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Soul Pit - 5/21/2005 - La Gabbia - Bassano del Grappa (Vi)

Paradossalmente la serata bassanese presso "La Gabbia" dal titolo "NU metal explosion" vede l' affermazione dei SOULPIT, adepti del death metal svedese. Dai primi vagiti di "Silent wars" appare subito lampante che il combo bassano- patavino non è certo salito sul palco con la volontà di fare prigionieri; i colpi sferrati da Sartorello alla batteria sono mitragliate che si abbattono sul pubblico che inizia via via ad animarsi.
Dopo il primo brano, che ha permesso a gruppo e pubblico di ambientarsi nella calura del locale, il singer Enrico Francescato chiama "Episode" spingendo a livelli altissimi il coinvolgimento degli spettatori, grazie anche alla prestazione di matrice, oltre che sonora, scenica, offerta da Zabeo e Canella i quali si cimentano in un headbanging, seppur non forsennato, adatto alla situazione. Durante le pietre miliari che seguono ("Final resistance", "Victorious march", "Blinded by fear") singer, bassista e axeman sfoggiano una sempre crescente prestazione scenica con headbanging e vicendevoli segni d'approvazione tra loro ed il pubblico, spingendo quest'ultimo a dar vita ad un generale "scuotimento di teste" che culmina in pogo, soprattutto durante "Gyroscope" e la conclusiva "Death in fire". Merita una lodevole menzione "Built on autumn leaves", brano "MADE IN SOULPIT" che unisce la ricerca d'innovazione alle radici musicali da cui il gruppo si dimostra ben felice di provenire.
Riguardo all'analisi dei musicisti, parlando con i presenti si riscontra unanime approvazione per quanto riguarda in particolare le prestazioni di Sebastiano Sartorello (degno del titolo di "hellhammer" se già non esistesse) ed Enrico Francescato, frontman di sublimi capacità canore e spiccata propensione live; degno del soprannome "Lucifero" sia per la dote incontestabile di saper riempire il palco sia per un atteggiamento scenico in grado di suscitare inquietudine nei presenti.
Grande Lorenzo Canella sia per la prestazione in sé, sia per coraggio e capacità di adattamento: ritrovatosi unico chitarrista è riuscito a fondere linea ritmica e passaggi più complicati senza perdere eccessivamente a livello di resa, dando sfoggio di feeling eccellente col proprio "ferro" particolarmente in occasione dell'assolo presente nella canzone composta dal gruppo. Più che buona anche la prestazione scenica. Enrico Zabeo rappresenta un punto di domanda sia per la difficoltà di sentire con precisione il suono del suo basso, sia per qualche errore esecutivo (da lui candidamente confessato); essendo l'unica "macchia" nella serata dei SOULPIT non gli si può tuttavia togliere una buona resa del "muro sonoro" ed in un'ottima prestazione scenica.
Gruppo da seguire con attenzione!

Report a cura di Luca Bravin

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