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Enslaved + Vreid - 3/5/2005 - C-Side - Milano

E’ una serata di metallo pesante quella che avrà luogo oggi al C-Side di Milano, locale insolito per questo genere di spettacoli (è infatti una discoteca), ma che non più di un mese fa ha ospitato la data milanese dei brasiliani Angra. Si tiene infatti il concerto dei norvegesi Enslaved, supportati dai quasi sconosciuti Vreid, entrambe le band orientate su sonorità viking/black di tradizione norvegese.
Poco dopo l’orario stabilito, ovvero le otto e mezza, il locale viene aperto al piccolo gruppo di metallari in attesa davanti alle porte, e subito è evidente il contrasto tra l’arredamento del locale e gli spettatori dello show (soprattutto per quella grossa palla da discoteca sul soffitto). Si cerca di ignorare tutto questo guardando il palco, dove già sono pronte le attrezzature, e verso le nove fanno il loro ingresso i già citati Vreid, ovvero Hváll, Sture e Steingrim, ex membri dei Windir (dopo lo scioglimento della band in seguito alla morte del frontman Valfar), con l’aggiunta del chitarrista Ese.
Nella mezz’ora a loro disposizione i quattro intrattengono i presenti, una trentina di persone circa, alternando un paio di canzoni della loro vecchia band (tra cui “The Spiritlord”, tratta da “1184”) e due tratte dal loro debutto “Kraft”, intitolate rispettivamente “Songen åt Fangen” ed “Evig Pine”, mostrando buona tecnica e facendo certamente buona impressione con ritmiche potenti e tirate ed una buona acustica a favorire il tutto. L’unica pecca è forse lo scarso contatto con gli spettatori, ma dato che anche il pubblico in sé non è certo quello delle grandi occasioni, Hváll e gli altri sono senz’altro scusati.
Un’ultima sorpresa prima di terminare la loro breve esibizione è la cover di “As The Eternity Opens” degli Immortal, dall’album “Pure Holocaust”, disco fondamentale degli amanti del black. Conclusasi la canzone, il singer Sture ringrazia infine il pubblico ed assieme ai suoi compagni abbandona il palco per lasciare posto agli Enslaved. Mentre si aspetta l’arrivo di questi ultimi, il numero dei presenti aumenta man mano, senza però superare le 60-70 unità.
Mezz’ora dopo tocca dunque alla band di Grutle Kjellson, che subito parte attingendo dal nuovo album con “Lunar Force” e la straordinaria titletrack “Isa”, già dall’inizio il gruppo appare in forma, anche se l’acustica è sporcata dai volumi forse troppo alti, dimostrando che il locale non è propriamente adatto a suoni di una certa potenza, e così spesso nel cantato pulito si viene a coprire la voce del biondo singer e bassista col suono degli strumenti.
Si passa poi un po’ per tutto il repertorio (trascurando però ingiustamente “Vikingligr Veldi” e “Blodhemn”), da “Frost” con la devastante “Jotunblod”, a “Monumension” con “The Voices”, alla titletrack di “Mandraum”, con un buon riscontro da parte del pubblico. A parte, come già detto, per una questione di suono non proprio perfetto, ottima è la prestazione vocale di Grutle, ben accompagnato dai riff di Ivar e Arve, con la tastiera di Herbrand e le potenti e veloci martellate di Cato alla batteria. Torniamo in seguito ad “Isa” con “Violet Dawning”, a cui seguono un altro classico come “Eld” ed un’ottima “As Fire Swept Clean The Earth”.
Grutle annuncia al suo esiguo ma fedele pubblico che la band eseguirà ancora due canzoni prima di concludere il concerto, ed ecco così arrivare ancora da “Frost” un'altra opera d’arte quale “Fenris”, mentre il compito di chiudere spetta a “Return to Yggdrasil” altra buona canzone del nuovo album.
Arriva dunque il momento dei saluti e intanto che vengono portati via strumenti ed attrezzature varie, Grutle si rende disponibile a firmare autografi ai presenti a bordo del palco, (agevolato dal fatto che non ci fosse nulla a separare gli spettatori da esso) e lentamente i metallari soddisfatti escono dal C-Side, incrociando la coda, già formata fuori dal locale, di gente in attesa che questo ritorni al suo utilizzo abituale.
In conclusione per i presenti è stato un buono spettacolo, bravi i Vreid e ottimi gli Enslaved, mi spiace solo che una band come la loro abbia dovuto suonare davanti ad un gruppo di così poche persone. E’ ora che questo genere torni ad essere apprezzato, riconoscendo i giusti meriti a chi svolge ottimamente il proprio lavoro faticando da anni.

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Report a cura di Marco Manzi

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