Ecco finalmente dopo un'attesa di 10 anni tornare in Italia uno dei gruppi più influenti e innovatori degli anni '90: i Meshuggah. Freschi autori di un grande album quale Catch 33 (trovate la recensione nel nostro database insieme ad un'intervista al batterista Tomas Haake) il gruppo ha intrapreso il primo tour europeo da headliner della loro carriera dopo che per anni aveva girato praticamente solo l'America. L'attesa di vederli onstage era tanta e infatti il Transilavania Live era gremito di gente venuta un po' da tutte le parti d'Italia (e c'era pure qualche straniero) facendo ancora salire la già alta temperatura milanese, rendendo il locale praticamente una sauna.
Ecco che verso le 20.15 salgono sul palco gli Scarve, gruppo dedito ad un death melodico con accenni a pezzi più vicini al nu-metal. L'apertura è affidata ad An Empitier Void dal loro ultimo album Irradiant. Il suono si dimostra buono e la band si fà notare per una buona tenuta di palco ma già dalla seconda canzone il suono peggiora gradualmente e pian piano non si capirà veramente più niente dell'esibizione del gruppo con la cassa della batteria a sovrastare tutto il resto. Anche le voci dei 2 cantanti sono inghiottite nella pottiglia sonora che esce dalle casse e così la performance del gruppo viene seriamente compromessa. La scaletta comunque pesca a piene mani dall'ultimo Irradiant e il pubblico milanese sembra apprezzare. Dopo poco più di 40 minuti, tra gli applausi del pubblico, la band lascia il palco agli headliner.
In breve tempo viene preparato effettuato il cambio palco e "svelato" l'enorme drumkit di Tomas Haake. Ed ecco finalmente alle 21.20 salire sul piccolo palco gli svedesi Meshuggah che dopo aver salutato il pubblico attaccano con la devastante The Mouth Licking What you've Bleed dal quel monolite chiamato Chaosphere. La precisione del gruppo è chirurgica così come il suono che rende giustizia alle intricate ritmiche e alle parti psicotiche di Haake che si dimostra un'autentica drum machine umana, capace di eseguire (e alle volte complicare) tempi umanamente inconcepibili. Subito viene eseguita la "vecchia" SoulBurn da Destroy Erase Improve e il pogo si scatena selvaggio sulla ritmiche spezzettate. Piccola pausa di cambio chitarre ed ecco finalmente apparire le 8 corde per eseguire 3 canzoni tratte da Nothing: Rational Gaze, Perpetual Black Second e l'opener Stengah. Dal vivo per quanto possibile si dimostrano ancora più devastanti e pesanti di quanto non lo erano su disco facendo scatenare la folla in un headbang sfrenato. Jens Kidman si dimostra un ottimo cantante, un ottimo frontman e un animale da palco così come il resto del gruppo che nonostante le parti di difficile esecuzione non sta fermo un attimo. Ritorno al passato con la devastante Sane seguita dalla parte che più aspettavo, quella dedicata all'ultimo Catch 33. La band lascia il palco mentre dalle casse esce il 7° capitolo dell'album. Mind's Mirror la cui parte parlata funge da intro. Ecco poi il gruppo tornare sul palco ed eseguire dalla metà di Mind's Mirror fino circa al 7° minuto di In Death - Is Death fermandosi appena prima dell'inizio dell'arpeggio che conduce a Shed. Ero curioso di vedere come avrebbe reso dal vivo questo nuovo cd e posso dire di essere pienamente soddisfatto. Il gruppo non fa errori e Haake riesce nell'arduo compito di rifare ciò che su disco era stato fatto con la drum machine, complicando ulteriormente alcuni già non semplici passaggi. Per cui centro pieno anche se forse qualche minuto in più non avrebbe certo guastato, anzi!! Dopo questa parte più "lenta" ecco New Millenium Cyanide Christ irrompere nel locale seguita dalle pesanti Organic Shadows e Straws Pulled at Random. Chiusura affidata a quel capolavoro che corrisponde al nome di Future Breed Machine, un ultima mazzata prima di lasciarci andare a casa felici e devastanti.
Report a cura di Simone Bonetti
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