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Party.San 2010 - Day 2 - 8/13/2010 - *** - Bad Berka (DE)

Venerdì 13, giornata certo non fortunata molti direbbero, ed in effetti la situazione meteorologica non è certo delle migliori, con macchine e persino i minibus delle band che vengono trainati avanti e indietro dai rimorchi, dato che altrimenti sarebbe impossibile muoversi in questo fango infernale. Ma l'attesa per certe bands della giornata odierna, Autopsy su tutti, è troppo grande per scoraggiare gli intrepidi seguaci del metallo, che si presentano infatti ancora più numerosi all'appuntamento.
Come di consueto il secondo e terzo giorno si incomincia nel primissimo pomeriggio, quindi giusto il tempo di doccia, pranzo veloce e naturalmente qualche birretta (ma anche una bibita energetica per compensare la nottata quasi insonne!), eccoci già pronti per iniziare con un'altra band olandese, gli Onheil. Diciamo pure che l'Olanda sta sfornando un sacco di gruppi piuttosto validi negli ultimi anni, sfatando il mito di paese in cui vanno solo quei gruppi gothic guidati da avvenenti donzelle.
Non conoscendo la band a priori però, nello scarso tempo a disposizione non me la sento di giudicare così a fondo la formazione guidata dal cantante/chitarrista Amok. Senz'altro la formazione è abbastanza rodata, dato che la band è attiva da ormai oltre 10 anni. Gli auguriamo quindi buona fortuna dopo che finalmente lo scorso anno sono riusciti a pubblicare il loro primo full-length.
La bizzarria regna invece sovrana quando tocca al Death/Grindcore dei Milking The Goatmachine. Se il nome vi sembra strano, guardateli suonare dal vivo!
I quattro componenti della band, 2 regolari e 2 turnisti, si presentano infatti con delle maschere da caproni esibendosi per tutta la durata del concerto in questo modo (per fortuna non faceva proprio caldo...), ed a quanto pare si danno davvero da fare nel loro “culto caprese”. Altra cosa interessante è che la “capra cantante” è il batterista, mentre gli altri agitano le loro testone di plastica in un headbanging sfrenato.
Anche questo è intrattenimento, e se non altro il pubblico sembra divertito, o almeno incuriosito da questi strani ragazzi tedeschi amanti delle capre.
Dopo la loro apparizione nel 2008, tornano più che volentieri sul palco del Party.San gli statunitensi Lividity. La differenza sta nel fatto che se 2 anni fa c'era un sole e un caldo notevoli, questa volta in concomitanza col loro show si scatena un pò il diluvio, con gran parte della gente che corre ai ripari sotto i tendoni, sottoscritto compreso.
Per il resto nulla di troppo diverso da quanto visto la volta scorsa, sulla scia della band precedente, ovviamente con più esperienza alle spalle, ancora Grindcore, che in questo caso ha una straordinaria affinità con il rumore che fa la catena del wc di casa quando si tira l'acqua. Ci vuole del talento anche per questo direi!
Oggettivamente però non ho nulla contro i Lividity, anzi a piccole dosi non sono neanche male, però diciamo che posso tranquillamente sopravvivere all'essermi perso gran parte dello show a causa della pioggia.
Col fango che inizia ad intrappolare sempre più pesantemente gli scarponi, si ritorna invece davanti al palco in vista dei thrashers Suicidal Angels, che sorprendentemente hanno una setlist davvero breve, dato che l'esibizione dura solo mezz'ora scarsa. I greci, estremamente prolifici a livello di releases negli ultimi anni, danno comunque buona prova di sè, anche se davvero il tempo a loro disposizione è pochissimo.
Tra i brani suonati in questa breve setlist ricordiamo “Bloodthirsty”, “Vomit On The Cross” e la conclusiva “Apokathilosis”. C'è quindi un pò di tempo in più per una bevuta prima di uno di quei gruppi che ero davvero curioso di vedere: gli Origin.
Diciamo che non sono stato forse entusiasmato alla follia, ma la band del Kansas mi ha decisamente convinto, sia nella prova del nuovo innesto, il cantante Mica Meneke, che per quanto riguarda l'esibizione di Paul Ryan e compagni, senza dubbio efficacie a giudicare da come gli spettatori rimangono catturati.
