Il caldo torrido di metà agosto non ha fermato i metalhead più agguerriti, che si sono dati appuntamento a Viadana (MN) per un festival indipendente i cui headliner sono stati i maestri del death svedese Dark Tranquillity, accompagnati da valide band estreme italiane.
Arrivati all’area del concerto ci viene subito comunicato che a causa di un infortunio al braccio del chitarrista Christian Muenzner i tedeschi Obscura non avrebbero fatto parte del bill. Il cantante però ha cercato di far perdonare l’assenza del gruppo rendendosi disponibile per autografi e foto con i fan.
Dopo la delusione per la notizia, ci apprestiamo a visitare l’area concerti: la location, ristretta ma ben organizzata, è stata in grado di contenere circa tremila persone nel momento di massima affluenza; inoltre un piccolo ma interessante mercatino stile deutsch-fest ha intrattenuto i fan nei momenti di pausa.
I primi ad aprire le danze sono stati gli udinesi Krampus, vincitori del contest per band emergenti promosso dagli organizzatori. Nell’afa pomeridiana, i nostri hanno dato prova di grande maturità, nonostante la giovane età: il loro folk-metal, arricchito da una presenza scenica di forte impatto grazie ai costumi medievali e al face-painting da guerrieri, ha subito richiamato l’attenzione dei presenti.
Pezzi come Dance Of Lies e Beneath The Storm, tratti dal loro esordio discografico “Shadows of Our Time”, hanno caricato la platea a dovere nonostante la qualità dei suoni non fosse eccelsa. In più, l’utilizzo di strumenti particolari come il flauto, la cornamusa e il violino ha aggiunto un quid in più alla già buona performance dei nostri.
A seguire, lo show dei romani Lahmia, alfieri di un death metal melodico di grande impatto, ha dovuto fare i conti con gravi problemi tecnici legati alla gestione dei suoni: infatti dopo solo quattro brani la band ha dovuto arrendersi interrompendo lo spettacolo. Il frontman Francesco Amerise nonostante tutto ha dato prova di grande “attaccamento” al proprio pubblico, interagendo con i fans e coinvolgendoli il più possibile nello spettacolo.
Peccato per la breve durata, poiché il combo, nei pochi pezzi proposti, ha fatto intravedere buone capacità tecniche ed artistiche; speriamo di poter rivederli in altre occasioni più fortunate.
E’ ora la volta del side project grindcore di Giuseppe Orlando, poliedrico batterista dei Novembre: gli Airlines of Terror garantiscono divertimento e goliardia, sapientemente mixati con una tecnica di alto livello e una grande professionalità.
Pezzi come Blood Stained Bananas o Premiata Macelleria Cristiani (unico brano con il testo in italiano) hanno scaldato ulteriormente gli animi degli astanti con del sano pogo sotto lo stage.
Confermiamo che (come se ce ne fosse bisogno!), il buon Orlando dietro le pelli rappresenta uno dei migliori drummer italiani in circolazione, nonostante i brani dei A.O.T. siano sicuramente più lineari rispetto ai virtuosismi e alla complessità delle canzoni della band di origine.
Insomma, gli Airlines hanno rappresentato il primo vero highlight della rassegna mantovana.
Il tempo di rinfrescarci con una meritata birra, ed ecco comparire sul palco gli attesi Dark Lunacy capitanati dal cantante Mike Lunacy. E’ proprio la teatralità del frontman il punto di forza del combo: le movenze e la buona resa vocale hanno tenuto a galla una performance onestamente un po’ sottotono. Il death sinfonico dei nostri non ha infatti impressionato in sede live come invece su disco.
Tirando le somme si può affermare che i Dark Lunacy hanno svolto il compito discretamente, senza brillare per entusiasmo e coinvolgimento.
Tocca ora alla vera sorpresa del Viadana Open Air, ovvero i mostruosi Hour of Penance che in cinquanta tiratissimi minuti hanno impressionato i fan per potenza, impatto sonoro e tecnica cristallina.
Partenza col botto con una Paradogma che ha richiamato l’attenzione di tutti i presenti colpiti dalla compattezza del combo: il bassista Silvano Leone ha impressionato con un headbanging selvaggio, dietro alla pelli Simone Piras ha letteralmente distrutto il suo drumkit e il growl spaventoso e il chitarrismo feroce di Pieri sono stati gli ingredienti di un ottimo show.
Professionali, duri e puri: i ragazzi meritano sicuramente dei riconoscimenti a livello internazionale.
Ancora frastornati dall’esibizione dei H.o.P, ed ecco apparire sul palco Sonya Scarlet, ovvero la regina dei vampiri. Avvolta in un costume gotico lei e i suoi Theatres des Vampires danno vita ad uno show improntato come sempre sull’immaginario tenebroso ed horrorifico.
La maggior parte dei brani, tratti dalla loro ultima fatica Moonlight Waltz, viene ben suonata, anche se onestamente i fans erano più attenti a seguire le movenze della sensuale frontgirl che a concentrarsi sulla musica.
Da qualche anno il sound dei nostri si è addolcito, e quindi alcuni brani non hanno avuto quella “spinta” che avrebbe sicuramente reso lo show più accattivante. Nonostante ciò, i romani portano a casa un buon lavoro, senza strafare e sicuramente grazie alla provocante Sonya, da oggi avranno qualche fan in più.
La concentrazione del pubblico sale, e con essa freme l’attesa per gli headliner svedesi Dark Tranquillity, i quali, in nome del ben noto rapporto idilliaco con i fan italiani, anche in un contesto abbastanza surreale come quello del VOA, non hanno per nulla tradito le aspettative, regalando una performance di alto livello, partecipazione e divertimento. Si parte con due brani dell’ultimo album, We Are The Void, per scaldare il pubblico; si attraversano territori raramente esplorati (Haven e Damage Done) ma si salta anche clamorosamente un pezzo storico e fondamentale come Punish My Heaven. Per tutta la durata dello show, la musica viene accompagnata dal dato visivo del maxischermo alle spalle dei nostri, con animazioni in puro stile Cabin Fever Media dell’ispirato chitarrista Niklas Sundin. Emozionante la performance di Mikael Stanne durante l’esecuzione dell’apocalittica Iridium (di cui è stato appena rilasciato il video ufficiale), il quale ha cantato non staccando mai gli occhi dall’enorme e luminosissima luna piena circondata dalle nubi che si ergeva proprio di fronte al palco. Inutile soffermarsi sulla precisione tecnica e sul coinvolgimento del gruppo sul palco: la data di Viadana è un’ulteriore conferma della validità musicale e artistica di questi maestri del death melodico di stampo svedese.
Report a cura di Manuel Molteni
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