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Leyendas del Rock 2011 - 8/12/2011 - Colegio Publico Rio Segura - Beniel (ES)

Un poco di storia, innanzitutto: Il Festival Leyendas del Rock nasce nel 2006 dalle parti di Murcia, Spagna meridionale. Ideatore e organizzatore è Marcos Rubio, indomabile combattente che per la causa metallica da anni rischia del proprio mettendo in gioco energie psichiche, fisiche nonchè finanziarie. A parte qualche gruppo di fama internazionale (quest’anno è toccato agli Epica, gli anni scorsi a Tygers of Pan Tang, UFO, Saxon, Kreator…), il Festival è incentrato sulla scena locale, purtroppo poco conosciuta nel nostro Paese ma attivissima e fortemente supportata in Spagna. Ogni edizione racchiude il meglio dei gruppi di ieri (Baron Rojo, Obus, Angeles del Infierno…) e di oggi (Warcry, Tierra Santa, Saratoga…) dando spazio anche a giovani gruppi esordienti.
A causa delle solite meschine ripicche politiche, in seguito al cambio della giunta comunale nel Paese che già da due anni ospitava il Festival, l’organizzazione ha dovuto cercare in fretta e furia una nuova ubicazione trovandola in Beniel, piccolo paese a poca distanza da Murcia, carino, pulito e decisamente accogliente. Ma andiamo al dunque.

12 agosto 2011
Come vuole la tradizione la prima serata è gratuita. Si parte con i SEALEN, gruppo di Heavy Rock senza infamia e senza lode e si prosegue con i più interessanti GUADAÑA, che propongono un buon Heavy “moderno ma non troppo”.
Nonostante siano solo le 19.20 e il Festival appena iniziato, c’è già un folto pubblico ad acclamarli. Ottimo il chitarrista che, a dispetto del look vagamente impiegatizio macina riff di grande impatto. Si passa ad un altro gruppo molto interessante, i DUNEDAIN; si tratta di Heavy tradizionale con buone melodie e buoni pezzi. Hanno alle spalle cinque album autoprodotti e un discreto seguito di fedeli. Dal vivo rendono davvero bene. Ottimo show, promossi. Si viaggia sulla stessa lunghezza d’onda con gli ZENOBIA, quartetto assolutamente “true Metal” (anche quì di tastiere neanche l’ombra) che predilige tempi molto veloci. Con l’inno “Unidos por el Metal” cantato insieme ai Dunedain, si conclude un altro piacevole show. Il finale della serata è lasciato alle Tribute Bands: Alle 22 e 30 è il turno degli STINGERS, cloni degli Scorpions: molto bravi nel riproporre paro-paro i brani di Rudolf Schenker e compagni, ma come la maggiorparte delle tribute bands, risultano a mio avviso comici se non addirittura patetici nell’imitare pedissequamente movenze e abbigliamento dei propri beniamini. A mezzanotte passata, chiudono la giornata i LEÑERA, tributo ai Leño, storico gruppo Rock di Madrid, assolutamente sconosciuti fuori dai confini spagnoli. E’ tardi, si va a riposare pensando al domani..

13 agosto 2011
Sabato mattina sole a palla; in estate da queste parti non è raro toccare i 40 gradi e ce ne accorgeremo… I primi a salire sul palco sono gli AZRAEL, sestetto andaluso in attività da ormai una quindicina di anni. Il nuovo cantante, l’Ibizenco Marc Riera oltre ad una buona presenza scenica riesce, ad interpretare ottimamente sia i pezzi dell’ultimissimo Metal Arena che quelli della discografia anteriore. Molto bravo, anche se piuttosto statico il chitarrista Mario Gutiérrez, vero pilastro del gruppo che non nasconde la sua passione per Symphony X ben miscelata con riff classici e vaghe influenze flamenche! Apprezzatissimi dal già numeroso pubblico presente, nonostante siano solo mezzogiorno e il “tepore” cominci a farsi sentire. Tutt’altro genere quello proposto dagli AVULSED. Sicuramente il Death Metal non rende al massimo se suonato con il sole allo zenith ma il gruppo riesce comunque a dare vita ad uno show devastante creando un potentissimo muro sonoro.