E poi non passa certo inosservato il frenetico Mike Flores al basso, che si agita come una formica impazzita dall'iniziale “Staring From The Abyss”, fino alla conclusiva “Portal”. Sono rimasto colpito specialmente dagli arpeggi delle chitarre e la bravura di John Longstreth alla batteria. Ma d'altra parte quando mi trovo davanti un buon Death Metal tecnico suonato come si deve, rimango sempre impressionato in modo positivo. Pollici in su quindi per la band statunitense, mentre si sta per scatenare un pò di confusione.
Infatti a quanto pare gli Ofermod si sono persi (o più probabilmente impantanati) per strada, e quindi tocca ai Demonical anticipare il loro show, sempre sotto la pioggia quasi incessante. Così uno zuppo Widda deve sfoderare tutta la sua grinta per incitare il pubblico durante il concerto della band svedese, tra cui milita il drummer dei connazionali Grave.
La band si concentra maggiormente sui brani del secondo disco, e credo che l'atmosfera da festival faccia abbastanza bene ai quattro, dato che la resa pare migliore rispetto al tour primaverile di supporto ai Destroyer 666.
Vivaci e convincenti quindi, i Demonical sfruttano a dovere questa opportunità per farsi conoscere meglio in Europa centrale, per di più si può aggiungere che nel frattempo i fans davanti al palco si sono fatti sempre più numerosi. Motivo? Diciamo che da qui in avanti la serata è fatta quasi per intero di portate principali.
Mentre ancora non c'è traccia dei loro connazionali dispersi nelle campagne, sono i The Crown la seconda band a dover scendere di una posizione in scaletta. Gli svedesi si sono riformati da poco dopo essersi sciolti nel 2004, e con il nuovo album in arrivo a Settembre, non può fare che bene apparire davanti al pubblico in questa serie di festival estivi.
Il loro Death/Thrash metal è perfettamente incorniciato da degli effetti di luci tra i più azzeccati della giornata, che avvolgono il palco di luci rossastre mentre il baffuto Jonas Stålhammar interpreta con passione le canzoni proposte. Non sono mai stato un grande fan dei The Crown, ma ad essere onesti lo show odierno sembra davvero riuscito, e l'incitamento della folla lì davanti ne è la prova. Nel frattempo quindi complimenti, e rimaniamo in attesa della prossima uscita di “Doomsday King”.
Finalmente Ofermod! In qualche modo la formazione di Nebiros e Michayah riesce a presentarsi sul palco, impregnandolo di misticità con queste riecheggianti atmosfere oscure e spirituali. Interminabile è la recitazione rituale introduttiva allo show, in cui il bassista Rudra si presta in facce ed espressioni piuttosto buffe mentre Nebiros davanti al leggìo interpreta questa specie di canto rituale.
Quando poi incomincia lo show, secondo me i brani di “Tiamtü” non rendono proprio così bene come da disco, anche se forse la mancanza di concentrazione dovuta alla fame incalzante non aiuta ad apprezzare appieno questa musica. Piccola nota culturale: nei culti mediorientali Tiamtü rappresenta la dea del caos, sconfitta dal dio del Sole, che guardacaso si chiama Belus, come il nuovo disco di Burzum. Chiusa parentesi.
Perciò pur essendo interessante e senza dubbio originale, il finale dello show diventa più una musica di sottofondo ai miei denti che azzannano una pizza innocente. Prometto che mi farò perdonare alla prossima opportunità!
Arriva invece subito dopo il momento di un altro gruppo da me atteso, gli olandesi Asphyx, che ritornano al Party.San dopo lo show esclusivo della reunion nel 2007. Da allora la band si è messa all'opera sfornando un nuovo album (“Death... The Brutal Way”), una compilation, un box set ed un live, tutto per la felicità del merchandise!
Ma a parte queste note di carattere economico, resta da dire che la band si presenta potente, cattiva e pronta a travolgere con la sua musica i suoi fans davvero esaltati, mentre nel frattempo è calato il buio.
