A distanza di una sola settimana dal concerto dei Fates Warning, il circolo Colony di Brescia si appresta ad offrici un’altra domenica all’insegna del Metal più classico e di livello altissimo: sono infatti gli inglesi Threshold e gli storici Lizzy Borden gli headliner di questo "Colony Fest".
Causa ritardi nel soundcheck dei Lizzy Borden, i gruppi spalla sono costretti a limare la scaletta ed a posticipare la propria esibizione.
Il metal melodico dei greci The Silent Wedding meriterebbe un ascolto più approfondito dei venti minuti a loro disposizione, ma la classe non è acqua e la proposta musicale dei nostri cugini mediterranei si lascia piacevolmente gustare.
Stesso discorso per i friulani Overtures, band composta da giovanissimi musicisti, veramente tecnici e preparati, Power Metal melodico con inserti Heavy qua e là: una proposta tanto abusata quanto efficace.
Grazie anche ( e soprattutto) al carisma del singer Michele Guaitoli ed alla sua camaleontica voce, lo show prende subito il binario giusto ed i (ancora pochi) fan presenti possono veramente godere di questa mezz’ora di Metal made in Italy alquanto positiva.
Purtroppo non possiamo dire la stessa cosa dei Nightlow, gruppo emiliano conosciuto dai più per il percorso intrapreso come cover-band dei Manowar e culminato poi nella pubblicazione di album di un metal moderno- thrash abbastanza standardizzato rispetto ai tempi che corrono.
Il concerto a cui assistiamo, complice appunto una piatta mancanza di innovazione diffusa specialmente nel songwriting più recente, stenta a lasciare il segno e neppure la graffiante voce del singer Abba riesce a recuperare un concerto destinato ormai verso un insipido anonimato.
Martino Brambilla Pisoni
Tempo dei primi headliner della serata, i progster inglesi Threshold, che finalmente approdano al Circolo Colony.
La band capitanata dal chitarrista Karl Groom ci fa vedere subito di che pasta è fatta, complessi intrecci musicali, perfettamente eseguiti che non tralasciano però quell’aspetto più melodico che li rende ancor più appetibili.
Dall’introduttiva ‘Slipstream’ alla successiva ‘Ground Control’, possiamo constatare tanto la bontà dei suoni del Colony che ne esaltano le qualità cristalline, quanto lo stato impeccabile di forma del singer Damian Wilson, da qualche anno rientrato stabilmente in line up.
Un concerto senza sbavature o perdite di tempo, tanto prezioso in questa serata, ecco cosa ci stanno offrendo i Threshold, che radunano la quasi totalità delle persone accorse al Colony Fest, la precisione ritmica di Johanne James, un martello dietro alle pelli, la pregevole esecuzione tastieristica di Richard West, unitamente agli elementi citati sopra, sono altri due tasselli dell’emozionante mosaico composto dai sei britannici. Più di venticinque anni di carriera esaltati da brani quali i nuovi ‘Watchtower Over The Moon’ e ‘Turned To Dust’, senza citare la chiusura di ‘Ashes’ ci lasciano sbalorditi per la tanta classe profusa.
Difficile fare di meglio dopo uno show così emozionante, quasi un’ora e mezza di goduria all’insegna del Prog Metal di alto livello, ottimi!
Per il trentennale della band losangelina, Lizzy Borden e la sua ciurma hanno scelto senza dubbio una scaletta speciale ma, a conti fatti, il concerto si è rivelato soddisfacente per metà, ma andiamo con ordine…
E’ già piuttosto tardi quando il quartetto americano sale sul palco, attaccando alla grande con la fascinosa ‘Master Of Disguise’ e la più tirata ‘Notorious’e scaldando i cuori degli aficionados accorsi al Circolo Colony.
Se la resa vocale di Lizzy, unitamente alle trovate sceniche in salsa Alice Cooper (sangue, oggetti di scena e un infinità di maschere), inizialmente tiene bene, via via che lo show prosegue, come non citare una grande versione di ‘Rod Of Iron’, assistiamo ad un calo da parte del frontman californiano.
Oltre agli impronosticabili problemi tecnici del chitarrista Ira Black, la scelta di rubare tempo ad altri brani con ben tre assoli da parte degli strumentisti coinvolti (tra cui un inutilissimo drum solo del fratello di Lizzy, Joey Scott Harges), pare avvalorare la tesi di un Lizzy bisognoso di fiatare.
Oltre a questa nota dolens, mi preme sottolineare l’esecuzione di ben due cover, ‘Long Live Rock ‘n’ Roll’ e l’altrettanto immortale ‘Born To Be Wild’ (posta addirittura in chiusura), le quali però sottraggono altro tempo prezioso al risicato ed imperfetto show degli americani.
Mi duole dirlo ma, le esecuzioni di classici quali ‘Me Against The World’ ed ‘American Metal’ sono parse stanche e pasticciate, complice la definitiva caduta vocale del camaleontico singer.
I pochi rimasti ricorderanno, come me, una serata più all’insegna degli sfavillanti Threshold che dell’ Heavy horrorifico targato Lizzy Borden, confidando che questi ultimi possano tornare presto in forma per regalarci una shockante dose di American Metal!
Alessio Aondio
Report a cura di Martino Brambilla Pisoni e Alessio Aondio
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