Wacken Open Air 2011 - Day 3 - 8/6/2011 - *** - Wacken (DE)
Nonostante le pochissime ore di sonno, e l’enorme quantità di alcool ancora in corpo, anche quest’anno arriva la terza ed ultima giornata di concerti.
Moonsorrow (12.00-12.45)
Alle 12,00 in punto, con la solita puntualità tipica dei tedeschi, tutto era pronto per l’esibizione (tra l’altro anche la più attesa dal sottoscritto) dei Moonsorrow. Lo show dei cinque ragazzi di Helsinki iniziato con Tahdenton (estratto dall’ultimo Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassa) purtroppo è partito un po’ in sordina a causa di problemi col mixer, forse anche perché era il primo gruppo di giornata, ma già con la seconda Kylan Paassa i suoni hanno raggiunto un ottimo livello.
Il viking/black melodico e molto evocativo tipico del sound dei nostri nel corso degli album e dei sette album che hanno dato alle stampe è andato sempre migliorando portandoli oggi ad essere tra i maggiori esponenti del genere. Dopo quarantacinque minuti in cui siamo volati con la mente nelle sconfinate lande ghiacciate del nord Europa, lo show finisce.
Superlativi!!!!
Set-list Moonsorrw:
1-Tähdetön
2-Kylän päässä
3-Kivenkantaja
4-Sankaritarina
5-Köyliönjärven Jäällä (Pakanavedet II)
Hellsaw (13.50-14.20)
Gli Hellsaw escono dalle loro cripte in pieno pomeriggio con un face painting infernale e un abbigliamento cadaverico fatto di bende ospedaliere, vestiti strappati e bracciali di chiodi lunghi 20 cm. Da tutti questi fronzoli ci si aspetta di essere trasportati nell’inferno più profondo ma invece la loro musica è più che altro un black and roll molto lento e ritmato ma anche molto aggressivo e maligno. Per intenderci: basi musicali alla motorhead condite con uno screaming molto grezzo e cattivo. Questo comunque non ferma i fans che indipendentemente dall’orario pomeridiano accorrono numerosi e li acclamano talmente rumorosamente che le metal guards scherzando chiedono alle prime file di non esagerare
Mayhem (16.15-17.15)
Sette lunghi anni sono passati dalla loro ultima esibizione a Wacken e un album tanto interessante quanto controverso come “Ordo ad Chao” che si è aggiunto alla loro discografia, il rientro in formazione dietro al microfono di Attila Csihar voce demoniaca dell’immortale “De Mysteriis dom Sathanas”, sono questi forse i motivi per cui di fronte al black metal stage si è radunato il pubblico delle grandi occasioni, in una parola sola Mayhem!!!!!!!!!!!
Alle 16.15, una fitta coltre di fumo ha invaso il palco seguita in successione prima dall’ipnotico e sinistro riff di Necrobutchere poi da quel mostro dietro le pelli che risponde di Hellhammer per dare il via allo show con l’inconfondibile “Pagan Fears”. L’aurea infernale creatasi sullo stage in brevissimo tempo è stato lo scenario ideale per il tanto caratteristico quanto brutale growl di un Attila in tenuta da motociclista che però è apparso al quanto spaesato nei primi pezzi.
La set list di oggi ha spaziato fra i vari dischi ottenendo un ottimo giudizio tra i blackster accorsi all’evento. Da notare come brani che a suo tempo, quando uscirono, furono snobbati, reinterpretati da Attila risplendono di nuova luce (ancora più oscura ..hehehe). L’apice della prestazione del combo norvegese è stato raggiunto con “Freezing Moon” in cui brivido freddo è corso lungo la schiena di tutti i presenti per quanto è stato intensa l’esecuzione da parte dei musicisti.
Con “Pure Fucking Armageddon” e “De Mysteriis dom Sathanas” sono i la giusta conclusione per un concerto che mi ha mostrato un gruppo che, nonostante l’età (ricorre infatti quest’anno il venticinquesimo anno di attività) è ancora in ottima forma!!!