Pur prendendo molto dall'ultimo disco (vedi la lunga “The Rack”), sono impressionato dalla carica del quartetto dei Paesi Bassi, che dimostra di essere davvero in buona forma e voglioso di mettersi in mostra. Da notare anche la semplicità con cui Martin Van Drunen tiene in pugno i presenti, e suggestivi diventano i momenti in cui i tre là davanti (ad eccezione ovviamente del drummer) si affiancano al centro roteando le loro chiome impazzite tra riff taglienti che fanno impazzire il pubblico. Ecco quindi che gli Asphyx si confermano ancora una volta. Il Party.San ama loro, loro sembrano amare il Party.San, nulla da aggiungere!
Anche loro presenti nel 2007, I Dying Fetus non si fanno attendere e salgono puntualissimi sul palco (merito anche degli orari davvero ristretti che non lasciano molto margine ai ritardi), subito acclamati da una schiera di fans, quelli che rappresentano il nocciolo duro.
La band di John Gallagher si commenta più o meno da sè, piace o non piace, fa discutere con i suoi testi, ma alla fine è sempre lì a fare il suo lavoro sporco, e negli ultimi tre anni ha anche trovato una certa stabilità nel trio Gallagher/Beasley/Williams. E lo spettacolo è di alto livello, diretto e intenso, che lascia poco respiro nel susseguirsi di successi come ad esempio “One Shot, One Kill”. Insomma, il gruppo americano ci sa fare, ed il mosh-pit sporco ed infangato che si scatena lo testimonia alla perfezione.
Ci avviamo verso la fine di questa giornata emozionante quando Sarke ci porta il suo gruppo solista, costola di Old Man's Child, Satyricon, e chi più ne ha più ne metta nella tradizione Black Metal norvegese. Ma non dimentichiamo la componente Thrash, che è ciò che dà quel tocco particolare in più all'amalgama sonoro del gruppo scandinavo.
Inutile dire che il debutto “Vorunah” viene suonato per intero, visto che il tempo a disposizione è anche più di quello del cd, ma le atmosfere grigie ricreate da questo interessante lavoro, da cui citiamo l'opener “Primitive Killing”, “The Drunken Priest” o ancora la buona “Old”, sono abbastanza per estasiare i numerosissimi blacksters presenti.
E' in questa cornice quindi che Nocturno Culto cattura la folla e la trasporta in questo pur breve viaggio che fa da antipasto più che degno per il tanto atteso ritorno degli Autopsy.
Doveva essere l'unico show europeo, ne hanno confermato un'altro qualche tempo dopo, ma ancora la prima rimane qui al Party.San, per l'attesa reunion dei deathster di primissime origini, che non si vedevano nel vecchio continente da ben 20 anni. E possiamo dire che è la prima quella che conta. Chris Reifert riporta dunque sulle scene questo “mostro sacro” del Death Metal, subito dopo lo scioglimento degli Abscess, e annuncia l'arrivo nel 2011 di un nuovo disco dal titolo “Macabre Eternal”, preceduto dall'EP “The Tomb Within”, che viene proposto questa sera anche in sede live (vedi “Human Genocide”).
Il ritorno è in grande stile, la band forse non è al massimo delle sue capacità, ma ai fans questo poco importa dato che il momento è raro quanto atteso. “Fiend For Blood”, “Severed Survival”, “Dead”, sono solo alcuni dei brani che si alternano nella serata in cui questi chirurghi del Death si prendono una gran dose di applausi dal pubblico del Party.San, che per un'ora dimentica il clima ostile ed i 10 cm di fango.
“Gasping For Air” e “Service For A Vacant Coffin” continuano ad impreziosire questa occasione unica per gli amanti del genere, che si lanciano in headbanging sfrenato mentre i più tranquilli osservano con attenzione tra una birra e l'altra. E quando lo spettacolo finisce sembra sia persino durato troppo poco. Questo quel che succede quando qualcuno ci sa fare. E le aspettative non sono state certo deluse!
Gli Autopsy si autoincoronano degnamente come dominatori di questa seconda giornata, seguiti a mio parere da Asphyx, Origin e Sarke, in mezzo ad un running order comunque di alto livello un pò per tutti i gusti (almeno per gli amanti di Black, Death Metal e/o Grindcore).
Sempre più stanco ed infangato me ne torno quindi nel backstage finchè non iniziano a chiudermisi gli occhi, il che stranamente mi ha permesso di fare una buona dormita in barba al baccano della metal disco notturna!


Foto:
Autopsy

Sarke

Dying Fetus

Asphyx

Ofermod

The Crown

Demonical

Origin

Suicidal Angels

Lividity

Milking The Goatmachine

Onheil

Report a cura di Marco Manzi

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