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Barcellona Rock Fest 2015 - 7/23/2015 - Open Air Festival - Barcellona (E)

3 giorni di caldo, rock, metal, qualche spruzzata di pioggia e tantissima "cerveza": il Barcelona Rock Fest ci ha regalato tutto ciò, stupendoci per la qualità altissima delle band proposte e per l’impeccabile organizzazione (a parte qualche suono non ben bilanciato durante certe esibizioni).

Giorno 1 - 23 luglio

L’accogliente location del Parco di Can Zam si rivela da subito una scelta azzeccata, in quanto gli ampi spazi, i numerosi servizi offerti e la praticamente totale mancanza di code renderanno la calda giornata di giovedì veramente godibile.
Si inizia in perfetto orario alle 17 con gli spagnoli thrasher Asphixion, band giovanissima ma potente ed organizzata on-stage, che oggi ci propone un classico thrash metal di scuola americana ben indicato per cominciare carichi carichi questi tre giorni di festival. Volgiamo lo sguardo al palco di sinistra ( 2 palchi attaccati in cui le band si alternano con pause di 5 minuti), dove sta per fare la propria comparsa il leggendario chitarrista-cantante Rosendo, vera e propria icona della scena rock spagnola da più di tre decenni, grazie anche alla sua militanza nei seminali Leño. I fan sono letteralmente rapiti dalle canzoni sciorinate dal longevo compositore e inni come "Masculino Singular" e "Manera De Vivir" (dei già citati Leño) creano un unicum di voci e cori, unendo così tre generazioni di pubblico in una sola ora di musica.
La prima band internazionale pronta ad esibirsi risponde al nome di Sabaton, vera e propria macchina da guerra (riferimento non casuale) e band perfetta per mantenere alta l’energia in un festival. L’iniziale "Ghost Division" , l’inno "Carolus Rex" ed i continui siparietti tra il frontman Joakim Brodén ed i due chitarristi contribuiscono a rendere lo show piacevole e vivace, nonostante lo stile pomposo e "tamarro" proposto faccia torcere il naso a molti.
Tocca ora ai padrini del prog metal Dream Theater, relegati ad una striminzita ora di show e, ahimè, non supportati da suoni all’altezza. Perle come "Metropolis Pt1 : The Miracle And The Sleeper" , "Burning My Soul" e la commovente "The Spirit Carries On" vengono così penalizzate da un mixaggio pessimo, in cui la chitarra e le tastiere vengono sovrastate dalla sessione ritmica, mentre la voce del volenteroso LaBrie si sa non è più quella di una volta... tutto sommato uno show ben accolto dai fan più accaniti. E’ quindi il momento di una delle esibizioni migliori di tutto il festival: Status Quo!!
Questi due rocker da più di quarant’anni riescono a far saltare e ballare tutti i tipi di pubblico, e vedere oggi quasi 20.000 metallari urlare e scatenarsi al ritmo delle storiche "Down Down", Da leggenda a...leggendona! Sono ormai 50 anni che gli Scorpions infiammano i palchi di tutto il mondo e,vedendo il concerto di stasera, siamo pronti a scommettere che non ce li toglieremo presto di torno.
La voce di Klaus Meine è pulita e potente come trent’anni fa, la coppia di asce Matthias Jabs- Rudolf Schenker non sbaglia un colpo, mentre quel diavolo di James Kottak non smette un secondo di stuprare le pelli del suo drum-kit e di incitare continuamente il pubblico in estasi.
La nuova "Going Out With A Bang" lascia subito spazio alla storica "Make It Real"; da lì sarà un tripudio di nostalgia ed emozioni, grazie a capolavori come "Still Loving You", l’immortale "Wind Of Change", "Black Out" e l’immancabile "Rock You Like A Hurricane" posta a chiusura di uno show EPICO!!! Lunga vita allo Scorpione!!
Fuochi d’artificio, fiamme, fumo e tante orchestrazioni: lo show dei Nightwish è questo, potenza allo stato puro ed accattivanti effetti scenici per un’ora accompagnano la giunonica Floor Jansen ed il mastermind Tuomas Holopainen.
I finlandesi non risparmiano un colpo, trasformando un normale concerto in una vera e propria festa, la cui colonna sonora è rappresentata da pezzi da novanta come "Ghost Love Score", "Amaranthe" e la conclusiva "Last Ride Of The Day". Spettacolo allo stato puro!
Guardiamo oltre manica ora, spostandoci verso il palco di sinistra dove i Saxon ci aspettano per ribadire ancora una volta la propria supremazia in ambito di metal classico e NWOBHM. Prima canzone: "Motorcycle Man" e già questo basta a mettere le regole in chiaro. Lo stallone Biff Byford sembra ringiovanire ogni anno e grazie alla sua eterna carica gemme come "Power And The Glory", "Heavy Metal Thunder" e gli inni "Princess Of The Night" e "Denim And Leather" radono al suolo la zona pit e tutta l’area concerti. Immortali!! Purtroppo però la gente invecchia, chi più e chi meno...beh il buon Blackie Lawless dovrebbe iniziare ad attaccare la sua BC Rich al chiodo e smetterla di portare avanti il nome storico dei W.A.S.P. rischiando figuracce su figuracce come quella di stasera.
Una scaletta best-of purtroppo non riesce a mascherare i limiti del frontman, il quale si impegna pochissimo dietro al microfono,
lasciando cantare il pubblico e gli altri musicisti ("I Wanna Be Somebody" viene in pratica cantata nella sua interezza dal chitarrista Doug Blair). Non ci siamo, quando l’età pensionabile chiama è inutile girarci troppo attorno.
Si chiude così questa prima giornata di festival, nella quale si sono alternate band storiche a gruppi in grado di riportare il metal là dove più si merita... a domani!!

