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Rock Hard Festival II - 9/17/2011 - Live Club - Trezzo Sull’Adda (MI)

Giornata lunga ed estrema quella che ci ha portato alle chicche finali degli show di Onslaught e finalmente, dei riformati Coroner, da quindici anni subissati da richieste di reunion da parte dei fans, che certamente hanno avuto pane per i loro denti, ma andiamo con ordine, facendo una breve carrellata di ciò che il Rock Hard Festival II, in concomitanza con la Eagle Booking, ha riservato ai presenti.
Ad aprire lo show spetta ai milanesi HELLSTORM, i quali col loro Thrash senza compromessi e di chiara matrice teutonica, non fatica a far esaltare i primi kids accorsi sotto al palco per tributare il giusto plauso ad una delle realtà più longeve nell’underground nostrano.
Spazio ad un’altro act meneghino, i METHEDRAS ed il loro Thrash più orientato verso gli anni ’90 di gruppi quali Machine Head in testa, dei quali viene anche eseguita una cover “Davidian” e che, con il suo ultimo live, salutano il loro compagno di viaggio e chitarrista Pietro Boggi.
E’ la volta degli HOLY MARTYR, quintetto Heavy/Epic assolutamente fuori contesto ma che decisamente, ha il compito di staccare un po’ con il furioso sound proposto dai gruppi prima e dopo di loro.
Nella mezz’oretta affidata a Spiga & Co., vengono proposti brani dal nuovo e splendido “Invincible”, tanto quanto i piccoli-grandi cavalli di battaglia ai quali ci ha abituato il Sacro Martire, “Lakedaimon” e, per chiudere (un concerto non eccelso, dovuto alla resa sonora tutt’altro che perfetta, che ha penalizzato non poco il risultato dei nostri!) l’aggressiva “Warmonger”.
I piemontesi MORTUARY DRAPE, da parecchio sulle scene occulte ed estreme, si calano fin da subito nella parte, riuscendo a riscuotere un discreto successo, come testimoniato dagli applausi raccolti dal combo di Alessandria.
A dire la verita i liguri DETESTOR, posti in scaletta tra l’incudine Mortuary Drape ed il martello Schizo, sfigurano un po’, in primis per cause esterne quali, ancora una volta, l’acustica del Live di Trezzo che potrebbe essere molto migliore (anche per le bands di supporto!) ed in seconda battuta per il genere proposto, una sorta di Death melodico che, a quanto pare, non viene apprezzato più di tanto dal pubblico del Rock Hard Festival II.
Tocca alle vecchie glorie catanesi SCHIZO rialzare il livello di tensione, cosa che riesce subito al singer Nicola Accurso, coperto da un passamontagna, scenario che fa il paio con la violenza espressa da schegge storiche come “Violence At The Morgue” (da “Main Frame Collapse”), detto questo possiamo gridare a gran voce che, oltre a non aver perso il pelo, di certo non hanno perso il vizio di scatenare headbanging e pogo sfrenato in chi assiste ad un loro show!
Giunge il turno di Paul Speckmann e dei suoi compagni di scuderia direttamente dalla Repubblica Ceca, dato che il frontman statunitense si è trasferito in Moravia anni or sono.
Il Death Metal prima maniera dei MASTER sembra far breccia nelle orecchie dei sempre più numerosi, accorsi a questa seconda edizione dell’ Hard Rock Festival.
Nulla da dire sull’esecuzione ed il tiro dei Master, dato che, come si è potuto notare, ha suscitato parecchio gradimento, da prime mover quale è stato, il buon Paul si è guadagnato questi applausi pur non essendo un “genio”, senza dubbio meritati!
Spostano il tiro verso il Black Metal i fiorentini NECROMASS, tornati sulle assi di un palco dopo anni di assenza, senza per questo sembrare di averne accusato il colpo!
