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Tradate Iron Fest 2005 (Giovedì) - 6/2/2005 - Campo Sportivo - Tradate (Va)

Raising Fear (Paolo Manzi)
Dopo i Gunfire ecco l'esibizione di Raising Fear, i cinque salgono sul paco carichi di energia portando una fresca ventata di heavy Metal in questo caldo giovedì di giugno. Avendo un solo album all'attivo, l'ottimo Mythos, ed una bassa posizione nel bill, la scaletta risulta molto corta. Ciò nonostante pare che il combo sia già ben noto al pubblico di Tradate che si assiepa sulle transenne sulle prime note di "Gilganesh" dimostrando anche di conoscere a memoria i testi della canzone. Ottima la prova vocale del singer Rob che si dimostra un vero professionista dando sempre il meglio di sé, in modo particolare nella fase centrale dell'esibizione come ad esempio sulle note di "Fenrir", "Merlin" e con la conclusiva "Angle Witch".
Complimenti ai Raising Fear, speriamo di vederli al più presto con un nuovo album ed una scaletta più carnosa.

Wotan (Paolo Manzi)
Viene il turno dei tanto attesi Wotan, attesi per due motivi, il successo riscosso con l'ottimo "Carmina Barbarica" ed il fatto che la band fin'ora non abbia concesso troppe date live. Oggi però un pubblico avido di Epic metal reclama la razione che gli spetta di diritto ed al four piece non resta altro da fare che dare inizio alle danze con "Dark Centuries" estratta dal mini del 2000 "Under The Sign Of Odin's Crows". La folla si risveglia dal torpore e dalla calura solo sulle prime note della più famose "Lord Of The Wind" ed "Iron Shadow". Buona la prestazione generale del gruppo, in particolare il singer Vanni che si rivela essere una grande frontman ed un carismatico trascinatore!

Thunderstorm (Paolo Manzi)
Conclusasi l’esibizione dei barbari della Lombardia, il testimone passa ai Thunderstorm, band che si è faticosamente ma giustamente guadagnata il titolo di miglior doom metal band della penisola, risquotendo numerosissimi consensi anche oltralpe. Avevo già assistito ad un loro concerto tempo addietro ma non ne ero rimasto particolarmente colpito, oggi ho avuto la conferma che quella sera ho assistito ad un concerto con una band non del tutto in forma. Oggi invece Fabio, Omar ed Attilio salgono sul palco per dare il 101%.
Li aiuta certamente il fatto di avere una scaletta relativamente corta e dei suoni che si sono sempre attestati su buoni livelli. Si parte con "Templars of Doom", opener dell'ultimo "Faithless Soul".
Il singer/chitarrista Fabio "Thunder" non sta fermo un attimo muovendosi per tutto il palco aiutato dal fatto di aver sistemato tre differenti microfoni nei punti strategici dello stage. Anche il bassista Omar non si da un attimo di respiro nemmeno la calura che avrà sicuramente sofferto sotto la toga da prete che indossava sembra turbarlo eccessivamente. Ottima prova su "Hidden Face" ed in chiusura con "Narrow Is The Road" che sancisce anche la fine del soprecitato "Faithless Soul". Promossi a pieni voti i Thunderstorm, con uno dei migliori concerti di tutta la giornata.

Elvenking (Lorenzo Canella)
Il nome Elvenking mi è sinceramente nuovo, ma devo dire che ne vengo a conoscenza con piacere. La musica proposta dal gruppo mette assieme delle basi metal\epic dando vita ad un buon esempio di pagan metal. La scaletta dei re degli elfi si apre con “The Oak Woods” e conta dieci brani, per una durata che ci da l’opportunità di capire le potenzialità del gruppo. L’esecuzione è più che onesta ed interessante risulta soprattutto l’apporto di un violino che da una caratteristica peculiare al gruppo e fa si che esso si differenzi dagli altri che vedremo, particolarmente buona anche la prestazione del cantante e più che discreta quella degli altri componenti. Il concerto si chiude in bellezza con “Mobs And Featers”.

Node (Lorenzo Canella)
Finalmente ho l’occasione di rivedere i Node, gruppo death\thrash dai connotati abbastanza tecnici. Purtroppo l’impianto generale comincia subito a dare segni di cedimento arrecando non poco disturbo sia alla band che al pubblico, svariate volte infatti il gruppo si ritrova a suonare solo con le casse spia ed il pubblico resta a bocca asciutta. Fortunatamente il singer nonchè chitarrista Daniel Botti ed il chitarrista Gary D’Eramo gestiscono la situazione in modo ottimale interagendo molto col pubblico. La prestazione (problemi a parte) è incisiva e potente, soprattutto Weaknessphere ha una botta allucinante. Come giusto la scaletta ha attinto dall’ultimo ed ottimo “Das Kapital” e da releases più datate come “Sweatshops” da cui è stata tratta per esempio “Jerry Mander”. Lode a Marco di Salvia che si trasforma in polipo ogni volta sale sulla batteria ed a Klaus Mariani per la precisione del basso. Complimenti ai due axeman sia per la prestazione musicale che per la gestione del palco. L’unico punto non proprio brillante sono stati gli intermezzi di chitarra scoperta tra un pezzo e l’altro che sono durati un po’ troppo. Il pubblico, pur non essendo numerosissimo ha dato chiari segni di apprezzamento.

