Trasferta elvetica per holymetal, ben giustificata da un bill di prim’ordine composto da Arch Enemy, Sodom, Vader e capitanato dai veterani del thrash europeo Kreator.
Già alle 17 la sala può contare un nutrito numero di fans (proprio come in Italia no?) ed alle 17.45 circa ecco pronti ad infiammare lo stage i polacchi Vader, gruppo death metal di culto e con più di trent’anni di storia sul groppone.
Il magnetico frontman Peter riversa odio e sangue sul pubblico per una buona mezz’ora, scatenando i primi focolai di pogo su pezzi storici come "Sothis" e "Helleluyah (God Is Dead)" e scaldando per bene il sempre più nutrito audience...un buon modo per iniziare questa piccola (ma caratteristica) maratona di metal estremo.
Tocca ora agli inossidabili Sodom, che partono in maniera assassina con due perle come "Agent Orange" e "Remember The Fallen". Quel vecchio volpone di Tom Angelripper conosce tutti i migliori stratagemmi per mandare in visibilio i fan ed ecco quindi estratte dal cilindro la goliardica cover del classico rock "Surfin’ Bird" ed una conclusiva "Blasphemer" con tanto di ospitata sul palco di Michael Amott e Sharlee D’Angelo, presi in prestito direttamente dagli Arch Enemy.
Proprio la band svedese sarà protagonista principale in questo pomeriggio infuocato: lo show della nuova singer Alissa rasenterà la perfezione e, nonostante la frontwoman canadese ammetta di essere molto ammalata, canzoni come la nuova "War Eternal" , "Dead Eyes See No Future" ed il classicone "Nemesis" sono una vera e propria manna dal cielo per i fan più desiderosi di death metal svedese e di melodie ben orchestrate. Una particolarissima menzione va alla presenza on stage di Jeff Loomis che, svestiti da troppi anni i panni di mastermind dei Nevermore, si dedica ora a creare muri di suono ed assoli eccezionali in compagnia del rossocrinito Amott, cuore e cervello degli Arch Enemy.
La tensione è altissima e si taglia col coltello, così come l’elettricità che impregna l’aria: vedere live i Kreator è sempre un massacro e chi conosce la band di Mille Petrozza ne sa qualcosa.
Una spettacolare intro in cui immagini post-apocalittiche proiettate su un maxischermo ed accompagnate dalla canzone country-rock "In The Year 2525", lascia subito il posto a "The Patriarch" e, ovviamente, "Violent Revolution". La potenza e la cattiveria onstage si trasmettono subito nel pit, con il continuo crearsi di wall of death e circle pit massacranti.
Il trittico "Extreme Aggression", "Phobia" e "Enemy Of God" non fa altro che rimarcare la supremazia nel metal estremo europeo da parte della band di Petrozza, sempre pronto ad arringare la folla ed a scatenare l’euforia collettiva, soprattutto con la riproposizione live della cover di "The Number Of The Beast", una vera e propria sorpresa che lascia positivamente spiazzati molti fan e con la toccante "Voices Of The Dead", durante la cui esecuzione vengono proiettati i volti dei numerosi musicisti metal che troppo presto ci hanno lasciato.
"People Of The Lie" e "Flag Of Hate/ Tormentor" mettono la parola fine ad uno show di rara intensità ed a una giornata veramente piacevole, che è stata punto d’incontro per metallari provenienti da tutto il centro Europa e che speriamo si possa un giorno ripetere anche dalle nostre parti.
Report a cura di Martino Brambilla Pisoni
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