mayhem
1.Pagan Fears
2.Ancient Skin
3.My Death
4.Cursed in Eternity
5.A Time To Die
6.Illuminate Eliminate
7.Freezing Moon
8.Silvester Anfang
9.Deathcrush
10.Buried By Time And Dust
11.Carnage
12.De Mysteriis Dom Sathanas
13.Pure Fucking Armageddon
Sepultura
ICED EARTH (17.30-18.30)
Quando è partito l’intro del concerto, per un secondo è mancato il fiato a tutti I presenti: è l’ultimo concerto di Matt Barlow. E’ stato la voce portante degli Iced Earth dal 1995 al 2003, con una breve pausa er poter entrare in polizia, per poi riprendere nel 2008 sino ad oggi. Sono stati strepitosi, Barlow era in grandissima forma e la sua voce ha svettato su frequenze altissime per tutto il concerto. L’emozione era tangibile, e infatti ha fatto un po’ confusione con le strofe in Declaration Day, ma l’acuto perfetto, con modulazioni improvvisate che ha regalato al pubblico ha fatto dimenticare l’imperfezione all’istante. La scaletta è molto carica, e a parte I died For you mancano completamente i brani più lenti come Melancholy. Dopo The Coming Course Shaffer ha salutato Matt e incitato il pubblico a chiamarlo. Matt poi ha ringraziato tutti, la crew il pubblico, Joey che è comparso sul palco con una maglia con scritto “Matt Fucking Barlow” il gruppo per l’esperienza che ha vissuto con loro in questi anni. Barlow ha chiesto al pubblico di aiutarlo ad annunciare l’ultimo brano della sua carriera: il pubblico è esploso in un urlo “Iced Mother Fuckin’ Earth”
1776 (Intro)
Burning Times
Declaration Day
Vengeance Is Mine
Violate
Last December
I Died For You
Jack
The Hunter
Prophecy
Birth Of The Wicked
The Coming Curse
Iced Earth
VREID (18.45-19.45)
È pieno pomeriggio quando i Vreid scaricano la loro violenza inaudita degna delle battaglie di cui parlano nelle loro canzoni. Arrivano accompagnati da un esercito di fans non tanto numerosi quanto battaglieri che cantando tutte le loro canzoni creano un onda sonora che si scontra con quella proveniente dal palco. Un concerto potentissimo e distruttivo che come una guerra ti lascia dei segni dentro che sarà difficile cancellare.
AVANTASIA (20.00-21.30)
In migliaia accorrono a vedere Avantasia ma soprattutto Tobia che oramai tutti gli anni ha un posto fisso come headliner sul True Stage del Wacken. È ancora giorno e il palco è coperto da un telone gigantesco che cade subito dopo l’intro con un boato generale dei fans. Tobia con Avantasia mette in scena non solo grande musica ma una vera e propria rappresentazione teatrale. Non è solo un concerto ma una vera e propria recita di tutte le canzoni con i grandissimi ospiti e musicisti che si alternano e comparsano sul palco. Vi sono in ordine di apparizione: Jørn Lande singer dei Masterplan e ospite degli ultimi album di Avantasia, Bob Catley singer dei Magnum, l’attesissimo Michael Kiske che ingrassato e completamente pelato tira fuori una voce talmente pulita e potente tanto da far venire la pelle d’oca e, come ultima sorpresa, salta fuori Kai Hansen in abbigliato con frack e cappello a cilindro. Inizialmente duetta con Tobia ma poi imbraccia la chitarra per uno dei suoi velocissimi assoli. Altra grande artista è Amanda Sommerville: la voce femminile che affianca Tobia e non lascia mai il palco accompagnando tutte le canzoni con la sua voce magica. Tobia è non solo il grande direttore di tutta questa scena ma anche il protagonista principale che riesce a tirare fuori degli acuti come mai aveva fatto prima e coinvolge come solo un grande maestro sa fare i fans che cantano, saltano e battono le mani a tempo senza mai fermarsi creando una fantastica atmosfera di festa. In questa meravigliosa sessione live, questi grandi maestri della musica, con la loro esecuzione magistrale, in una sintonia perfetta, sono in grado di farci apprezzare anche le canzoni degli ultimi due album considerati dalla critica non più metal ma pop e anche di farci battere il cuore all’impazzata con i classici di Avantasia come “The Sign of The Cross”, “The Seven Angels” e “Avantasia”. L’unica pecca di tutto questo show è che Tobia molto probabilmente non ha ancora capito quanto il Wacken sia un festival internazionale e, come tutti gli anni, tra una canzone e l’altra si ostina a parlare solo in tedesco lasciandoci all’oscuro delle sue conversazioni e delle sue battute tra una canzone e l’altra. Sebbene questo Avantasia è la “Metal Opera” per eccellenza.
