premi ai Metal Awards di pochi mesi fa, con il baffuto cantante che agita i suoi lunghissimi rasta, mentre usa una specie di strano microfono dallo stile piuttosto bizzarro.
L'ex formazione di Pasi Koskinen ha una sua solida base di fans, che non mancano di far sentire la loro voce durante l'esibizione, mentre si prosegue tra “Perkele (The God Of Fire)”, “The Castaway” e “From The Heaven Of My Heart”. Buona la prestazione delle due colonne portanti della band, Holopainen e Koivusaari, a ben supportare Joutsen, in questo show dalla durata di un'ora.
E dopo “Skyforger”, il finale è affidato a “My Kantele”, che lascia il pubblico con una esibizione tutto sommato senza troppi sussulti, quando invece sull'altro palco sono oramai pronti gli Hail!.
Il supergruppo guidato da Tim “Ripper” Owens porta una ventata di allegria (che si contrappone alle ventate gelide quelle vere) ed un vero clima di festa sul palco, a partire dall'iniziale “Ace Of Spades”.
Ovviamente tutto il pubblico conosce le canzoni, o la maggior parte di esse, e questo aiuta di molto nella riuscita dello show, che prosegue tra “Refuse/Resist” e “Symphony Of Destruction”, prendendo dalla band di Andreas Kisser e l'ex formazione del ora nuovo bassista James LoMenzo. Momento di commozione quando arriva la dedica a Ronnie James Dio per “Stand Up & Shout”, e così pure con la successiva “SIC” degli Slipknot, messa in repertorio in onore del defunto Paul Gray, che sarebbe dovuto trovarsi qui quest'oggi.
Dopo queste dediche è invece l'ora di festeggiare con qualche amico, e riportandoci indietro di un paio di sere coi KISS, arriva “Cold Gin”, in cui si presentano a suonare anche Rob Cavestany e Mark Osegueda dei Death Angel!
Dopo “The Number Of The Beast” di maideniana memoria, mentre il pubblico già bello caldo viene aizzato ancora di più dal buon Ripper, seguita da “Breaking The Law”, il cantante si prende una pausa per dare spazio a Marco Hietala, che ci regala una interessante versione di “Neon Knights”. Palla di nuovo ai Sepultura con “Territory”, ed infine “Paranoid” chiude tra gli applausi questa esibizione, che mostra quanto ci si possa divertire sia sopra che davanti al palco quando l'atmosfera è quella giusta.
Un plauso a questa all-star band che davvero suona al solo scopo di divertirsi e divertire, e riuscendoci senza neanche troppo sforzo.
Siamo quindi giunti al gruppo conclusivo, e quando si tratta di festival finlandesi è una posizione spesso occupata dai Sonata Arctica. Sorprendentemente pare sia quasi più oggi il pubblico che la sera prima per Danzig, anche se lo spettacolo è praticamente una copia di quanto visto nelle ultime uscite del gruppo capitanato da Toni Kakko, a giudicare dalla setlist.
Ad ogni modo la suggestiva partenza con “Everything Fades To Gray”/”Flag In The Ground”/”The Last Amazing Grays” ha il suo effetto, incantando soprattutto le ragazzine là davanti, e regalando un'esperienza interessante ai bimbi che si trovano nelle prime file coi loro papà (davvero una cultura diversa rispetto al “belpaese”...).
Mancano per la maggior parte i classici, e questo a mio avviso fa un pò scadere la prestazione del gruppo scandinavo, che offre dal vecchio repertorio solo “FullMoon”, “The 8th Commandment” e “Last Drop Falls”. In conclusione arriva come di consueto “Don't Say A Word”, seguita dalla solita canzoncina della vodka e l'outro dell'ultimo disco.
Uno show quindi non eccezionale, che senza lasciare troppo il segno fa come la canzone di chiusura, svanisce nel grigio.

Termina così l'ultima giornata di questa edizione 2010 del Sauna Open Air, che vede protagonisti soprattutto gli Hail!, anche se pure Stam1na, Amorphis e Grave Digger a modo loro non hanno sfigurato. Per quanto riguarda il festival una organizzazione nel complesso efficiente ha permesso lo svolgersi dell'evento senza grossi intoppi, peccato per il clima in stile “tipica estate finlandese”, che ha penalizzato in modo piuttosto significativo gli ultimi due giorni, contribuendo probabilmente anche a diminuire le presenze.
Per contro l'edizione 2010 vede il grande successo dei KISS, così come altri gruppi molto validi alla ribalta. In attesa di vedere cosa riserverà il 2011, si può tornare a casa senza dubbio soddisfatti dell'esperienza, anche se stanchi ed infreddoliti.


Foto:
Sonata Arctica


Hail!


Amorphis


Poisonblack


Stam1na


Peer Gunt


Grave Digger


Doom Unit


Suburban Tribe


Report a cura di Marco Manzi

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