Ritorno in Italia per una delle band norvegesi più valide in circolazione, i Kampfar, che, grazie ai ragazzi di Nihil Prod., sono tornati a farci visita per una serie di quattro date lungo la penisola. Quella in questione è l’ultima di questo mini tour, ovvero quella di Bresso (Mi) dove ad accompagnare il quartetto nordico troviamo i lanciatissimi Selvans, Kyterion e Atlas Pain, per quella che è stata veramente una bella serata con tanta ottima musica.
Ad aprire tocca ai giovani milanesi Atlas Pain, nome forse leggermente atipico per la serata, visto che stiamo parlando di una band folk metal a tratti allegra e spensierata, rispetto ai compagni di serata più “cupi e seriosi”. Devo dire che tutto sommato, pur non essendo il primo fan di queste sonorità, la prova dei nostri non mi è dispiaciuta; suonano e tengono il palco bene e le canzoni non sono affatto male, forse sarebbero più a loro agio con un altro tipo di pubblico, ma non si sono comunque lasciati andare continuando ad incitare i presenti davanti al palco. Un inizio più che discreto dai…
Cambio di palco piuttosto breve e si presentano sul palco i bolognesi Kyterion, tutti belli incappucciati modello Mgla. La proposta del quartetto, rispetto agli allegri Atlas Pain, è un black metal diretto e senza troppi fronzoli di scuola nordica, dove non viene disdegnato qualche rallentamento in mezzo alle più classiche “sparate”. Il concerto mi è abbastanza piaciuto, sicuramente c’è ancora molto da crescere per scrivere dei brani che facciano la differenza, vista l’agguerrita concorrenza, ma la band ha tutto il tempo di sviluppare nel migliore dei modi il suo black metal. Aspettiamo e vediamo… per adesso non male…
Motivo di grande interesse della serata sono anche i Selvans, autori lo scorso anno dello splendido “Lupercalia” che ha lanciato gli abruzzesi nel gotha del black metal con inserti folkloristici e tipici, non solo a livello italiano e autori in questi giorni di un interessante split con i compagni d’etichetta Downfall of Nur. I nostri, dopo molta attività live, godono anche di un’ottima reputazione per quello che concerne i concerti ( chi ha già avuto modo di vederli confermerà…) quindi le aspettative devo dire che erano alte, anche se purtroppo non è andato tutto perfettamente, causa i suoni non calibrati ottimamente che sono andati migliorando lungo la serata, ma che hanno in parte reso vane le atmosfere epiche e drammatiche che i Selvans creano con le chitarre. Un peccato, perché il quintetto è sembrato bello in palla con un carismatico Selvans Haruspex capace di ipnotizzare i presenti con le sue movenze (Come modo di porsi mi ricorda molto Alan dei Primordial, tanto per rendere l’idea…). In definitiva un concerto che poteva essere ottimo, ma penalizzato da suoni non all’altezza, non di certo per colpa Selvans che si sono dimostrati dei professionisti esemplari.
E si arriva così alla fine, dopo la classica intro i Kampfar danno fuoco alle micce ed iniziano quella che sarà l’ennesima grande prova live da parte di questi norvegesi, compito reso ancora più facile quando a fare il frontman hai il Dolk di turno. Due righe mi sento di dedicarle proprio al biondo vocalist, è sempre un piacere vedere all’opera un cantante che ci mette tutto questo impegno e passione, senza tralasciare i vocalizzi che passano dalle urla demoniache al cantato declamantorio senza fare un piega, Dolk insomma è da sempre l’anima e colui che fa la differenza nei Kampfar, questo senza sminuire l’operato degli altri, sia chiaro.
Come detto i Kampfar non hanno di certo bisogno di troppe presentazioni, Sono oramai anni che deliziano il palato degli amanti del black metal, da chi è più legato al tipico suono norvegese fino a chi non disdegna comunque un black suonato e registrato bene. La prova è stata incendiaria, anche per l’atmosfera che si è creata nel piccolo e intimo Blue Rose Saloon, (oggigiorno i quattro norvegesi calcano palchi più “grossi”, pur restando tutto sommato underground) con un pubblico partecipe guidato da un Dolk visibilmente appagato dal tanto entusiasmo nei confronti della sua creatura.
Nell’ora e venti a disposizione i nostri hanno pescato da un po’ tutta la discografia, a partire dalla vecchia e mitica “Hymne” fino ad arrivare alla più recente “Gloria Ablaze”. Maggiore spazio è stato dedicato alle ultime due fatiche, gli eccellenti “Djevelmakt” e “Profan”.
Un concerto veramente grandioso e coinvolgente, per quella che si conferma essere una della migliori black metal band norvegesi ancora in circolazione.
Report a cura di Max Garlaschelli
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