Set-list:
1.Twisted Mind
2.The Scarecrow(with Jørn Lande) masterplan singer
3.Promised Land (with Jørn Lande)
4.The Story Ain’t Over (with Bob Catley) magnum singer
5.Prelude /Reach Out for the Light (with Michael Kiske)
6.Dying for an Angel (with Michael Kiske)
7.Death Is Just a Feeling(with Kai Hansen)
8.Lost in Space
9.Farewell (with Amanda Somerville) after forever edguy kamelot
10.The Wicked Symphony (with Jørn Lande)
11.Shelter From the Rain
12.Avantasia
13.Sign of the Cross / The Seven Angels
Kreator(21.45-22.45)
Anche quest’anno, come nel 2008, sul black stage si è deciso di chiudere in bellezza, ma soprattutto in violenza, infatti siamo lieti di presentarvi chi di violenza ed aggressività (musicale) sul palco ne hanno fatto il proprio mestiere: i Kreator!!!
Sin dalla prima “Hordes of Chaos” si è subito capito come sia Mille dietro al microfono, che Ventor alla batteria vogliono fare davvero sul serio.
In risposta alla guerriglia sonora in uscita dalle casse (con volumi davvero sparati a mille) le centinaia di thrasher accorsi in tutta l’area del concerto hanno scatenato un pogo tanto violento quanto irresistibile intervallato qua e là da numerosi circle-pit(invocati frequentemente anche da Mille!!!). La situazione in mezzo al marasma generale era allucinante, ho potuto notare in prima persona come la musica del combo di Essen risvegli nella folla energie nascoste inimmaginabili, chi fino a pochi istanti prima del concerto era steso semi cosciente o mezzo morto sul prato ora sembra esser stato come rianimato da quei riff pieni d’odio. Da ricordare come ad un certo punto mille inizia l’inconfondibile intro di “Coma of Souls”...ma dopo brevissimo tempo torna sui suoi passi e annuncia “Endless Pain”, si vede che anche lui questa sera aveva voglia di scherzare! Senza un attimo di tregua in successione “Pleasure to Kill” ed “Enemy of God”; è inutile dire come in queste serate sembra che il tempo voli in maniera inesorabile....fino a che, dopo un breve attimo di pausa il buon Mille torna sul palco con La bandiera ed è subito silenzio. Dentro di me se da una parte ero triste perché sapevo che l’epilogo della serata stava giungendo in maniera inesorabile, dall’altra ero cosciente che nelle due canzoni successive si sarebbe dovuto far ancora più casino.
Con l’intramontabile verso “It’s time to rise the flag of hate” i Kreator hanno dato il via al loro saluto all’edizione 2011 del Wacken Open Air eseguendo “Flag of Hate” e “Tormentor”.
Mille ha lasciato i suoi innumerevoli fan dicendo che fra poco entrerà in studio per registrare il nuovo disco che uscirà nel 2021, noi intanto lo aspettiamo impazienti !!!!!
SEE YOU ON TOUR!!!!!!!!!!
MOTÖRHEAD
CHILDREN OF BODOM
TOKYO BLADE(23.05-23.55)
C’era un mondo, trent’anni fa, in cui la New Wave era veramente “new”. In cui a dominare erano le chitarre, coi loro riff schietti, netti, senza fronzoli. Un passato disciolto negli abusi di tastiera, nelle compilation commerciali, nel fiume di denaro (e di conseguenti litigi) che porta inevitabilmente il passare per una moda. Ma alla fine, se a sessant’anni e passa hai ancora i capelli lunghi fino al sedere, e accarezzi una chitarra come ne avessi venti, altro che moda, non può essere che amore. Questi sono i Tokyo Blade, sul piccolo WET Stage di Wacken. Entrati nella leggenda grazie ad un trittico storico (due album e un EP a metà degli anni ’80), sono spariti e poi ricomparsi con un nuovo, giovane, cantante, a dimostrare come il metallo vero non arrugginisca. Perché quelle cavalcate, quei ritornelli corali, quegli arpeggi, schioccano e sferzano le facce ghignanti delle tante band premiate, indebitamente, da gioventù e successo. In concomitanza, i Motorhead attirano una folla immensa. Solo pochi coraggiosi guerrieri sono a seguire i britannici, che onorano ogni singolo presente con una prestazione maiuscola. Spariscono gli anni, i capelli in meno e i chili (tanti)) in più. Ritorna l’energia di pezzi come “Death on main street” o “Highway Passion”, ritorna il fragore di una “If Heaven is Hell” che, per potenza e melodia, avrebbe meritato l’onore del palco principale. Ma per i martoriati Tokyo Blade, sciolti e riformati e di nuovo sciolti e ancora ricomposti, suonare lì, a Wacken, è stato un sogno. Forse più grande del nostro, di poterli vedere all’opera, taglienti come trent’anni fa.
SUBWAY TO SALLY
Report a cura di Elena Liverani, Marco Bignami, Marco Lena, Marco Villa
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