Questo è uno di quei concerti dove penso: “cazzo, sto invecchiando”! (per fortuna comunque…)
Causa di questa espressione il tour che vede insieme all’opera Dark Funeral e Krisiun, insomma quasi vent’anni che ho visto per la prima volta sia i brasiliani che gli svedesi. Ad ospitare l’unica tappa italiana un caldissimo (in tutti i sensi) Legend Club di Milano, dopo lo spostamento di pochi giorni prima dai Magazzini Generali, forse troppo grande per i nomi in cartello, ma passiamo alla musica.
Non faccio in tempo ad arrivare al locale, che con qualche minuto d’anticipo hanno già aperto le danze i Krisiun. Di loro c’è poco da dire, non saranno dei fenomeni o chissà cos’altro ma sono tremendamente efficaci! Il death metal dei tre fratelli brasileri nasce per non fare prigionieri, cosa che vista l’esperienza accumulata nei tanti anni tra un tour e l’altro si sente eccome.
Sono pure simpatici, convintissimi e riescono ad essere coinvolgenti! Nella loro oretta a disposizione, con suoni tutto sommato adeguati, il nostro trio ha dato fuoco alle polveri con le varie “Conquerors of armageddon”, “Vengeance’s revelation”, “Apocalyptic victory” o con la conclusiva “Black force domain”, non è mancato un momento in onore del mitico Lemmy, con la cover di “Ace of spades”. Insomma che dire a parte un buon e brutale concerto di sano death metal?
Cambio di palco non troppo lungo, dove, causa le dimensioni abbastanza ridotte, non c’è troppo spazio per piazzare i vari drappi ecc… e si presentano sul palco i Dark Funeral. Dopo l’infelice contesto della loro ultima calata italica (da quel che ho capito non erano stati pagati dall’organizzatore dell’evento) i nostri si presentano freschi autori dell’ottimo “Where shadows forever reign” e si parte subito in quarta con la bellissima “Unchain my soul”. Purtroppo inizialmente la resa non è delle migliori, causa un suono di cassa e quello delle chitarre non calibrati ottimamente, cosa che fortunatamente è migliorata con l’incedere della serata.
Il quintetto mi è sembrato abbastanza in palla, anche se sicuramente il loro forte non è il coinvolgimento, o forse solo perché il buon Heljarmadr non ha il carisma e la presenza che aveva Emperor Magus Caligula, pur essendo un buon cantante. Sicuramente questo è l’aspetto che suscitava maggior curiosità, ovvero vedere il nuovo vocalist all’opera anche con i pezzi vecchi; devo dire che tutto sommato il nostro si è comportato più che discretamente, pur essendo la sua timbrica diversa da quella del suo predecessore, ed inevitabilmente finito in difficoltà su alcuni pezzi della discografia precedente dei Dark Funeral, ma questo può anche starci.
Diversi i brani tratti dall’ultimo nato, la già citata “Unchain my soul”, “As i ascend”, “Nail them to the cross”, “The eternal eclipse”, “As one we shall conquer” e usata come chiusura la canzone che da il titolo al disco. La scaletta però è stata anche un bel mix di pezzi tratti da tutta la discografia dei nostri, dalle primordiali “Shadows over Transylvania”, “The dawn no more rises” o il classicone “Ravenna strigoi mortii” fino ad arrivare alle varie “The arrival of satan’s empire”, “Atrum regina”, “Stigmata” o “My funeral”.
In definitiva un buon concerto per il quintetto svedese, forse da una band con questa esperienza ci si aspetta sempre qualcosa in più come resa e presenza, ma alla fine va bene così, anche il pubblico presente sembra aver gradito, non è mancato un caloroso incitamento e i soliti improperi degni di un caprone ignorante, ma questa è un’altra storia.
Alla prossima!
Report a cura di Max Garlaschelli
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