Dopo 26 anni di carriera, importanti cambi di formazione, e con un nuovo e convincente album in promozione, i finlandesi Amorphis scelgono il Fabrique di Milano come scenario del loro primo tour finalmente da headliner.
Accompagnati dai giovani Textures, band dedita ad un sound alternative metal moderno, che però in sede live mostra ancora alcune lacune nel loro sound, il sestetto guidato dall’istrionico Tomi Joutsen puntuale si presenta sul palco sulle note dell’intro di Under the red Cloud, titletrack dell’ultimo disco targato 2015, e subito si ha la sensazione che i nostri questa sera sono decisamente in forma. Il pubblico, inizialmente poco numeroso, riempie piano piano il locale e guidato da un sempre sorridente Tomi canta i ritornelli accattivanti dei brani e le linee di chitarra del solista storico Esa Holopainen.
I brani di questa sera saranno ben diciassette, e la scaletta prende a piene mani ispirazione dal disco più recente della band, con canzoni molto adatte in sede live, quasi easy listening come la poderosa Death of a King, che mette in evidenza le capacità vocali del frontman, che dopo qualche anno di attività nella band, dimostra di avere il pieno diritto di sostituire il tanto amato ex cantante Pasi Koskinen.
E sono proprio i brani dell’era Tales from the Thousand Lakes che scaldano il pubblico e trascinano lo show in un crescendo molto ben studiato, che alterna brani più atmosferici come la bellissima folk oriented My Kantele a brani aggressivi come Dark Path, che evidenzia la compattezza degli Amorphis in sede live.
Stupisce la voglia e l’energia dei sei finlandesi, i sorrisi e la bella atmosfera che si crea con il pubblico, che risponde ad ogni segnale di Tomi Joutsen, quasi nascosto dietro l’ormai classico microfono in stile steampunk!
Una nota di merito anche al già citato Esa Holopainen, presente dagli esordi degli Amorphis, che si dimostra un ottimo chitarrista, con un tocco personale e molto pulito.
Il Fabrique di Milano è ormai diventato un punto fermo per i live di piccola media grandezza e suoni del locale si dimostrano ancora una volta all’altezza, ben calibrati e che rendono giustizia ai brani del combo finlandese.
Ottimo show quindi che si conclude dopo poco più di un’ora e mezza con la bellissima The smoke e la promessa di Tomi di un futuro incontro con i fans.
Mi premeva in particolare in sede di recensione sottolineare l’atteggiamento degli Amorphis che mi ha veramente colpito: l’umiltà di una band con parecchi anni di carriera, che non si è assolutamente risparmiata sul palco e che soprattutto ha trasmesso quella passione e gioia nel suonare che purtroppo spesso non si vede in band mainstram o più blasonate. Una band si misura anche da queste cose, e gli Amorphis del 2016 dimostrano di essere una solida realtà che sicuramente avrà molto da dare anche nel prossimo futuro!
Report a cura di Manuel Molteni
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