Quando uno pensa a Dirkschneider, dopo aver rinunciato il più delle
volte a pronunciarlo correttamente, pensa immancabilmente al paffuto e mitico
frontman degli Accept.
Da diversi lustri ormai il teutonico omino si esibisce sotto il moniker di
U.D.O. ma, da quasi ormai un paio d’anni, ha sostituito il nome al ben più
contorto cognome per portare in giro per il palchi di tutta Europa uno show
decisamente più particolare.
Accantonando temporanemente il progetto UDO, l’omonimo musicista ora propone
uno show basato esclusivamente su brani dei tempi in cui militava negli
Acceppt.
Una manovra commerciale che ha riscosso decisamente consensi, anche qui in
Italia, dove da diversi anni l’interesse dei metalhead era decisamente
scemato tanto è vero che gli UDO non venivano più nel Belpaese dal lontano
2009, mentre solo in questo 2016 sono passati in 2 differenti occasioni a
distanza di pochi mesi.
Di poco interesse la band di supporto i Garagedays un brutto tentativo
di imitare i Metal church inserendo qualche assolo più tecnico ad opera di un
chitarrista che, un pò per i capelli un pò per la camicia a quadri, ricordava
vagamente il compianto Kurt Cobain.
Oltre tutto, in diverse occasioni il batterista, è andato clamorosamente
fuori tempo.
Finalmente viene il turno delle star, si accendono le luci, il palco si
riempie di fumo mentre fa il suo ingresso il figlio di Udo, il giovane ma
talentuoso Sven che ricorda un pò il padre da giovane se non fosse per una
timida barbetta.
Successivamente si schierano davanti alle pelli il fedele Fitty, bassista di
Udo da quasi 20 anni e le due chitarre finno-russo Heikkinen / Smirnov.
Suibto dopo, sulle note di "Starlight" compare lui, l’ominide dell’Heavy
Metal tutonico, una leggenda vivente ed il pubblico subito inizia ad
accompgnare la voce al vetriolo del frontman in tutti i brani da "Living for
Tonite" a "Midnight mover".
Una grande festa in cui tutti si diverto, musicisti, pubblico (eccezion fatta
per qualcuno troppo occupato a contendersi un plettro dimenticando il vero
spirito del rock), in questa occasione anche le chitarre si sono mosse bene,
riempiendo il palco ed interagendo coi presenti.
Non potevano mancare ovviamente altre grandi hits, "Metal Heart" e "Balls to
the Wall" in primis.
Unica nota dolente, una scarsa affluenza, nemmeno mezzo Live Club è stato
riempito. Un vero peccato per chi ha scelto di non venir, innanzitutto perché
è stato un grandissimo show, in secondo luogo sarà l’ultima volta in cui UDO
canterà dal vivo tutti i pezzi storici.
Ogni lasciata è persa si dice,
meditate gente, meditate...
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Report a cura di Paolo Manzi
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