Particolarità degli Avulsed è il cantato in inglese (anche se onestamente, dal growl di Dave Rotten non e’ così evidente), cosa molto rara tra i gruppi Iberici. Thrash Metal old school è quanto ci propone Josep “Pep” Casas con i suoi FUCK OFF, gruppo pionere del metal sapagnolo attivo dalla metà degli anni 80. Vecchia scuola, nuova energia, nonostante l’età media dei cinque catalani superi abbondantemente quella dei metallari che pogano sotto il palco. In chiusura un’appassionata cover di “Long Live Rock’n’Roll” dei Rainbow. Dal passato al presente con i CENTINELA uno dei gruppi che attualmente in Spagna ottiene grandissima considerazione e apprezzamento. Il massiccio Josè Cano frontman del gruppo ha una voce così acuta da stridere quasi a confronto della sua corpulenza. Suonano Heavy classico con suoni attuali e qualche sfumatura thrash, un bel mistone ben amalgamato dalla doppia chitarra e da una base ritmica davvero rocciosa. Canzoni come Mas Fuertes, La sentencia e Panico, dal vivo rendono in maniera impressionante; più che giustificato il pogo massiccio scatenatosi. Gruppo in splendida forma, concerto tra i migliori in assoluto. Si sono fatte le 14 e 40 e fa veramente un caldo infernale! Mentre salgono sul palco i BANZAI, storico gruppo Hard Rock degli anni 80. Ne approfitto per ripararmi all’ombra delle bancarelle di cd, borchie e abbigliamento vario sorseggiando una fresca birretta. Come si può immaginare non sono proprio degli sbarbatelli ma non lesinano energie e fanno la loro bella figura anche grazie alle prodezze chitarristiche del plastico Miguel Angel Lopez “Cachorro”. Dopo quasi un’ora di buon concerto seguito particolarmente dai rockers di lungo corso si torna al presente con un’altra delle formazioni attuali più apprezzate in terra spagnola, i SAUROM. L’intro è un breve discorso registrato che introduce nel mondo fantasy/Tolkeniano che caratterizza le tematiche dei loro album. Scatenati sul palco, riescono a coinvolgere alla grande con il loro Folk Metal tiratissimo. Al basso, Josele, non smette un attimo di saltellare e roteare su sè stesso mentre Narci si alterna tra chitarra e flauto sfoggiando un abito giallorosso da fare invidia al più trendy dei menestrelli di Re Artù. Miguel Angel Franco ha una voce molto potente e graffiante che ricorda in alcuni passaggi Hansi Kursch. Tra i pezzi più acclamati “La Musa y el Espiritu” e il festaiolo e trascinante “La Taberna”, o brani tratti dall’ultimo album Maryam che rilegge in chiave metaforica la passione di Cristo, come “Aquel Paseo sin Retorno” e “Irae Dei”. Frequenti gli accostamenti ai Blind Guardian non solo per la voce di Miguel e per le trame di chitarra ma anche per le suggestive atmosfere che riescono a ricreare. Applauditissimi. Sono le quattro e venti di pomeriggio e penso che la temperatura abbia raggiunto il livello massimo; ci saranno 40 gradi, non esagero. Se ne accorgono anche gli “anzianotti” LOS GUARDIANOS DEL PUENTE dal desolante semi-vuoto che si crea sotto il palco al loro arrivo. Hard Rock anni 70/80 sicuramente piacevole da seguire (i pochi fans in prima fila erano entusiasti) ma non sotto una tale canicola e con ancora più di dieci ore di concerti. Quindi altro po’ di ombra e altra birretta. Stessa identica sorte per i TAKO, gruppo Rock-urbano più attuale ma non imprescindibile. Assolutamente da non perdere invece i thrashers ANGELUS APATRIDA band di Albacete accasatasi di recente presso la Century Media. Come gli Avulsed sono tra i pochissimi gruppi a cantare in inglese e questo li ha sicuramente facilitati nel trovare sbocchi all’esterno della loro terra natìa. Suonano con una tale rabbia, grinta e potenza che a mio avviso non hanno da temere confronti con gruppi ben piu’ blasonati (ne è testimonianza appunto la firma con una Major). L’inizio