Wine Spirit (Lorenzo Canella)
Dovrebbe ora aprirsi il concerto dei White Skull, che però, a causa di problemi interni alla band non possono essere qui. Accogliamo allora, e direi ben volentieri i Wine Spirit, una delle band che mi fanno dire che ad essere italiani si può anche essere fieri. La band è composta da tre elementi: batteria, basso\voce e chitarra\voce e, sebbene sia in attività ormai da un bel pezzo, i primi riconoscimenti di una certa entità le vengono nel 2000 al Gods Of Metal, dove, alloggiati in uno stand secondario, riescono a catturare l’attenzione di buona parte del pubblico in attesa degli Iron Maiden. Il sound proposto dai tre è uno dei più sani e veraci hard rock che mi è capitato di sentire da un bel po’ di tempo, dotato di molto carattere
. I due singers danno costante prova di abilità, ogni volta che c’è stato un cambio di cantante la performance è sembrata sempre migliore. Come strumentisti tanto di cappello a tutti e tre, ottima padronanza del proprio ferro nonché una delle migliori prestazioni sceniche di tutto il festival (soprattutto tenendo conto del numero ridotto degli elementi). Il pubblico si è dimostrato piuttosto coinvolto ed addirittura c’è stato chi è venuto fino a Tradate esclusivamente per vedere loro.

Necrodeath (Lorenzo Canella)
No c’è molto da dire sul concerto dei Necrodeath, in particolare non c’è molto da dire che sia buono. No entro nel merito dello stile dei pezzi e del gruppo, ma per quanto riguarda la prestazione live il livello non è stato dei migliori. A parte una certa quantità di imprecisioni i problemi fondamentali riscontrati sono due: la pasta sonora risultante non si dimostra degna della nomea che il gruppo (non si sa perché) ha, i pezzi sono suonati in modo assolutamente non convincente e poi la voce di Flegias è ridotta ad un rantolo gracchiante e poco incisivo. Ad innalzare lievemente le sorti di questi live sta solitario il batterista, che tra un buon suono ed indiscutibili buone capacità è addirittura piacevole da ascoltare. Da porre sulla pietra del vituperio l’esecuzione, o meglio, la dissacrazione di un pezzo storico come “Black Sabbath” (la cosa risulta però in linea con l’ostentazione sacrilega di questo gruppo). Dopo la noia pietrificante di “Church’s Black Books” sul palco salgono i Node e, durante il pezzo successivo, Zanna (Raza de Odio) che danno una connotazione festaiola e sagresca al tutto… unica nota positiva.

Domine (Paolo Manzi)
Siamo agli sgoccioli ormai, la chiusura della giornata di Tradate dedicata al metallo italiano spetta ai fiorentini Domine, la band capitanata dal chitarrista Enrico Paoli e dal cantante Morby, l'uomo dalla voce più acuta che abbia mai sentito. Risolti definitivamente i problemi audio che hanno funestato le esibizioni di Node, Wine Spirit ed in parte anche dei Necordeath, si comincia. "Battle gods", "Hurricane master" e l'articolata "Aquilonia suite" rivelano subito una band in forma smagliante, solo il pubblico delle prime file non sembra essere soddisfatto a causa di volumi giudicati troppo bassi. A mio avviso invece erano perfettamente bilanciati e dopo una giornata intensa come quella appena trascorsa, quel volume ci stava alla grande, oppure il sottoscritto sta diventando vecchio?
Sta di fatto che la stanchezza tra i presenti comincia a farsi sentire e in più occasioni spetta a Morby dare una svegliata agli affaticati metallers con i suoi fantomatici acuti.
Quasi commovente l'esecuzione di "The Prince in the Scarlet Robe" anche se non vedo un buon responso da parte dei presenti, la situazione però cambia con "The Ride Of The Valkyries" primo estratto dall'ottimo "Stormbringer Ruler". Buona la prova dietro le pelli di Stefano Bonini e del bassista Riccardo Paoli. I veri protagonisti restano comunque Morby ed Enrico. Ottima in generale la prova della band che si conferma ancora una volta tra le leader dell'heavy metal italiano. E con questo si chiude la giornata dedicata al metallo italiano. Ho trovato ottima l'idea di una giornata dedicata a promuovere i gruppi del nostro paese che non hanno più nulla da invidiare alle formazioni straniere se non l'affluenza di pubblico. Quindi metallers d'Italia diamoci una svegliata e supportiamo anche la scena di casa nostra!

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