Giorno 2 - 24 luglio

Si inizia prestissimo con gli spagnoli Hamlet, band della scena hardcore iberica veramente indiavolata on-stage e capace di scatenare i primi accenni di pogo della giornata.
Rimaniamo in ambito estremo col death’n’roll degli svedesi Entombed AD, che oggi ci offrono uno show veramente old school ed assai apprezzato dai numerosi fan del combo scandinavo. Pollice alto per loro!
Saltiamo dalla Svezia alla Germania con i simpaticissimi Axxis, band che a inizio anni ’90 ottenne un discreto successo.
L’istrionico singer Bernhard Weiss orchestra alla grande uno show riuscitissimo, il cui apice è rappresentato dalla comparsata di un bambino di 9 anni, che ipnotizza il pubblico per la sua sfrontatezza nonostante la giovanissima età.
Ovviamente non mancano i classici dell’ensemble teutonico, a cominciare dalla melodica "Living In A World" e dall’accattivante "Kingdom Of The Night".
Spostiamoci ora in Centro-America coi messicani Brujeria, apprezzatissimi dai numerosi fan latino-americani.
El Brujo e El Fantasma riversano sul pubblico un’ora di death metal grezzo e violento, ben coadiuvati da musicisti del calibro di Jeff Walker (El Cynico) e Shane Embury (El Hongo). L’hit "Matando Güeros" è la degna conclusione di un concerto senza troppe pretese ma devastante al punto giusto.
A mio modestissimo parere lo show dei thrasher Nuclear Assault non ha soddisfatto molto le aspettative, complici dei suoni non perfetti ed una forma non al top del singer-chitarrista John Connelly. Detto ciò è sempre piacere ascoltare classici del genere come "Game Over" e "Critical Mass".
Cambiamo palco, ma non genere: i Destruction sono pronti a mettere a ferro e fuoco il pubblico spagnolo, con uno Schmier carico a mille e pronto a radere al suolo Barcellona con le granate "Thrash Till Death" e la preistorica "Bestial Invasion". Uno show...distruttivo! Dopo una full immersion di thrash è il momento di un po’ di power metal, senza prendersi troppo sul serio coi lupi mannari Powerwolf, diretti dal grottesco singer Attila.
Bastano titoli come "Resurrection By Erection" e "Sanctified With Dynamite" per far capire su che livelli si è giocato lo show. Band comunque piacevole e ben preparata tecnicamente (nonostante la clamorosa mancanza del basso on-stage).
La storia del metal spagnolo ha molti nomi, sicuramente uno di questi è Ángeles Del Infierno. L’ensemble basco, guidato dal cantante Juan Gallardo e contraddistinto dall’utilizzo di tre chitarre, per un’ora riversa sull’eccitatissimo pubblico classici su classici. Nella zona pit si vedono metallari spagnoli di ogni età cantare commossi le strofe del classico "Sombras En La Oscuridad", dell’emozionante "Al Otro Lado Del Silencio" e della conclusiva "Maldito Sea Tu Nombre", vero e proprio inno di una generazione rock. Concerto storico ed indimenticabile!
Al cardiopalma sarà anche l’inizio dello show degli Helloween, con due pezzi da novanta come "Eagle Fly Free" e "Dr. Stein", con un Andi Deris in gran forma ed i soliti intrecci chitarristici del duo Gerstner - Weikath (stasera meno rockstar del solito). Il concerto scorre via bello liscio e divertente, tra classici come "Future World" e pezzi più recenti del periodo Deris. Il solito scoppiettante finale con "I Want Out" mette fine ad un’oretta di happy metal veramente piacevole ed apprezzabile.
Headliner del secondo giorno sono i "conservati sotto formalina" Twisted Sister, impegnati in questo (ultimo?) tour a ricordare il batterista A.J. Pero (sostituito da Mike Portnoy). Il direttore d’orchestra Dee Snider non la smette un secondo di saltare, incitare ed urlare ad un pubblico entusiasta, che non si lascia scappare nemmeno una nota di songs storiche come "I Wanna Rock", "We’re Not Gonna Take It" ("spagnolizzata" in Huevos Con Aceite) . Divertente il siparietto tra Snider ed il roadie degli Europe impegnato nel sound check sull’altro palco, con quest’ultimo intimorito dagli insulti del biondo frontman, assai incazzato per i rumori di sottofondo tra una canzone e l’altra.
Speriamo che non sia l’ultimo tour di questi condottieri del rock, in quanto l’energia è sempre palpabile al 200% nonostante i 40 e passa anni di storia della "sorella schizzata".
Tocca ora appunto agli Europe, forti di un album riuscito come War Of Kings, la cui title track aprirà una show ben pensato, in grado di soddisfare sia i fan più nostalgici ( "Superstitious" , "Rock The Night") sia chi predilige il pregiato hard-blues partorito dopo la reunion del 2003 ("Hole In My Pocket", "Days Of Rock ’n’ Roll").
Ovviamente ci pensa il classico dei classici "The Final Countdown" a mettere tutti d’accordo, lasciando tutti soddisfatti e contenti. Cambiamo totalmente genere con il thrash-core degli Hatebreed, che accompagnano le prime gocce di pioggia con infiniti moshpit e circle pit scatenate da bombe al napalm come "To The Threshold", "This Is Now" e la devastante "I Will Be Heard". Jasta e compagni ci sanno fare e, nonostante l’ora tarda, nessuno è riuscito a sfuggire al massacro provocato dalla band del Connecticut.
Il venerdì si chiude con i canadesi Annihilator, dove il "solito" Jeff Waters ha deciso di prendersi carico anche delle parti vocali. Che dire...la potenza delle canzoni rimane invariata, solo la voce spesso monocorde del frontman risulta stucchevole ed anonima.
Nonostante ciò pezzi come "Alison Hell" e "Phantasmagoria" rimangono classici del thrash metal più tecnico e ragionato.
Ci si vede domani per l’ultima giornata di questo grandioso Barcelona Rock Fest.