delle ostilità è affidata come sempre all’urlo lancinante del biondo Guillermo Izquierdo che introduce la velocissima “Blast Off” . Seguono brani ormai classici del loro repertorio (“Give’em War”, Legally Brainwashed”, “Of Men and Tyrants”) che scatenano il più feroce pogo visto fin’ora. Molto bravi e preparati tecnicamente hanno anche un buon impatto visivo. Gruppo affiatatissimo che dal vivo non delude mai. I TOPO, gruppo di Rock progressivo già attivo negli anni 70 con molte similitudini con la nostra PFM, meriterebbero più attenzione, ma dopo un’ora di grande Thrash non ho la concentrazione giusta. Mi riprendo alla stragrande con i TIERRA SANTA, uno dei miei gruppi preferiti in assoluto. I loro detrattori li tacciano di clonare gli Iron Maiden; effettivamente “leggermente” derivativi lo sono, ma i pezzi, le melodie, gli intrecci di chitarra sono così entusiasmanti da farmi desistere da qualsiasi commento polemico in merito. Dopo quattro anni di pausa, stanno portando in Tour il nuovissimo album “Caminos de Fuego” che li ha riportati ai fasti dei tempi migliori, dopo un periodo di leggero appannamento. La rullata di rito introduce “Indomable”; sono in gran forma, caricatissimi. Con alle spalle uno scenario di fuoco e fiamme esaltano la platea già abbondantemente surriscaldata. “Leyendario”, “Alas de Fuego”, “Sangre de Reyes”, canzoni o meglio inni metallici cantati a squarciagola dai tantissimi accaltati sotto il palco. Concerto da brivido nonostante qualche problema di volumi e qualche imprecisione quà e là, dovuta forse alla lunga inattività del quintetto.
Finalmente si è fatto buio e una scia di profumo mi attira verso un chiosco dove, su una grande piastra fumante, giacciono blocchi di carne argentina, e salsicce e un altro, poco distante, che vende polli allo spiedo...che organizzazione! Segue birra, in attesa del vero gruppo simbolo del Heavy Rock spagnolo, i BARON ROJO. Il brano acustico “El Baron vuela Sobre Inglaterra” li introduce sul palco. La formazione non è quella originale con Sherpa al basso e voce con la quale hanno fatto ultimamente qualche concerto commemorativo, ma vede, oltre naturalmente ai fratelli Carlos e Armando De Castro alla chitarra e voce, i giovani Gorka Alegre al basso e Rafa Diaz alla batteria. L’entusiasmo e l’affiatamento è a mille; Carlos e Armando in ottima forma fisica e aristica. Amano modificare la loro scaletta e introdurre di volta in volta brani ripescati da tutta la loro trentennale discografia e questa notte affidano l’apertura a “El Malo” sicuramente una delle più belle canzoni del Barone. Seguono grandi classici interpretati con grandissima energia come “Larga vida al Rock n’ Roll”, “Cueste lo Que Cueste”, “Concierto para Ellos” e “Chica de la Ciudad” che da tempo non proponevano dal vivo. Ottima prova, applauditissima dall’eterogeneo pubblico del Baron Rojo che comprende davvero tutti, vecchi, giovani, bambini, padri e figli che nonostante le differenze generazionali conoscono a memoria e cantano in coro per tutta la durata dello show. È la volta degli EPICA che quest’anno rappresentano l’unica attrazione internazionale. Gruppo più che rodato, ormai abituato a partecipare a Festivals e a passare lunghi periodi in tourneè si mostra compatto e preciso come al solito. La rossa ed eterea Simone Simmons, canta divinamente anche questa sera e come sempre è al centro dell’attenzione oltre che dei flash. Devo però confessare di non essere un grande fan del gruppo e ne approfitto per riposare un po’ le membra provate. Per dovere di cronaca i commenti che sono riuscito a captare del pubblico sono stati tutti entusiastici… Quando è quasi mezzanotte si torna a parlare spagnolo con i WARCRY, gruppo attualmente al numero uno nella garduatoria di gradimento nonchè di vendite nella penisola Iberica.
