Come da sempre l'uscita di un nuovo album degli Iron Maiden sancisce anche un tour mondiale di dimensioni mastodontiche con relativa data italiana. Ecco quindi che pochi giorni dopo l'uscita di "The Final Frontier", quindicesimo sigillo di un qualcosa sempre più definibile come leggenda piuttosto che semplice band, sbarca a Codroipo (Udine) l'unica tappa nello stivale del "The Final Frontier World Tour". Lo scenario è quello di della suggestiva Villa Manin, un villone storico immerso nei forti colori della campagna friulana, una cornice pittoresca che rafforza l'atmosfera di un'aura di festa e di grande musica. Complimenti quindi per la scelta della location, forse la migliore che abbia mai visto. Arriviamo in questo piccolo paradiso dell'heavy metal a metà pomeriggio e gia i fan sono numerosissimi, a fine serata si raggiungeranno gli 11spettatori, con molte persone venute dai vicini paesi dell'est per assistere ad uno dei famosi spettacoli della Vergine, Vergine comunque affamata di soldi visto il prezzo del biglietto che si farà ricordate e l'eccessivo costo del merchandise, andato comunque letteralmente a ruba. Si nota subito la presenza di una sorta di zona privilegiata divisa dal resto del cortile tramite una transenna, situata subito sotto il palco, una zona dove ancora non ci è chiaro chi poteva avere accesso e dove i fan più fortunati, oltre che assistere allo spettacolo da vicino, erano anche meno pressati dal resto della massa di persone, c'era chi addirittura assisteva spaparazzato sul prato al concerto mentre le altre migliaia di persone dietro imprecavano insulti di vario tipo per questa suddivisione inspiegabile, che io sappia il prezzo del biglietto era uguale per tutti. Detto questo passiamo alla sostanza. Alle 19.30 salgono sul palco i nostrani Labyrinth, accolti calorosamente dal pubblico e galvanizzati dalla prestigiosa opportunità di supporto a una leggenda vivente. Il loro show ha compreso una manciata di brani usati per riscaldare la folla, che ben risponde alla prova dei toscani, ottimi musicisti a livello di qualità ma non di certo dei maestri nella tenuta del palco, in particolar modo il frontman Tiranti, gran voce dimostrata per l'ennesima volta ma da rivedere sotto il punto di vista del coinvolgimento. I ragazzi svolgono comunque il loro gran lavoro e preparano bene il terreno per quello che sta per salire sul palco. Con 15 minuti d'anticipo, introdotti dall'imancabile registrazione della cover di "Doctor Doctor" degli UFO, gli Iron Maiden fanno il loro ingresso on stage, trasformato in una sorta di astronave galattica contornata da una merea di luci e effetti visivi stupefacenti, lo fanno sulle note di "The Wicker Man" che scatena subito il delirio tra le migliaia magliette raffiguranti il faccione di Eddie. La serata sarà incentrata in gran parte sulle produzioni del nuovo millennio, gli anni della rinascita di Harris e compagni, che pare si sentano molto a loro agio nel riproporre queste ultime composizioni, l'impressione è infatti quella di una formazione in grandissima forma e che crede nel proprio repertorio recente, in particolar modo vanno segnalate le prove maiuscole di un Bruce Dickinson che sembra non invecchiare mai e di un Janick Gers oramai ben lontano dell'ingiusta etichetta di ombra del duo storico Murray-Smith. Da "Brave New World", l'album di ritorno, vengono estratte anche "Ghost Of Navigator" e "Blood Brothers", quest'ultima dedicata a Ronnie James Dio e sulla quale si crea uno dei momenti più caldi e intimi dell'intera performance. Largo spazio anche per "Dance Of Death" dove viene riproposta la titletrack, "Wildest Dreams" e "No More Lies", mentre per la precedente uscita, "A Matter Of Life And Death", si fanno sentire le ottime "These Colours Don't Run" e "The Reincarnation Of Benjamin Breeg". Dall'ultimo album viene estratta solo "El Dorado", comunque ben accolta e che suscita nella band una certa soddifsazione nel vedere la calorosa risposta del pubblico italiano. Della produzione '90 c'è spazio solo per l'immancabile "Fear Of The Dark" mentre a rappresentare i primi lavori ci pensano "Wrathchild" e "Iron Maiden", sulle note di quest'ultima fa il suo ingresso sul palco la mascotte Eddie, questa volta versione alieno come rappresentato sulla copertina di "The Final Frontier", ingaggiando un duello con Gers prima e una schitarrata dalle parti di Murray dopo. Piccola pausa intrattenuta dal mitico e instancabile Nico e si riparte con "The Number Of The Beast", seguita da "Hallowe Be Thy Name" dove la sezione di chitarra del trio Murray-Smith-Gers da il meglio di se. A chiudere come di consueto troviamo "Running Free" dove l'ancora lucidissimo Bruce presenta uno per uno i membri della band per una fine di un concerto che facilmente si farà dimenticare. I fan hanno fame, ne vogliono ancora e chiamano estenuanti i propri eroi, lo show però è finito e ci si rende ben presto conto che quello a cui si ha assistito è l'ennesimo sigillo della storia di un gruppo che dal vivo fa sempre sognare e ricordare alla gente perchè loro sono la band di maggior successo del panorama Heavy Metal. 30 anni fa esatti gli Iron Maiden fecero il loro primo concerto in Italia, una band giovane che sprigionava energia e rock'n'roll come pochi altri ai tempi sapevano fare, 30 anni dopo il tempo sembra non essere passato e con la stessa intensità ed energia queste 6 colonne irremovibili hanno mandato a casa 11mila fan col sorriso sul volto ancora una volta. Immortali.
Setlist Iron Maiden:
1. The Wicker Man
2. Ghost Of The Navigator
3. Wrathchild
4. El Dorado
5. Dance Of Death
6. The Reincarnation Of Benjamin Breeg
7. These Colours Don't Run
8. Blood Brothers
9. Wildest Dreams
10. No More Lies
11. Brave New World
12. Fear Of The Dark
13. Iron Maiden
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14. The Number of the Beast
15. Hallowed Be Thy Name
16. Running Free
Report a cura di Thomas Ciapponi
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