Giorno 3 - 25 luglio

La giornata si apre alla grande coi thrasher spagnoli Angelus Apatrida, pronti a svegliare una volta per tutte gli ancora addormentati metallari con gli estratti dall’ultimo "Hidden Evolution". Il gruppo di Alicante ci dimostra che al pari di molte altre nazioni europee la Spagna può dormire sonni tranquilli in ambito di band giovani e ben incazzate.
Al pari di Sabaton e Powerwolf, i Battle Beast puntano più sull’effetto scenico e sull’immediatezza di certe melodie che sulla ricercatezza di un sound ben preciso. Per un’ora scarsa si assiste ad una sorta di disco-metal, con pezzi che sembrano rifacimenti delle canzoni pop di voga negli anni ’80. Detto ciò la tecnica dei finlandesi non si discute, specialmente l’incredibile voce della bella Noora.
Si torna a fare sul serio coi Refuge, band formata dalla prima formazione dei Rage e dedita a riportare in auge i brani dei primi lavori della band tedesca. Il piacione Peavy Wagner non la smette un secondo di sorridere ed ammiccare con facce buffe verso i fan, mentre i fidi compagni Manni Schimdt alla chitarra ed il greco Chris Efthimiadis contribuiscono alla grande a riproporre le storiche "Firestorm", "Don’t Fear The Winter" e "Refuge". Show coi fiocchi, tra i migliori di tutta la manifestazione.
Si rimane in Germania coi Primal Fear. Personalmente non ho mai approfondito molto la band del muscoloso singer Ralph Scheepers e il bassista Mat Sinner. La storia ci dice che la band sia nata dopo il rifiuto dei Judas Priest (indovinate chi sarà l’headliner di stasera) alla candidatura di Scheepers per il post-Halford; sarà per questo che il suono dei teutonici è totalmente dedito allo stile dei Metal Gods, scelta che va a scapito dell’originalità e della veridicità. Il concerto di oggi tutto sommato ci presenta una band rodata e che sa il fatto suo, ben accolta dai molti sostenitori presenti sul suolo iberico.
I tre rocker catalani LGP sono la reincarnazione della storica band Sangtraït, vera e propria fucina di hit negli anni ’80 spagnoli, nonostante il cantato in catalano. Ammetto di non averne mai sentito parlare, ma l’entusiasmo suscitato tra i fan costringe assolutamente ad una più attenta ricerca ed informazione.
Gli svizzeri Krokus sono chiamati a sostituire il defezionario Sebastian Bach, e lo fanno alla grande con una scaletta best-of, dove trova spazio una ben riuscita cover di "American Woman" ed i successi immortali della band capitanata dall’inossidabile Marc Storace come "Eat The Rich" e "Headhunter".
Altra band spagnola ora: dalle Asturie i power metaller Warcry, band amatissima qua in Spagna, grazie soprattutto al carisma del singer Victor García. Nonostante infiniti problemi tecnici alla voce, i nostri eseguono alla perfezione le bellissime "Quiero Oirte" e "Hoy Gano Yo". Pubblico in visibilio e uscita dalle scene da trionfatori per i cinque spagnolo.
Prima data su suolo iberico per i giapponesi Loudness, e prima data dove le emozioni si sono fatte via via aumentando. La classe cristallina del guitar hero Akira Takasaki dona a pezzi come "Like Hell", "Heavy Chains" e "Crazy Doctor" un’eccezionale veste live, mentre la squillante voce di Minoru Niihara avvolge gli spettatori dal primo all’ultimo secondo. Concerto da ricordare e da raccontare ai non presenti...spettacolare!