Qualche problema iniziale di suoni e volumi non intacca più di tanto lo show di questo grandissimo gruppo. La voce ruvida di Victor Garcia traccia melodie accattivanti, ritornelli impossibili da dimenticare. Il pubblico (si sono raggiunte circa le 4000 presenze) è in delirio, ipnotizzato da grandi temi come le nuove “Alma de Conquistador” che apre le danze e l’emozionante “Cobarde”, o i classici “Nuevo Mundo”, “Tu Mismo”, “La Vieja Guardia”… Victor, come sempre piantato a gambe larghe al centro dello stage è ben supportato da una solida band e si comparte le attenzioni del pubblico con Pablo Garcia, chitarra solista con un gran gusto per la melodia più che per il virtuosisimo fine a sè stesso. Per quanto mi riguarda, trionfatori del Festival, seguiti a brevissima distanza da Tierra Santa. Siamo quasi alla fine, provati nel fisico ma non nel metallico spirito. Non si assiste infatti ad alcuna defezione di pubblico quando all’una passata si accendono le luci per gli OBUS. Insieme ai Baron Rojo, sono la storia del Rock spagnolo. Il concerto di questa notte (anzi, mattina…) fà parte del tour commemorativo per i trent’anni di attività che stanno portando in giro per tutta la Spagna. Gli unici rimasti del nucleo, il cantante Fortu Sanchez e Paco Laguna alla chitarra nonostante la non verdissima età sono in una forma spettacolare. Non pochi a fine concerto affermeranno di non aver mai visto in trent’anni di carriera il gruppo così affiatato e grintoso come a questo Leyendas! C’è da dire che Fortu oltre ad essere un grande frontman, tamarro all’inverosimile, possiede tuttora una voce che riesce a mantenere ad altissimi livelli. Tutti euforici e soddisfatti quando dopo aver ascoltato i classici “La raya”, “Pesadilla Nuclear”, “Dinero, Dinero”, “Juego Sucio” ci si prepara per l’ultima sfida… Un’apoteosi di luci, fumo e colori avvolge il palco intorno al mitico Oscar e i suoi LUJURIA, chiamati a chiudere questa sesta edizione del Festival. Divisa borchiata e bandiera del suo goliardico “Squadrone 69” Oscar trascina la folla con la sua esuberanza e simpatia. È inarrestabile e incontenibile, sempre corente con sè stesso sia che canti di donne, sesso e casino sia che tratti argomenti impegnati o sociali. Non è un grandissimo cantante ma quando è sul palco nessuno ci fà caso tanto è grande la sua contagiosa passione per il Metal. È supportato da un buon gruppo; non un gruppo di fenomeni ma l’alchimia che c’è tra loro è tale da farli sembrare dei mostri. Dieci e lode, non fosse altro per essere riusciti a mantenere vivi interesse e partecipazione di tutti in un orario quasi impossibile (sono le tre passate e siamo sotto il palco dalle undici di mattina…). Impossibile non rimanere toccati dalla magica atmosfera del Festival così come dalla caldissima accoglienza dei nostri cugini latini; ed è così che stravolti ma soddisfatti ci accomiatiamo dal Leyendas con la promessa di tornare per la settima edizione (ed oltre….)

Report a cura di CESARE MACCHI – con il supporto di SANDRO BUTI

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