Il tour italiano dei Raven è la prima chicca di questo autunno 2011, con tre date (tra cui una storica calata in Sardegna) che da mesi avevano messo in fibrillazione gli heavy rockers più intransigenti della penisola. Ad accompagnare i tre “athletic rockers” angloamericani (i fratelli Gallagher vivono da tempo negli U.S.A. e il drummer Joe Hasselvander è americano) tre belle realtà del metallo toscano e italiano, i fiorentini Frozen Tears e Renegade e i viareggini Axevyper. Entro nel club nel bel mezzo del set dei Renegade e davanti ad un pubblico non numerosissimo ma attento gli heavy rockers fiorentini capitanati dai fratelli Ammanniti ci danno dentro con discreta foga anche se non graziati da suoni propriamente cristallini. Un problema che affligge anche la prima parte del set degli Axevyper, visibilmente emozionati nell’aprire lo show dei Raven. Il sound non è dei migliori ma l’impatto non manca e il pubblico risponde alla grande, a testimoniare che la proposta sincera degli Axevyper risulta sempre più vincente. Alcuni pezzi come ‘Axevyper’, ‘Poserkiller’ e la conclusiva ‘Non è Finita Qui’ sono ormai dei piccoli classici cantati a squarciagola da molti dei presenti all’unisono con Luca “Fils” Cicero e il quintetto approfitta dell’occasione per presentare due nuovi pezzi come la nuova speed song ‘Metal Tormentor’ e la più elaborata ‘On Wings Of Glory’, altro potenziale nuovo classico della band con un guitar work spettacolare della coppia Tiberi/Michetti. La band è oliata e anche il nuovo drummer Andrea “Burzum” Torrini dimostra di essersi inserito già piuttosto bene, “galoppando” all’unisono con il basso virtuoso e potente di Andrea Tognetti. Gli Axevyper si guadagnano la loro bella dose di applausi da una platea che comincia a rumoreggiare in vista degli headliner, che si presentano in grandissima forma con la doppietta ‘Take Control’ / ‘Live At The Inferno’. Headbanging furioso, moshpit… una bolgia vera e propria sotto il palco, in un clima che pare trasformare l’ “Exenzia” in un club della Newcastle dei primi anni ’80. I fratelli Gallagher (John proprio stasera compie 53 anni!) si divertono come due ragazzini e danno prova di un affiatamento ormai quasi quarantennale (leggenda vuole che i due, poco più che bambini impararono a suonare insieme nella loro cameretta con due chitarre classiche regalate dai genitori per Natale!): Mark suda in maniera copiosa e martoria senza sosta la sua chitarra e John si conferma bassista spettacolare e vocalist dall’ugola intatta capace ancora di quegli acuti impossibili e quasi “adolescenziali” che molti suoi coetanei ormai possono solo sognarsi e dietro il suo drumkit il portentoso Joe Hasselvander martella instancabile senza mai rinunciare ad un ghigno soddisfatto e vagamente sadico. I classici ci sono tutti: ‘Rock Until You Drop’, ‘Speed Of The Reflex’, ‘All For One’, ‘Faster Than The Speed Of Light’ fino al finale classico con ‘Break The Chain’ stiracchiata per quindici minuti e infarcita di citazioni di classici che vanno dai Judas Priest ai Cream passando per The Doors e Black Sabbath. Il pubblico però ne vuole ancora e i tre esausti musicisti hanno ancora le energie per scaricare una ‘Crash Bang Wallop’ da infarto e chiudere una grandissima serata di heavy metal allo stato brado, puro, selvaggio, sudato e irriverente come dovrebbe sempre essere!
P.S.: ovvie scuse ai valorosi Frozen Tears, di cui mi sono vergognosamente perso il concerto…
Report a cura di Stefano Giusti
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