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Flame Fest - 6/19/2013 - Live Club - Trezzo sull"Adda (MI)

Giornata dedicata alle sonorità più moderne e "nu" in quel di Trezzo,col ritorno sulle scene degli storici Coal Chamber,accompagnati da una manciata di band validissime(non tutte) ed al passo coi tempi.

Verso le 18.00,in un club praticamente deserto (ricordiamo che stasera ci sono gli Slayer all’Alcatraz di Milano)fanno la loro comparsa on stage i Chelsea Grin,band deathcore statunitense.Il sestetto è ben preparato tecnicamente,ma la proposta musicale risulta a mio parere troppo opaca e moderna,nonostante i nostri si sbattano alla grande sul palco,facendo impazzire i giovanissimi fan radunatisi a ridosso dello stage.

Nemmeno un’ora dopo è il turno degli eccezionali The Sword,band stoner/heavy texana,capace con i riff psichedelici macinati in continuazione dal chitarrista Kyle Shutt di immergere il Live in una sorta di deserto indoor,proiettandoci tutti indietro nel tempo.Li avrei preferiti in una posizione di bill più consona alla loro bravura e con più tempo a disposizione...peccato,sarà per la prossima!

Puntualissimi alle 19.40 salgono sul palco gli australiani Deez Nuts,band hardcore che più hardcore non si può.
I quattro saltano e suonano come forsennati,ma ciò non serve a distogliere l’attenzione da una proposta musicale veramente banale e inflazionata;le canzoni si assomigliano l’un l’altra e sembra di vedere una brutta copia dei Biohazard o dei peggiori Hatebreed. Rimandati!!!

E’ora il turno dell’esibizione migliore della giornata:gli statunitensi Clutch.
Questo formidabile quartetto è riuscito a convincere anche gli spettatori più scettici,scatenando un party rock and roll infuocato come pochi.La proposta musicale attinge a piene mani dal rock americano anni ’60-’70,impreziosito da un tocco hard/psichedelico che rende unica questa spettacolare band.L’apice dell’esibizione si raggiunge con la blueseggiante "Electric Worry",dove troviamo il barbuto singer Neil Fallon destreggiarsi ottimamente anche alla chitarra.
Pollice altissimo per loro,sperando in un loro ritorno il prima possibile.

Si ritorna al passo coi tempi con i teutonici Caliban,quintetto metal-core validissimo dal vivo come su disco. L’audience viene scaldata a dovere con sberle come "We Are The Many" e la cover dei Rammstein "Sonne".
Il singer Andreas Dorner ci sa fare e con il suo carisma permette all’esibizione di decollare e di rimanere su alti livelli per tutta la durata dello show,arrivando addirittura a "rimproverare" i ragazzi della sicurezza che,non capaci di gestire un banalissimo crowd-surfing,respingono con la forza chi prova a oltrepassare le transenne lasciandosi trasportare sopra i fan presenti.

Verso le 22.30 tocca agli inglesi Asking Alexandria;l’apoteosi dello screamo.
Decine di ragazzi e ragazze impazziscono letteralmente al loro ingresso on stage..sembra di essere in una discoteca psuedo-metal,visto che il genere proposto da questo quintetto poco ha a che fare con la "musica del diavolo".
Le canzoni sono intervallate da fastidiosissimi stacchi elettronici,utilissimi però a far capire quando finisce una song e ne inizia un’altra,dato che per quasi un’ora sembra di sentire gli stessi giri ripetuti all’infinito.
Band tecnicamente preparatissima,nulla da dire,ma se questi ragazzi sono il futuro del metal beh...(citando gli immortali Troisi e Benigni) non ci resta che piangere!

Tocca ora agli headliner scatenare l’inferno in un Live vuoto per tre quarti,cominciando alla grande con una spettacolare "Loco",seguita a ruota da "Big Truck" e"Fiend". Dez Fafara è l’animale da palco per eccellenza,Meegs Rascon alla chitarra è un’assoluta sicurezza e la base ritmica creata da Mike Cox alla batteria(mai pago di far volare piatti per il palco) e dalla bellissima Chela Rhea Harper al basso è qualcosa di devastante.
In un’esibizione cortissima(nemmeno un’ora)vengono proposti classici come "Drove","Oddity" e la conclusiva "Sway".
Che dire...show di un’intensità straordinaria,ma veramente troppo corto;il ritorno sulle scene dei quattro andava celebrato diversamente,magari con uno show singolo.
La concomitanza col concerto degli Slayer ha evidentemente influito sulla poca affluenza di gente questa sera,anche se sbirciando a fine esibizione tra le prime file i più attenti hanno potuto scorgere un entusiasta Jason Newsted (sì,proprio lui!!) che qualche ora prima si trovava a Milano ad aprire con la sua band lo show di Araya e soci.

Questa giornata ci ha regalato alcune perle (Clutch e Coal Chamber su tutti) e qualche delusione cocente(la poca affluenza e le proposte davvero fuori luogo di alcune band)
Rimaniamo con la speranza di ritrovare presto gli headliner,magari in situazioni più consone alla loro proposta ed alla loro indiscutibile fama.
Alla prossima!!


Report a cura di Martino Brambilla Pisoni

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