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Jon Oliva’s Pain + White Skull + Clairvoyants + Kingcrow + Max Pie - 7/10/2012 - Live Club - Trezzo Sull’Adda (MI)

Ben cinque gruppi per questa calda serata estiva nel capiente Live Club di Trezzo Sull’Adda, ottimo responso del pubblico contando anche che si svolge di martedì, tutto in trepidante attesa per il grande concerto che ci offrirà Jon Oliva ma, procediamo con ordine…
Perdiamo causa orario i Max Pie, gruppo belga posto in apertura di serata e seguito a ruota dai romani KINGCROW, fautori di un caldo Prog che colpisce per perizia esecutiva.
Tocca ai lombardi CLAIRVOYANTS, qui fortunatamente in veste di band originale (con l’aggiunta dell’articolo “The” i nostri diventano tribute band dei Maiden), che salgono sul palco con l’obiettivo di alzare il livello di tensione della serata, grazie all’Heavy Classico con venature Hard e Power, ben interpretate dal frontman Gabriele Bernasconi.
Con più estratti dal secondo e riuscitissimo “The Shape Of Things To Come”, il quintetto del chitarrista Luca Princiotta lascia il segno, grazie anche alla notorietà acquisita in questi anni con la sfilza di date alle quali i ragazzi hanno partecipato.
L’ultimo passo prima di incentrarci sulla performance del “Mountain King” è lo show dei veterani vicentini WHITE SKULL, tornati in pista con la vecchia singer “Sister” De Boni e la sua aggressiva ugola riconoscibile anche in “Under This Flag”, ultima fatica del combo capitanato da Tony “Mad” Fontò.
Per la verità, complici anche i suoni non perfetti, il Power (alla tedesca) degli ‘Skull non lascia il segno come dovrebbe, con colpe quindi non imputabili al gruppo stesso.
Non c’è da temere però, dato che gli White Skull saranno attivissimi sul fronte live anche durante l’estate, certo che si potranno rifare con concerti all’altezza della loro ventennale carriera.
Ben venticinque anni fa, veniva dato alle stampe “Hall Of The Mountain King”, targato naturalmente Savatage e ritenuto da molti il capolavoro assoluto partorito dai fratelli Oliva, un disco che resiste allo scorrere del tempo, emozionando ancora schiere di giovani (e non!) metallari…
Quale occasione migliore per i JON OLIVA’S PAIN, progetto del singer e pianista originale dei Savatage, per riproporre tutto l’album per intero, con l’aggiunta di prestigiose chicche del passato?
Jon, con le sue cinquantadue primavere sulle spalle, una vita non proprio morigerata e dulcis in fundo un fisico tutt’altro che atletico, di certo non canta più come quando i Savatage erano una band di punta del movimento US Metal, però questa sera è stato capace comunque di una prestazione che ha infiammato i cuori di tutti i presenti.
Si parte a razzo con “Gutter Ballet”, “Edge Of Thorns” e “Sirens”, un terzetto che stenderebbe per K.O. tecnico gruppi ben più blasonati, ma è solo l’inizio di un memorabile “best of show” che di sicuro rimarrà impresso nelle menti di tutti i presenti!
Anche “Don’t Talk To Me” dei Doctor Butcher (ennesima band parallela di Jon a metà anni ’90) riscuote crediti dal pubblico, così come l’immortale “Power Of The Night”, adrenalinica come il titolo suggerisce.
Un’escalation di emozioni, ben dirette dal Maestro Oliva che, generalmente seduto al suo pianoforte bianco, si alza di tanto in tanto mostrando per bene il suo faccione compiaciuto a tutti noi, forte di una scaletta che ha pochissimi rivali e di musicisti preparati e motivati alle sue spalle.
Tra gli highlights della serata anche “Ghost In The Ruins”, ennesima perla scandita a gran voce dai fans in visibilio, anche perché di lì a poco partirà l’esecuzione per intero dell’intramontabile album datato 1987.
Da “24 Hours Ago” in poi è un crescendo di intensità e applausi, quasi che fino adesso Jon e soci abbiano solo “scherzato” e non proposto già una decina di brani incredibili, le energie dell’audience comunque non vanno scemando, così come la graffiante timbrica di Mr. Oliva, fino alla fine protagonista di lusso.
“Prelude To Madness” introduce a dovere quella “Hall Of The Mountain King” che dovrebbero insegnare nelle scuole tanto è basilare per il nostro genere più amato, Jon se la cava egregiamente con tanto di urletti sul finale, a testimonianza che negli ultimi anni il cantante statunitense sta cercando di mantenersi al meglio delle sue possibilità.
Chiusura doverosa con “Believe” e pianto di commozione generale che suggella una magnifica serata di Heavy Metal d’alta classe, con o senza il monicker Savatage alle spalle, Jon Oliva ci ha dimostrato ancora una volta chi è l’indiscusso Re della Montagna!


Report a cura di Alessio Aondio

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