Stesso discorso vale per gli Accept, guidati da un Tornillo in forma smagliante e veri alfieri del metal teutonico da decenni. "London Leatherboys", "Teutonic Terror", "Metal Heart", "Stalingrad" e "Balls To The Wall" sono solo alcuni dei proiettili sparati stasera da una band la cui cartucciera sembra inesauribile. Unici!
Piccola premessa...ciò che sto per scrivere risponde solo ed esclusivamente ad un giudizio soggettivo e personale circa lo show di stasera dei Judas Priest. Ok i classiconi immortali della band inglese, ok gli effetti scenici, l’harley sul palco, le fiamme ecc. ecc...però c’è qualcosa stasera che proprio non mi ha convinto. La voce di Halford si sa non è più quella di una volta e deve essere supportata dai numerosi effetti (spesso fastidiosi),ma la cosa che negativamente mi ha colpito è stato il distacco con cui la band (a parte lo scatenatissimo nuovo chitarrista Richie Faulkner, vero animale da palco) ha affrontato la serata, come se si fosse trattato solo di svolgere il compitino e tanti saluti. Brani immortali come "Metal Gods", "Painkiller", "Victim Of Changes" e la conclusiva "Living After Midnight" sono delle vere e proprie opere d’arte, purtroppo stasera non "restaurate" a dovere da una band apparsa distante e svogliata. Spero che la mia sia stata solo un’impressione o che si sia trattato di una serata no per gli dei del metal... Rimaniamo in ambito heavy coi Riot V, in tour per promuovere lo splendido "Unleash The Fire" e per celebrare Mark Reale coi pezzi che hanno reso celebri i Riot negli anni ’80. Si parte col botto con "Thundersteel", seguita a ruota da "Fire Down Under" e da "Flight Of The Warrior"...esiste inizio migliore di questo?
La perfetta voce del singer Todd Michael Hall dona lustro e prestigio ad ogni canzone, mentre le note sparate a mille dai due axeman Mike Flyntz ed il suo allievo Nick Lee si intrecciano senza sosta creando melodie uniche e nostalgiche, come in "Angel Eyes" e la conclusiva "Warrior", suonata con bassista e chitarrista dei Loudness ospiti sul palco. I Riot V sono una certezza ed una e vera propria macchina da live!
Concludiamo la giornata ed il festival con gli altrettanto storici Venom. Show senza pretese il loro, con il solito "marcissimo" Cronos mai pago di vomitare urla e versi sull’eccitatissimo pubblico. Il Barcelona Rock Fest si chiude con la doppietta "Black Metal" e "Witching Hour" (tra l’altro proprio alle 3 di notte precise precise...) e con i saluti finali di un felicissimo Cronos.

Impressioni finali sul festival: ottima organizzazione, code ed attese ridotte al minimo ed ampia scelta gastronomica a prezzi non altissimi. Unica pecca i suoni non sempre perfetti, anche durante le esibizioni di band di un certo livello (vedi Dream Theater).
Il voto dato al festival è comunque altissimo, in quanto vedere così tante band di spessore in una sola manifestazione è sempre più difficile. Speriamo si continui così anche nel 2016...noi ovviamente ci saremo. Saluti!!

Report a cura di Martino Brambilla Pisoni

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