Serata dedica al metal più gotico quella che si è svolta martedì sera al Rolling Stone in quel di Milano. Infatti si sono alternati sul palco 2 dei gruppi più amati dal pubblico metal più dedito al gothic, i portoghesi Moonspell e gli inglesi Cradle of Filth, supportati dagli svedesi The Haunted che non centravano molto all'interno dello stile generale della serata.
Il compito di aprire la serata è affidato appunto agli svedesi, freschi autori di un ottimo album quale rEVOLVEr, ottimamente accolto dalla critica e dai fan del gruppo che a lungo avevano atteso un ritorno allo loro primo e omonimo album dopo la parentesi più death-oriented del periodo con Marco Aro alla voce. La band sale sul palco senza intro ne nient'altro, attacca gli stumenti agli amplificatori e dopo che Dolving saluta il pubblico attaccano con No Compromise, opener del loro ultimo album. Il suono si dimostra già ottimo, potente ma al tempo stesso nitido. La band è in formissima dal punto di vista musicale, le stecche sono minime e la passione tanta. Dolving invece è palesemente svociato, infatti degli urli presenti sull'album nemmeno traccia anche se però con la sua attitudine più hardcore si dimostra un buon frontman. La band dei fratelli Bjorler nel suo poco tempo a disposizione dà ovviamente più spazio alle nuove canzoni a scapito di quelle vecchie. Su 7 pezzi 4 sono tratti dal nuovo album mentre gli altri 3 uno a testa dai vecchi. Le canzoni nuove dal vivo rendono quasi più che su disco, grazie ad una potenza maggiore. Sulle note di All Against All la abnd saluta il pubblico dopo poco più di mezz'ora di show e lascia il palco tra gli applausi dei presenti.
Viene ora il turno dei portoghesi Moonspell, osannati dal pubblico. Sebbene non siano gli headliner molta gente è giunta in loco appositamente per la loro performance. Il problema è che non essendo il gruppo principale il tempo a disposizione è veramente esiguo. Giusto una quarantina di minuti.
L'ugola di Fernando Ribeiro apre le danze sulle note dell'ultimo lavoro della band "I'll See You In My Dreams" canzone utilizzata come colonna sonora per un film horror. Dando subito l'impressione di essere in forma. Il pubblico comincia ad accendersi già sulle note della terza canzone, la tanto giustamente osannata "Alma Mater" anche se viene orrendamente mutilata sul finale, forse anche per motivi legati al tempo. Non essendo un tour promozionale la band può concedersi il lusso di incentrare la scaletta su pezzi di successo, quindi pescano quasi tutto il repertorio da Wolfheart ed Irreligious, ovviamente non potendo completamente ignorare l'ultimo "The Antidote" con "Everything Invaded" .
Resta comunque il fatto che su brani del calibro di “Opium", "Wolfshade” e “Mephisto” i portoghesi riescano a dare il meglio di se ed ovviamente anche la risposta del pubblico è più calda e concitata.
Chiudono sulle note di “Full moon madness" e nonostante le continue acclamazioni il tempo volge al termine è l'ora degli Headliner, e qualcuno comincia ad abbandonare il locale, segno che il i Moonspell sono comunque una band molto amata nel nostro paese e che forse avrebbero meritato di poter suonare un pò di più.
Dopo un lungo cambio palco ecco salire gli attesissimi headliner della serata, i Cradle of Filth di Dani Filth, freschi autori di Nyphentamine. Premetto che non sono mai stato un fan della band e che nell'unica altra volta che li avevo visti proprio non mi erano sembrati un gran gruppo dal vivo forse a causa dei pessimi suoni. Ero curioso di vederli in azione con dei suoni decenti per vedere se erano proprio incapaci o era solo colpa del suono. Beh, nonostante il lungo soundcheck il suono risulta lo stesso pessimo a parte quello della batteria, che coprirà gran parte degli strumenti. La band attacca con Gilded cunt e subito il pubblico accorso (non molto in verità, anzi..) l'accoglie con piacere, cantandola con Dani. La tenuta di palco del gruppo è buona ma la prestazione è approssimativa, piena di errori e di imprecisioni (per quel poco che si capisce) ma il pubblico sembra gradire lo stesso applaudendo la band. La scaletta pesca a piene mani da tutto il repertorio del gruppo con ovviamente più attenzione al materiale più recente anche se vengono eseguiti brani anche dai primi album. Tra le varie Nemesis, A gothic romance, Her ghost in the fog (torturata in una maniera indecente), Nymphetamine (con la corista a mettercela tutta per ricreare la magia della voce di Liv Kristine inutilmente),Tortured soul asylum e molte altre le pause sono minime e l'ora e mezza del gruppo è piena di canzoni. In fin dei conti personalmente la band è stata penosa ma il pubblico sembra aver gradito questa calata italica del gruppo.
Ringrazio Leo (www.metalinside.it) per le canzoni dei Cradle!
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Report a cura di Simone Bonetti e Paolo Manzi
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