La ferocia ed il nichilismo di Ain Soph Aour e la sua blasfema cricca è vomitata su un’audience adesso numeroso e, benché impaziente nell’attesa dei due pezzi da novanta che chiuderanno il festival, appare appagato dalla prestazione della compagine toscana.
Siamo già giunti alle 20:40, il meglio deve ancora iniziare, dato che salgono sul palco del Live gli storici Thrashers britannici ONSLAUGHT.
L’uscita dello storico drummer e membro fondatore Steve Grice non ha fermato i cinque di Bristol, i quali tornato a calcare uno stage italico freschi della nuova uscita “Sounds Of Violence”.
Di certo non un concerto che passerà alla storia, ancora una volta purtroppo, per i suoni confusi che impediscono le nuove e vecchie gemme di grezzo (e molto Slayeriano) Thrash che gli Onslaught sparano sul numeroso pubblico.
A far diventare una bolgia il Live Club sono i pezzi dei primi due dischi, qui citati con “Let There Be Death”, “Metal Forces” e, tra le altre, l’immancabile encore di “Power From Hell”, riproposte in versioni “svecchiate”, che non hanno certo risparmiato critiche da parte dei fans più oltranzisti, nonostante una buonissima prova del singer Sy Keeler, che si rivela scafato intrattenitore.
Ecco, siamo giunti al termine, l’attesa è finita, dopo ben tre lustri, gli elvetici CORONER ci rendono partecipi di un “best of show” dai tratti veramente memorabili!
Ron Royce ci trascina in un vortice fatto di voli pindarici di matrice Techno/Thrash, fino a spingersi oltre, proponendo brani dal maggiormente “fusion”, “Grin”, ultimo album in studio dei Coroner, che, già nel 1993 li pose all’avanguardia nel movimento Metal.
A dispetto di un’estrema staticità in sede live, i tre di Zurigo sono estremamente perfetti nell’eseguire le difficoltose partiture di pezzi immortali quali “Masked Jackal”, “Semtex Revolution” o ancora “No Need To Be Human”, oltre alle già citate e psicotiche trame presenti in “Grin (Nails Hurt)” oppure “The Lethargic Age”.
Spazio anche alle cover, come la rilettura del pezzo elettro/pop “Der Mussolini” dei tedeschi D.A.F. , col microfono affidato al roadie ed amico Lui Cubello (ex singer dei misconosciuti Clockwork), il quale si è divertito ad attualizzare il testo della bizzarra song.
“Purple Haze”, già incisa su “Punishment For Decadence” invece non ha bisogno di presentazioni, ribadendo il fatto di essere una delle perle immortali del Rock (Hard Rock???) in generale, con la quale Marquis Marky e lo splendido feeling chitarristico di Tommy T. Baron, non sfigurano nel confronto con l’originale di sua maestà Hendrix.
I tre Coroner, una sorta di Rush del Thrash più tecnico e visionario, hanno dimostrato che anche nel 2011 pochi possono competere con loro per gusto, originalità e senso tecnico, il tutto comunque votato alla forma canzone in primo luogo, quindi salutano uno stracolmo e sfinito Live Club con la mazzata di “Reborn Through Hate”, che ci rimanda a casa (e sotto la pioggia!), contenti di questa estemporanea ma riuscitissima reunion, si sa, la classe non è Toblerone...ehm...acqua!!!
Tirando le somme di questo Rock Hard Festival II, va detto che senza dubbio lo standard dei gruppi coinvolti non era paragonabile per fruibilità a quello dell’anno passato (Sodom, Grave Digger, Tygers Of Pan Tang, Strana Officina, Exciter etc.), ciò nonostante, gli organizzatori chiamando i Coroner come headliner, oltre ovviamente a tutte le altre realtà citate, si sono assicurati una ottima fetta del pubblico più “estremo”, che ha avuto modo di presenziare ad un festival discretamente allestito, non fosse stato forse per i suoni, in certe occasioni da rivedere, bilancio ad ogni modo ampiamente positivo!!!


Report a cura di Alessio Aondio (& friends)

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