DARK DECADENCE TOUR, LIVE CLUB, TREZZO SULL’ADDA
10 APRILE 2011
Il Dark Decadence tour arriva nella sua data italiana conclusiva a Trezzo sull’Adda. L’evento, che affianca tre band del calibro di Hardcore Superstar, Crashdiet e 69 Eyes, è chiaramente imperdibile ed è dunque comprensibile che fin dal primo pomeriggio di questa domenica primaverile molti fans siano accorsi con l’intento di non perdersi neanche un attimo di questo atteso concerto.
Attorno alle 20, in un Live Club piu’ che mai gremito, sono i Crashdiet ad aprire le danze. Nonostante il quartetto svedese sia decisamente giovane dimostra una sicurezza da veterani: Simon Cruz ammalia il pubblico, oltre che per la sua indubitabile bellezza, con la sua grinta e potenza vocale, in un’esibizione che fila liscia come l’olio, ottenendo un’ottima risposta da parte degli spettatori presenti.
Dopo l’energica “Down in the Dust” il delirio si scatena sulle note di “Riot in everyone”, seguita da brani tratti sia dall’ultimo album che dai due precedenti.
I Crashdiet sono un piacere da vedere dal vivo, e tutti se ne accorgono.
Dopo la pausa necessaria al cambio-palco è il turno dei 69 Eyes. Nonostante le aspettative del pubblico siano elevate, visto che la band finlandese non si esibiva in Italia dal 2009, il risultato lascia un po’ a desiderare. “Wings & Hearts”, “Sister of Charity”, “Devil”, si susseguono, senza coinvolgere più di tanto la folla semi-assopita. A loro discolpa va comunque detto che la loro musica più recente, quella in sostanza che segue la svolta gothic, ha davvero poco a che fare con lo sleaze rock di Crashdiet e Hcss.
Siamo attorno alle 23. Le luci si abbassano e sulle note dei Van Halen i protagonisti della serata salgono sul palco per salutare il pubblico.
Pronti….Via!
Il brano di apertura dell’ultimo successo degli svedesi, “Sadistic Girls”, è anche quello che apre la loro esibizione. Si intuisce immediatamente che gli Hardcore Superstar sono in gran forma e che hanno in mente di farci scatenare parecchio. La maggior parte dei brani della setlist sono tratti da “Split your Lip”, l’ultima e a dir poco perfetta loro creatura. Già ottimi da ascoltare in cuffia, brani quali “Guestlist” o la stessa title-track “Split your Lip”, dal vivo tolgono veramente il fiato.
Ma non mancano diversi brani da “Hardcore Superstar”, grande successo del 2005: “My Good Reputation”, “Bag on your Head”, “Wild Boys”, “Last forever”, che si susseguono in una performance violentissima.
Vic Zino alla chitarra sembra posseduto, Martin al basso picchia incessantemente sulle corde, Adde alla batteria è un fiume in piena e di tanto in tanto si alza dalla sua postazione per raccogliere da vicino gli applausi.
Ma chi davvero rappresenta l’anima di questa formazione è il vocalist Jocke Berg, il cui carisma è fuori discussione e fa di lui un frontman con tutti i crismi, che si sa muovere sul palco come pochi altri.
Riuscitissima l’accoppiata “Dreamin’ in a Casket” – “Here comes that sick bitch again”, in versione acustica.
Quando arriva il turno della party-song “Last call for Alcohol”, due fortunati dal pubblico sono autorizzati a salire e a condividere con i loro beniamini l’esecuzione dell’intero brano.
Una breve pausa e gli Hcss tornano e l’effetto è quello di un uragano che si abbatte sulla folla in delirio. “Moonshine” viene cantata per metà da Jocke e per metà dal pubblico, che non sa però che il meglio deve ancora arrivare.
Quale migliore conclusione infatti se non la mitica “We don’t celebrate Sundays anymore”? Quello che è ormai diventato uno dei brani più gettonati dell’ultimo decennio manda davvero tutti in corto circuito. Anche i Crashdiet e i 69 Eyes tornano sul palco a cantare e ballare.
Per tirare le somme posso dirvi che raramente mi sono divertita così tanto ad un concerto. Gli Hcss dal vivo sono una macchina da guerra e quando la macchina è avviata, beh….Non ce n’è piu’ per nessuno…
Report a cura di Valeria Milanesi
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