Siamo giunti alle battute finali di questa tre giorni all’insegna dell’heavy metal. La giornata odierna,
pur vedendo un running order di tutto rispetto registrerà inspiegabilmente la più bassa affluenza di
tutto il Metalfest.
Quando gli svedesi Steelwing fanno la loro comparsa quasi nessuno si presenta sotto il palco, un
vero peccato vista la grande prova che il quintetto ha offerto ad uno sparuto gruppo di fedelissimi
fans.
Un heavy metal canonico suonato alla perfezione unito all’esuberanza di una giovane band che si deve
ancora giocare tutto per potersi ricavare uno posto nel mondo dell’hard & heavy.
I Brainstorm anche questa volta hanno dato il meglio come al solito però grosso del lavoro e delle
responsabilità gravano sempre sulle spalle del frontman Andy B. Frank che anche questa sera si rivela
essere in piena forma. Un brivido corre lungo la schiena quando vengono ripescate “Blind Suffering” e
“Highs Without Lows”.
Poi viene il turno dei Death Angel che mettono a ferro e fuoco il palco dell’Alcatraz,a fatica le
mura del locale meneghino reggono l’urto dell’energia sprigionata in sole otto tracce. Si parte subito
in quarta con “Thrashers” ed il pogo violento non tarda ad arrivare. “Evil Priest” e “Voracious Souls”
non fanno che alimentare la sempre più crescente risposta del pubblico. Grandissima e come sempre
coinvolgente la performance di Mark Osegueda assistito dalle due chitarre di Ted Aguilar e Rob
Cavestany. E ci calza a pennello una “The Ultra Violence” nel bel mezzo dello show chiudendo poi in
bellezza con “I.P.F.S.”.
I Dark Tranquillity invece partono un po’ sottotono qualche problema di audio e la voce di Stanne
che va e viene spezza le gambe alla band che invece era partita subito al pieno delle possibilità.
Fortunatamente il tutto si risolve rapidamente rivelando un Michael Stanne sempre sopra le righe.
Saltella qua e là sul palco semi buio senza inciampare, per il dispiacere delle fans che lo avrebbero
voluto tenere tra le braccia almeno per qualche istante.
Va detto però che tra le formazioni che si sono susseguite finora i D.T. sono quelli meno convincenti,
hanno eseguito il loro compitino portando a casa un 6 politico. Unico picco va segnalato sulle note di
Final Resistance”, col senno di poi forse la scaletta avrebbe potuto riprendere qualcosa da “The
Gallery” per la gioia dei fans di vecchia data.
Il locale inizia a riempirsi (si fa per dire) quando per terzultimi, salgno sul palco gli
Ensiferum.
Un problema tecnico al microfono del vocalist Petri Lindroos andrà ad influire negativamente sulla
performance della band che, nonostante tutto, esce a testa alta dal concerto.
Oltre a quelli che oramai sono i must che tutti si aspettano che vengano suonati, come “Ahti”, “Token
Time” o “Iron” la formazione presenta in anteprima il nuovo “Unsung Heroes” con la convincente “Burning
Leaves”.
Penultima band e ci troviamo di fronte ad una stoner band, tra le sonorità estreme di Dark Tranquillity
ed Ensiferum ed il thrash violento di Death Angel e degli headliner Kreator, i Kyuss Lives!
proprio non c’azzeccano per niente.
Un tediosissimo soundcheck, minuzioso durato oltre mezzora si rivela già di per sé molesto nonché
inutile dato che per tutta la durata dello show la band sarà colpita dai più disparati problemi tecnici
a partira dalla voce per poi arrivare alle chitarre che sono saltate altrenandosi una con l’altra.
Uno show da dimenticare assolutamente monocorda e fuori luogo che ha avuto l’unico pregio di far
brillare ancor di più gli headliner quando hanno finalmente fatto la loro comparsa per chiudere la 3
giorni del Metalfest.
I Kreator montano sul palco la scenografia del nuovo disco "Phantom Antichrist" ma è su "Violent
Revolution" che Mille Petrozza e compagni fanno la loro comparsa.
Alla batteria di Ventor vengono affiancate due pedane utilizzate in più occasioni sia dal frontman che
dal Christian Giesler e Sami Yli Sirnio.
Seguono a ruota "Hordes of Chaos" e la violentissima "Phobia", poi viene presentata la title track del
nuovo disco per poi fare un nuovo tuffo nel passato con "Extreme Aggression".
Sulle note di "People of the Lie" si scatena una vera e propria carneficina e poi "Betrayer" "Flag of
Hate" con il discorso, ormai forse un pò ampolloso di Petrozza che però annuncia una prossima calata in
Italia per promuovere proprio "Phantom Anthicrist" il prossimo inverno,infine si chiude in grande stile
con la solita ma sempre ben accolta "Tormentor".
Ora si può dire, i Kreator sono stati la miglior band di tutto il festival, nonostante si siano avute
grandi esibizioni da band quali Megadeth, Anthrax, Blind Guardian e In Extremo.
Foto:
- Anthrax day1
- Blind Guardian day1
- Behemoth day2
- Megadeth day2
- W.A.S.P. day2
- Kreator day3
- Kyuss Lives day3
Report a cura di Paolo Manzi
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